Papa Francesco. Le esequie presiedute dal Card. Giovanni Battista Re. Già un viavai di fedeli alla tomba

È il cardinal decano Re, 91 anni, che, in alcuni momenti a fatica, ha presieduto la celebrazione esequiale di papa Francesco. In Piazza S. Pietro, meno fedeli che alle esequie di S. Giovanni Paolo II e S. Giovanni XXIII ma alta la partecipazione per TV da casa. Comune la coscienza che papa Francesco abbia condotto con un forte apporto personale la Chiesa attraverso un “cambiamento di epoca”. Questo ha sottolineato Re nell’omelia in cui ha richiamato i temi portanti del pontificato di Bergoglio. Presenti due vescovi lucani e due ragazzi irsinesi tra i volontari della protezione civile. Già un vivace viavai di fedeli alla tomba.

Foto: Vatican News

250mila i fedeli giunti da tutto il mondo – ovviamente in prevalenza da Italia e Argentina – in piazza San Pietro per la celebrazione eucaristica attorno alle spoglie mortali di papa Francesco dalle primissime ore di sabato 26 aprile, “col cuore triste, ma sorretti dalle certezze della fede, che ci assicura che l’esistenza umana non termina nella tomba”. Queste le parole con cui il Card. Giovanni Battista Re, che presiede l’eucarestia, dà inizio all’omelia che traccia il cammino dodicennale del papa ormai defunto.

Non troppi, a dire il vero, se 20 anni fa per le esequie di S. Giovanni Paolo II se ne registrarono oltre il doppio. E se confrontiamo i circa 500 mila fedeli che tra saluto alla salma e partecipazione al funerale sono giunti da papa Francesco con i tre milioni che invece giunsero per omaggiare Woytila e Roncalli nelle diverse giornate tra il decesso e il funerale.

Inoltre, 5mila erano i presbiteri, tra cui 750 vescovi (di cui 2 lucani mons. Davide Carbonaro e mons. Francesco Sirufo) e 220 cardinali: tra questi ben 4 ultranovantenni: Bertone (90), Ruini (94), Simoni (96) e Acerbi (99), oltre al cardinale decano che ha presieduto la celebrazione, Giovanni Battista Re (91). E circa 200 le delegazioni nazionali.

Ma altri sei milioni, solo di italiani, erano invece collegati dalla TV di casa. E le riprese curate dal Centro Televisivo Vaticano sono state tradotte in simultanea in 56 lingue. Inoltre, diversi materani si sono trovati a Roma al momento del funerale, giunti lì di proposito o per la non più avvenuta canonizzazione del beato Carlo Acutis.

Anche due volontari irsinesi presenti ai funerali come volontari della Protezione Civile

Ingente l’apparato che ha lavorato per la sicurezza: 4.000 gli agenti delle forze dell’ordine e altrettanti volontari della Protezione Civile: tra loro, Francesco Caserta e Angelo Graziano, due ragazzi di Irsina: “Facciamo parte dell’Associazione di Protezione Civile ‘Vola’, sez. di Irsina”, raccontano i due giovani. “Siamo stati contattati la sera del 22 aprile e dalla Basilicata siamo partiti assieme ad altri ragazzi di Ruoti e S. Angelo Le Fratte. Il grosso degli interventi per il papa era stato già realizzato dai locali, così ci hanno impegnato nel campo di prima accoglienza di Centocelle per predisporre dei tendoni e dei giacigli per i ragazzi che giungevano in quei giorni al Giubileo degli Adolescenti. Poi siamo stati reimpiegati in Via della Conciliazione per il Servizio d’ordine. Avevamo l’incarico di dare indicazioni ai fedeli sul percorso da seguire e ci hanno fatto realizzare un cordone umano per canalizzare chi giungeva nelle file laterali e lasciar libero il passaggio centrale. Abbiamo anche consegnato ai fedeli le bottigliette d’acqua: in certi momenti sotto il sole si sono raggiunti i 24 °C”.

