“Grazie, don Pino!” | 12. Con l’Arcivescovo Antonio Giuseppe a Quito per il 53° Congresso Eucaristico Internazionale

Quito, settembre 2024: un’esperienza di fraternità il Congresso Eucaristico Internazionale. Don Pino era a capo di una delle delegazioni più numerose: una “convivialità di differenze” che lui ha saputo guidare ed entusiasmare e che, forse per davvero, si ritroverà con lui nel prossimo Congresso, a Sydney nel 2028.

Da un anno era finito a Matera il Congresso Eucaristico Nazionale, quando – settembre 2023 – il nostro arcivescovo Antonio Giuseppe volava da Matera-Città del Pane in Ecuador per preparare la celebrazione del Congresso Eucaristico Internazionale insieme agli altri membri del Consiglio Pontificio del Congresso Eucaristico Internazionale. E per organizzare al meglio la logistica per il gruppo che lo avrebbe seguito nella partecipazione al Congresso: per “prepararci un posto”.

Quito: S. Ecc. Mons. Antonio Giuseppe Caiazzo con S. Em. Card. Mauro Gambetti,
Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano

“Fraternidad para sanar el Mundo. Ustedes son todos hermanos” (Mt 23,8) – “Fraternità per sanare il mondo. Voi siete tutti fratelli” – il tema del 53° Congresso Eucaristico Internazionale (IEC) che si è svolto a Quito: fraternità ferita sin dalle origini (come ricorda la storia di Caino e Abele), ma redenta da Cristo, trasfigurata dall’Eucaristia e auspicata nel cammino sinodale della Chiesa.

Quella italiana, 26 membri con a capo don Pino, la terza delegazione per consistenza numerica, dopo l’Australia – che ha partecipato in forma più massiva probabilmente perché il prossimo IEC si terrà a Sydney nel 2028 – e la Cina, che conta però 1,4 miliardi di abitanti, cioè 24 volte la popolazione italiana! Fedeli della Diocesi di Matera, della Diocesi di Roma, dove don Pino ha trascorso gli anni della Licenza e del Dottorato in Sacra Liturgia ed è rimasto nel cuore di tante persone, un sacerdote della Turchia e uno della Calabria e, inoltre, un gruppetto di emiliani e romagnoli.

Un gruppo eterogeneo che l’arcivescovo Antonio Giuseppe ha saputo coordinare e guidare nella “convivialità delle differenze”.

S. Ecc. Mons. Antonio Giuseppe Caiazzo con alcuni sacerdoti della Delegazione Italiana a Quito

E mons. Caiazzo era voce autorevole, non temuta ma riconosciuta per il suo valore anche tra i locali. Sicurezza e orgoglio per noi che eravamo con lui.

Un’occasione di arricchimento per tutti il Congresso, ma il lungimirante don Pino, amante delle cose belle e buone, non ha previsto solo la partecipazione ai lavori congressuali: il gruppo italiano ha avuto modo di apprezzare Quito, bella città in cui è inconfondibile l’impronta spagnola,  nei pomeriggi liberi dalle attività dell’IEC, di celebrare l’Eucaristia a La Mitad del Mundo, con l’altare a cavallo della linea dell’equatore, di provare quota 5872 m s.l.m. sul vulcano Cotopaxi, di immergersi alternativamente nelle acque fumanti e ghiacciate delle terme di Papallacta, ai confini con la foresta amazzonica.

E che dire della S. Messa – che qualcuno ha seguito nottetempo in diretta Facebook dall’Italia – che mons. Caiazzo ha celebrato in spagnolo nella parrocchia “Madonna di Fatima”, dal cui parroco era stato invitato, e dell’accoglienza calorosissima che gli operatori parrocchiali hanno dedicato a tutto il gruppo italiano, imbandendo una elegantissima tavola e offrendo una ricca e gustosa cena?

Molti dei congressisti che hanno condiviso questa esperienza con l’arcivescovo Antonio Giuseppe inoltre hanno avuto modo di conoscere meglio la sua spiritualità, laboriosità, giovialità e prontezza. E hanno sperimentato che anche a tavola, o meglio in cucina, cinto di un grembiule, don Pino – come recita il suo motto episcopale – “si è fatto servo di tutti”.

E gli emiliani e i romagnoli ora attendono con fervore don Pino a Cesena, felici di questo trasferimento nella loro terra, che ai tempi del Congresso nessuno avrebbe immaginato.

Quito, 15/09/24: celebrazione eucaristica di chiusura del Congresso

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Giuseppe Longo

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