Mons. Caiazzo: un pastore che ricorderemo sempre! Ieri le celebrazioni di saluto della Diocesi

“Vi ringrazio” e “vi chiedo perdono” ha ripetuto più volte Mons. Caiazzo nell’omelia indirizzandosi alle diverse componenti del popolo di Dio presenti. In un momento di commozione ha dichiarato di voler donare l’anello episcopale alla Diocesi, incastonandolo nella corona della Madonna della Bruna. Dopo l’incontro con i giovani in S. Francesco, anche uno specifico messaggio loro rivolto nell’omelia.

“Per tutto c’è un inizio e una fine. Vale anche per il mandato che riceve il vescovo”, così Mons. Caiazzo nel messaggio di saluto ai fedeli di Matera-Irsina e Tricarico. Questi nove anni, volati, hanno visto la loro fine nel pomeriggio di ieri 1 marzo.

A Picciano, con i giovani della Diocesi, e – l’indomani, 16 aprile 2016 – in una piazza Vittorio Veneto affollata da 4000 persone per la prima celebrazione eucaristica del novello Pastore iniziava quest’avventura nove anni fa.

Tra i giovani, nella chiesa di S. Francesco d’Assisi, e, poi, in una cattedrale gremitissima è terminata ufficialmente la sua azione in mezzo a noi.

A S. Francesco d’Assisi in dialogo con i giovani

Due ragazzi, Aurora e Stefano, hanno inscenato, ai piedi del presbiterio, alla presenza del popolo di Dio radunato per questo momento in S. Francesco, una telefonata per organizzare un incontro giovanile in cui coinvolgere l’Arcivescovo e invitarlo.

Giunto don Pino tra loro, gli hanno donato un album contenente le foto di alcuni momenti topici da lui trascorsi con i giovani in questi nove anni.

Da lì è partita una carrellata di domande: quali attese e aspettative in quel pomeriggio a Picciano? cosa le abbiamo lasciato in quanto testimoni di fede? quali indicazioni per il nostro cammino?

Aurora e Stefano consegnano a Mons. Caiazzo l’album fotografico

Bello l’intervento di Angelo a cui è stato chiesto di ricordare i momenti per lui più belli legati alla persona dell’Arcivescovo: Mons. Caiazzo “ha saputo dare voce ai giovani, dando a noi valore con iniziative come la messa all’alba del 2 luglio: con l’aiuto di fra Gianparide ha saputo dare vita ad un coro che è in grado di uscire dai canoni standard, ad esempio con la partecipazione della batteria nella parte strumentale, per un modo di vivere la Chiesa ‘all inclusive’. Non ci ha mai lasciati soli: con un video, oppure quando ci ha riconosciuti per le strade della città chiamandoci per nome volgendoci uno sguardo colmo di speranza”.

E, infine, il canto, “Jesus Christ, you’re my life”, che ha unito tutti, anche l’Arcivescovo, di cui abbiamo sentito la voce.

In Cattedrale numerosissimo il popolo per l’ultimo messaggio dell’amato don Pino

Nel frattempo, sotto la pioggerellina, a passo deciso, il popolo materano con un’ora e più di anticipo si dirigeva verso la Cattedrale per ascoltare comodamente seduto gli ultimi messaggi e l’attesa omelia dell’amato pastore della nostra Diocesi. Un pastore che – molti dicono in questi giorni – ricorderemo sempre!

Una celebrazione solenne, concelebrata da tutto il presbiterio diocesano convenuto per l’occasione, assieme a mons. Carbonaro, Presidente della Conferenza Episcopale di Basilicata. Inoltre, il parroco della Chiesa ortodossa romena, p. Nicola Mihaisteanu, i diaconi e gli aspiranti diaconi, i seminaristi e una buona rappresentanza dei ministranti delle diverse comunità parrocchiali e delle religiose. Il Coro Diocesano “Signum magnum”, diretto da don Vito Burdo e con Martina Tosti all’organo, ha magistralmente animato la celebrazione, profondamente partecipata anche dai fedeli laici.

“Vi ringrazio…”, “Vi chiedo perdono…”

Un ringraziamento ai fedeli laici “perché Dio attraverso di voi, ha arricchito la mia vita”, alle autorità civili e militari per la “ricerca del bene comune” nel nostro territorio, ai confratelli presbiteri, “primi collaboratori del vescovo” per “aver lavorato con impegno, determinazione e amore”.

Ma anche la franca e umile richiesta di perdono a ciascuno, nella consapevolezza dei propri limiti – anche ai più fragili, che “come i pastori di Betlemme, sono stati relegati ai margini della storia” – per non essere stato sempre capace di dare quanto il Signore gli chiedeva come pastore.

E fatta la premessa, ispirata al vangelo del giorno, che “nessuno di noi è stato scelto da Gesù per essere una guida cieca”, il monito ai sacerdoti: “dobbiamo accogliere il bambino dentro di noi, meravigliandoci di come cresciamo accettando di essere figli. Altrimenti, la nostra paternità rifletterà solo il nostro io, non quello di Dio Padre. […] Ogni giorno nella vita pastorale ci troviamo di fronte a persone che bussano alle porte dei nostri cuori, portando con sé disperazione, dolori, incomprensioni e ingiustizie. Quando qualcuno non viene accolto, significa che la sua esistenza viene ignorata, diventando preda di rapaci”.