Infine, sono 55 squadre sanitarie, supportate da 11 postazioni mediche avanzate e 52 ambulanze. E sono 400 i vigili del fuoco (impegnati circa 100 al giorno).

Una liturgia esequiale semplificata

Una celebrazione messa a punto da papa Francesco assieme al maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie mons. G. Diego Ravelli con caratteristiche di notevolissima semplificazione rispetto al vecchio formulario che nel 1998 aveva predisposto San Giovanni Paolo II.

La lingua portante della liturgia è stata il latino, che pur sempre rimane lingua ecclesiale ufficiale, ma all’insegna della cattolicità – “universalità” – della Chiesa, le letture sono state proclamate in più lingue: in inglese la prima (At 10,34-44, sull’universalità della chiamata alla fede), in latino il salmo responsoriale e il Vangelo (Gv 21, 15-19: “Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?”), in spagnolo la seconda (Fil 3,20-4,1: “Aspettiamo come Salvatore il Signore Gesù Cristo il quale trasfigurerà il nostro misero corpo: rimanete saldi nel signore”); invece, le intenzioni della preghiera dei fedeli in francese, arabo, portoghese, polacco, tedesco e, per la prima volta, cinese.

Come un funerale di un qualsiasi cristiano, tranne per le litanie dei santi cantate alla fine.

Significativa per un uomo che ha cercato il dialogo interreligioso l’incensazione della salma da parte del patriarca di Antiochia.

Nell’omelia i tratti salienti del pontificato di Francesco e la richiesta a lui di pregare ora per noi

Una bellissima omelia (al link il testo integrale), efficace per la sua semplicità, ha sintetizzato i tratti salienti del pontificato di Francesco: “un Papa in mezzo alla gente con cuore aperto verso tutti”, “contatti diretti con maniere informali, grande spontaneità”, un uomo “sensibile ai drammi odierni”, chiamato alla successione apostolica in un momento di “cambiamento di epoca”, più che in un’epoca di cambiamento:

  • la chiamata alla missione di tutti i battezzati – discepoli-missionari – su cui si è espresso il primo documento del suo pontificato, l’Esortazione Aposolica “Evangelii Gaudium” (“La gioia del Vangelo”, 2014);
  • l’immagine della Chiesa come “casa per tutti”, “ospedale da campo” che cura i soldati “dopo una battaglia in cui vi sono stati molti feriti”;
  • la misericordia: “Egli perdona sempre qualunque sia la situazione di chi chiede perdono e ritorna sulla retta via”. Così l’indizione del Giubileo “della misericordia” (2016);
  • la fratellanza universale fondata sul concetto della comune paternità di Dio, di cui il documento sulla “Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune”, firmato assieme al Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb, al termine del viaggio negli Emirati Arabi (2019), e l’enciclica “Fratelli tutti” (2020);
  • la cura della casa comune, sostanziata nell’enciclica “Laudato sii” (2015);
  • l’attenzione ai rifugiati, ai profughi, agli ultimi. “[Papa Francesco], in contrasto con quella che ha definito ‘la cultura dello scarto’, ha parlato della cultura dell’incontro e della solidarietà. Il tema della fraternità ha attraversato tutto il suo Pontificato con toni vibranti”, sono ancora le parole di Re. “È significativo che il primo dei 47 viaggi apostolici di Papa Francesco sia stato quello a Lampedusa. Poi a Lesbo, insieme con il Patriarca Ecumenico e con l’Arcivescovo di Atene”;
  • la cultura della pace: il prelato – davanti ai presidenti politici – ha ricordato che il Papa più volte ha sottolineato che “La guerra lascia sempre il mondo peggiore di come era precedentemente: essa è per tutti sempre una dolorosa e tragica sconfitta” e che ci viene chiesto di “costruire ponti e non muri”.
L’omelia del cardinale Re (VATICAN MEDIA Divisione Foto)

E, ricordando la richiesta “Non dimenticatevi di pregare per me” divenuta un refrain al termine di tutti gli incontri che aveva Papa Francesco, Re conclude l’omelia chiedendo, ora, a Papa Francesco che sia lui ora a pregare per tutti e, dal cielo, che benedica la Chiesa, Roma, il mondo intero.

