I giovani si rifugiano sui social network; ma più che un rifugio, queste piattaforme spesso si trasformano in vere e proprie trappole, nascondendo insidie e pericoli.
TikTok è un’app che arriva dalla Cina, creata da Zhang Yiming nel settembre del 2016. È nata come una piattaforma di video musicali amatoriali, ma ha poi allargato il suo bacino a tutti i tipi di video brevi. Per rendere il concetto in parole più semplici, possiamo dire che TikTok è una sorta di karaoke visivo, in cui montaggi al limite della fantascienza diventano alla portata di tutti, realizzabili direttamente con pochi tap sul proprio cellulare. La piattaforma sempre più popolare e che sta facendo tremare Mark Zuckerberg è stata lanciata nel 2017, dopo l’acquisizione di Musical.ly, e nel 2018 ribattezzata TikTok, nome con cui è conosciuta oggi in oltre 150 Paesi con ben 75 lingue.
Funziona così: gli utenti possono registrare brevi filmati da 15 secondi con la propria musica preferita di sottofondo e allo stesso tempo iniziare una “challenge” con gli altri iscritti e seguire i trending topic del momento.
I giovani dunque, ma anche i bambini purtroppo, si rifugiano sui social network, TikTok in primis; ma più che un rifugio, queste piattaforme spesso si trasformano in vere e proprie trappole, nascondendo insidie e pericoli. Infatti, sempre più pericolose le challenge, ma cosa sono? Le challenge sono appunto delle sfide che vengono lanciate sui social allo scopo di essere diffuse e diventare virali. Le azioni di vario tipo oggetto della sfida vengono fotografate o filmate, si taggano amici e conoscenti e si pubblicano sui vari canali social sperando di dare il via al contagio.
A volte le sfide hanno uno scopo di sensibilizzazione sociale, spesso sono totalmente fini a sé stesse e di puro divertimento, ma in alcuni casi sono sfide estreme ai limiti del fattibile e assolutamente pericolose. A cosa servono? Cosa spinge a lanciare le sfide? Spesso si tratta solo di un modo per accumulare followers e accrescere così la propria autostima basata sul riconoscimento sociale.
Un esempio è costituito dalla celebre Blue Whale challenge, una sorta di tragico gioco del quale si è molto discusso tempo fa grazie anche a un servizio delle Iene; resta pure pericolosa la Milk challenge che consiste nel bere tre litri di latte senza fermarsi e senza poi vomitare. C’è anche la carsurfing Challenge che prevede di salire sul tetto di una macchina e restare poi in equilibrio quando viene messa in moto e parte. Che dire poi dell’Eraser Challenge? In questa sfida assurda bisogna sfregarsi il braccio con una gomma così a lungo e forte da farlo sanguinare. Fino ad arrivare alla Tide Pods Challenge, una delle sfide più famose del 2018, che consiste nell’ingerire una capsula di detersivo per lavatrici.
Sfide estreme
Sfide estreme per fare scalpore e creare attenzione in cui molti giovani finiscono per aderire e lo fanno per non sentirsi rifiutati, per non sembrare codardi ma anche per dare un pieno di adrenalina a giornate vissute in modo sempre uguale e senza stimoli costruttivi. Argomento molto delicato. Basti pensare all’ultima assurda challenge dove ha perso la vita una bambina di soli 10 anni la quale si è legata la cintura alla gola per partecipare su TikTok “Black out challenge”, una prova di soffocamento estremo. Una prova che si è trasformata in tragedia. La bimba è morta dopo il ricovero all’ospedale “Di Cristina” di Palermo dove è arrivata, accompagnata dai genitori, in arresto cardiocircolatorio dovuto a un’asfissia prolungata.
Purtroppo, non è il primo caso del genere. A Napoli, nell’ottobre 2020, un bambino di appena 11 anni si è suicidato lanciandosi dal balcone di casa. La Polizia di Stato e la Procura hanno ipotizzato subito la configurazione del reato di istigazione al suicidio. Il ragazzino prima di lasciarsi cadere ha lasciato un bigliettino con il quale ha chiesto scusa alla mamma e nel quale fa riferimento a uno stato di paura vissuto nelle ultime ore di vita.
Dopo gli ultimi avvenimenti, TikTok ha risposto alle preoccupazioni dei genitori con una nuova funzionalità. Per permettere agli adulti di fare attenzione ai pericoli di TikTok, arriva l’impostazione per proteggere i figli. Si tratta del cosiddetto collegamento famigliare, che si può attivare nella sezione “Impostazioni e privacy” dell’app. Grazie a questo “filtro famiglia”, i genitori degli utenti minorenni possono:
a) rendere privato l’account dei ragazzi;
b) bloccare o limitare i messaggi diretti che gli adolescenti possono inviare o ricevere;
c) limitare il tempo che si può trascorrere sull’app;
d) restringere i contenuti (in modo da evitare quelli inappropriati);
e) disabilitare il campo di ricerca.
Conclusioni
Da persona adulta e da genitrice mi pongo delle domande. TikToK è il problema? La “rete” è il problema? I social sono pericolosi per i ragazzi? La questione è maledettamente complicata e puntando il dito a destra e a manca non ne usciamo più. So solo che non esiste nessun manuale dove ti spiega come si fa ad essere genitori, ma i nostri ragazzi vivono in un campo minato. Soprattutto non me la sento di colpevolizzare le nuove generazioni, non è colpa loro. Sono bombardati continuamente da milioni di notizie, ma non conoscere il nostro “ieri”, li porta a non avere la cognizione del nostro “oggi”. Non si sanno indignare. non si sanno scandalizzare, hanno tante nozioni ma nessuno spirito critico. Forse mancano i luoghi di confronto, forse siamo noi a non saper più dialogare?
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