L’obiettivo più ambizioso nel dialogo tra le Chiese cristiane è forse quello della designazione di una data comune, accettata cioè dalle varie confessioni, per la celebrazione della Santa Pasqua. Potrebbe essere proprio questa, infatti, la più felice espressione di una ritrovata unità, tanto attesa ma ancora lontana da essere una realtà.
La speranza è dunque, come ha ricordato Andrea Tornielli su Vatican News il 3 aprile scorso, «ritrovarsi tra fratelli attorno a ciò che è davvero essenziale, perché ciò che ci unisce è più forte di ciò che ci divide».
Si riusciranno a superare queste divisioni? Questa è la grande speranza. Intanto, per una sorprendente coincidenza, l’obiettivo tanto ricercato di una data comune, si realizzerà proprio in questo 2025, quando nei differenti calendari liturgici adottati in Oriente e in Occidente, si verificherà una convergenza nella celebrazione pasquale. Come si diceva, questa è una semplice coincidenza; ma è anche una coincidenza dietro la quale, non a torto, si vuol vedere un segno profetico.
Nel concilio di Nicea si è voluto determinare, prosegue Tornielli, «una data comune per la celebrazione della Pasqua, questione controversa già nella Chiesa dei primi secoli: alcuni la celebravano in concomitanza con la Pesah ebraica il 14 del mese di nisan, altri la celebravano la domenica successiva alla Pesah ebraica. Nicea fu determinante per la ricerca di una data comune stabilendo come data per la celebrazione pasquale la domenica successiva al primo plenilunio di primavera. La situazione è mutata nel XVI secolo, con la riforma del calendario di Gregorio XIII: le Chiese in Occidente oggi calcolano la data secondo questo calendario, mentre quelle in Oriente continuano a utilizzare il calendario giuliano usato in tutta la Chiesa prima della riforma gregoriana».
Un tempo queste discrepanze si riscontravano anche nei calendari civili. L’evento rivoluzionario in Russia che, per esempio, è conosciuto come Rivoluzione d’Ottobre, si svolse in realtà nel novembre del 1917. Oggi le necessità di ordine pratico hanno portato a un modo di allineare lo scorrere del tempo nelle varie aree geografiche. Ma evidentemente nella liturgia prevalgono ragioni di ordine teologico rispetto a quelle che sono esigenze prettamente pratiche.
Ad ogni modo, anche le coincidenze possono assumere il significato, come si è visto, di un segno profetico. Come è una coincidenza forse ancora più significativa che questa convergenza dei calendari liturgici si sia verificata a 1700 anni esatti dalla celebrazione del Concilio di Nicea che proprio sulla data della Pasqua si è pronunciato autorevolmente.
«È significativo e profetico» sostiene ancora Tornielli su Vatican News, «che proprio nell’anniversario di Nicea quest’anno tutte le Chiese cristiane celebrino la Pasqua lo stesso giorno, domenica 20 aprile. Un segno e una speranza di arrivare quanto prima a stabilire insieme una data accettata da tutti».
È una coincidenza all’interno di un’altra coincidenza che, come dice il giornalista vaticano, è “un segno di speranza”. Ed è un segno che capita – ancora un’altra coincidenza – nel corso della celebrazione del Giubileo della speranza. Quante coincidenze! Verrebbe da dire, parafrasando un celebre detto, che tre coincidenze possono rivelare un fatto. E il fatto è che Cristo è risorto. E che, risorgendo, ha dato vita a un mondo nuovo, immergendolo definitivamente nell’eternità. Semmai possiamo vedere come sia poca cosa il tentativo di contenere l’eternità del Cristo risorto nelle nostre misure del tempo, nei nostri calendari.
Sappiamo bene cosa rappresenti una speranza di unità in un mondo dilaniato da tante guerre. Ma, in questa memorabile Pasqua del 2025, il Giubileo ci spinge ad aprire il nostro cuore di uomini a questa speranza di pace. Per vivere come fratelli.

Scrivi un commento