Verso il luogo della sepoltura

Poi il percorso, lungo 6 km, a cui hanno preso parte ben 150mila fedeli, lambendo il Colosseo e tanti luoghi di grande valore storico e religioso, sino a S. Maria Maggiore, luogo caro alla tradizione gesuita. Fu lì che S.  Ignazio di Loyola celebrò la prima messa il giorno di Natale del 1538.

Il passaggio della vettura scoperta con la bara di Papa Francesco per le strade di Roma (VATICAN MEDIA Divisione Foto)

A quello stesso altare, in memoria e per devozione verso il suo fondatore, durante il Covid, Papa Francesco, da solo, celebrò l’eucaristia per il mondo intero. La Basilica conserva anche l’immagine della Salus Populi Romani, un’icona mariana antichissima e legata alla spiritualità gesuitica perché i missionari gesuiti portavano questa immagine nelle terre dove andavano come missionari. Era lì che Bergoglio si fermava in preghiera prima dei suoi viaggi apostolici e dopo di essi: ben 126 visite nei suoi dodici anni di pontificato. E da oggi non vi si allontanerà più.

È nel testamento spirituale che aveva chiesto di esser seppellito lì:

La mia tomba sia preparata nel loculo della navata laterale tra la Cappella Paolina (Cappella della Salus Populi Romani) e la Cappella Sforza della suddetta Basilica Papale come indicato nell’accluso allegato.

Il sepolcro deve essere nella terra; semplice, senza particolare decoro e con l’unica iscrizione: Franciscus.

Già nella sera del 26 aprile e nella mattina di ieri 27 aprile, alle 6, orario di apertura, un vivace viavai di fedeli gremiva l’ingresso di S. Maria Maggiore. Come per dare la “buonanotte” e il “buongiorno” al papa che non c’è più.

C’è stato ieri anche un gruppetto di materani: assieme ad un’emozione tanto grande da rimanere senza parole, racconta di aver ricevuto delle immaginette recanti la scritta: “Il cuore si indurisce quando non ama, Signore, dacci un cuore che sappia amare”.

La riconciliazione Trump-Zelensky: una scena quasi sacra. Il primo miracolo per intercessione di Francesco?

Foto: Vatican News

Assieme all’immagine di Papa Francesco che abbraccia il mondo intero il mattino di Pasqua, forse è il colloquio privato tra Trump a Zelensky la figura più icastica che la memoria conserverà del funerale di Papa Francesco.

A detta di qualcuno è il primo miracolo operato per intercessione del papa e si è svolto subito prima della celebrazione eucaristica delle sue esequie.

La foto è subito diventata virale: una posizione quasi sacra dei due leader, in un colloquio confidenziale che per tutti i cristiani evoca il sacramento della confessione, ritratta nella sacralità della Chiesa più famosa al mondo, dove è sepolto il principe degli apostoli.

Quindici minuti di denso colloquio in cui le tensioni dello scontro avvenute alla Casa Bianca davanti alle telecamere di tutto il mondo sembrano lontane anni luce. E poi l’incontro cordiale anche con Starmer e Macron, che poggia una mano sulla spalla di Zelensky. Qualcuno forse ricorda quell’episodio della Pasqua di Cristo che racconta che Erode e Pilato erano diventati amici durante il processo al Salvatore. Chissà se quella pace tanto agognata da Papa Francesco ora si concretizza e così sarà l’inizio di una nuova era.

I presidenti Trump, Zelenksy e Macron con il premier britannico Starmer. Foto: ANSA.

Non ci resta che raccogliere l’eredità di quest’uomo venuto “quasi dalla fine del mondo”.

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Giuseppe Longo

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