L’ultima parte dell’omelia è stata indirizzata ai giovani: “La nostra terra di Basilicata ha bisogno di voi, e la nostra Chiesa conta su di voi. Siate protagonisti. […] Sarei felice di potervi accogliere nella mia nuova Chiesa di Cesena-Sarsina, magari per un camposcuola o altre iniziative”.

Si riporta di seguito il testo integrale dell’omelia che ha pronunciato mons. Caiazzo:

Fortemente commosso, Mons. Caiazzo dona l’anello episcopale alla Madonna della Bruna

Al termine dell’omelia, l’affidamento del popolo materano alla Madonna della Bruna “che porterò sempre nel mio cuore e nella mia mente”. Grande la commozione di Mons. Caiazzo a queste parole e del popolo tutto di Dio in attento ascolto, spezzata da un fragoroso applauso. La Bruna è una festa che a don Pino era entrata nel cuore, come fosse un vero materano, e ancor più la Madonna, sotto il titolo della Bruna!

È nella corona della Madonna della Bruna che mons. Caiazzo ha chiesto di incastonare il suo anello episcopale proprio alla fine dell’omelia in un momento di ancor più grande commozione a cui il popolo ha risposto con un ancor più lungo e fragoroso battimani.

È sull’altare della Madonna della Bruna che Mons. Caiazzo ha deposto a fine celebrazione il suo anello ricevuto in dono all’inizio del suo novennio, che raffigura proprio la Bruna: la riconsegna del segno di un legame di servizio verso la sua sposa nel momento in cui da lei formalmente si congedava.

Invece, il presbiterio diocesano, attraverso il vicario generale Mons. Angelo Gioia ha donato all’arcivescovo una croce pettorale, il crocifisso di S. Damiano. Nello stesso momento, il vicario ha annunciato all’Arcivescovo la colletta realizzata da tutte le comunità parrocchiali della Diocesi per la carità personale dell’Arcivescovo. Invece, il vescovo ha donato ad ogni sacerdote un rosario.

Oggi, 2 marzo, Mons. Caiazzo è stato in pellegrinaggio privato alla Madonna di Viggiano: “Non potevo lasciare la Basilicata senza salutare la Madonna Nera”, Regina delle Genti Lucane. “Un atto di affidamento a Maria” per dire la mia volontà di offrirmi totalmente a Dio “perché io potessi continuare a dire sì a Dio e a quello che è giorno per giorno il suo progetto”.

Al caro don Pino un saluto in versi (di Angela Cotugno)

Quest’anno per il caro don Pino,
nella Chiesa continua il suo cammino.
Da parroco di S. Paolo in Crotone,
nel 2016 a vescovo la sua ordinazione.
Una celebrazione a cui ho partecipato,
il vescovo Staglianò l’ha consacrato.
La destinazione gli viene data:
Matera, una città della Basilicata.
Con spirito di obbedienza ha accettato l’incarico,
in questi ultimi due anni è stato anche vescovo di Tricarico.
Ma il giorno dopo l’Epifania,
apprendiamo che don Pino da Matera va via.
Con un messaggio al clero e ai fedeli a firma del vicario,
nell’aula magna di Sant’Anna è don Pino a dare l’annuncio straordinario.
È stata una doccia fredda in una giornata serena,
il nostro don Pino va ad essere vescovo a Cesena.
Nessuno poteva immaginare questa notizia,
sembra proprio che il Papa si sfizia.
Per don Pino “SI” la sua risposta è la sola,
lascia Matera per servire una terra romagnola.
Qui a Matera ha dato tutto se stesso con tutto il cuore,
ed ora è chiamato a guidare altro gregge come pastore.
Ma noi non possiamo dimenticare,
ciò che in nove anni qui ha potuto fare.
Ha sostenuto in modo speciale,
la festa del 2 luglio, festa patronale.
La Bruna è venerata da noi come Madonna,
che don Pino considera nella chiesa importante colonna.
Tante son le cose che vorremmo dire:
le serate di cultura della Festa di Avvenire;
Pellegrinaggi, catechesi, lettere pastorali,
i tempi forti li ha resi speciali.
Don Pino ha saputo scendere da Piazza Duomo,
e in semplicità incontrare ogni uomo.
In questi anni le cose fatte sono state tante,
e resteranno nelle nostre vite, questo è importante.
Don Pino è un calabrese, forte di dignità,
e va avanti in nome della SS. Trinità.
È stato bello leggere di ogni mattino,
il messaggio che c’inviava il caro don Pino.
Ed ora affidiamo al Signore la sua vita,
perché come suo servo la sua missione non è finita.
Un grazie e un abbraccio di cuore è il nostro saluto,
a lei, don Pino Caiazzo, di Isola di Capo Rizzuto.

Impressioni e riflessioni dei materani

Ascoltiamo le loro testimonianze:

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Giuseppe Longo

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