La Settimana di Preghiera per l’unità tra i cristiani

18-25 gennaio 2021

“Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto” (cfr. Gv, 1-17)

«Il Concilio Vaticano II ha insegnato che “riconciliare tutti i cristiani nell’unità di una sola e unica Chiesa di Cristo, supera le forze e le doti umane” (UR §24). Pregando per l’unità noi riconosciamo che l’unità è un dono dello Spirito Santo e non un obiettivo che possiamo raggiungere soltanto con i nostri sforzi». Con queste parole, il recente Vademecum ecumenico, consegnato ai Vescovi dal Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità tra i cristiani, spiega il valore e il senso dell’annuale Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Essa viene anche a ridestare la nostalgia di un ideale che, per quanto difficile da raggiungere, è una “nota” essenziale della Chiesa, anche se ci sono ancora molti che non soffrono affatto la divisione tra le chiese. A tal proposito, Papa Francesco, riproponendo quanto scritto da S. Giovanni Paolo II (cfr. UUS 3), ha definito irrevocabile il cammino ecumenico, nel quale la Chiesa, con il Concilio Vaticano II, si è impegnata in modo irreversibile.

Il tema proposto quest’anno dall’apposito gruppo ecumenico è: “Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto”, che sviluppa la riflessione su Gv 15, 1-17, prima parte del secondo discorso di Gesù ai discepoli dopo l’ultima cena. Esso verte sulla fede e l’amore come risposta all’odio del mondo. A differenza del primo discorso, determinato dall’imperativo “credere in Lui”, in questo prevale l’esigenza di “rimanere in Lui”, con implicita allusione a Gv 6, 56, in cui la medesima espressione è in connessione con l’Eucarestia.

Il Signore ricorre alla metafora della vite e i tralci, con la quale intende presentare il tema dell’amore verso di lui e i frutti che esso produce. Egli è Colui che realizza pienamente ciò che la vite naturale esprime: la prosperità dei tralci dipende dal passaggio della linfa vitale dell’amore, la loro sterilità indica la mancanza di questo amore, il non “essere inseriti” in Lui. Il verbo “rimanere”, in questa sezione, è leitmotiv che vuol far comprendere ai discepoli la condizione indispensabile di una fede viva e attiva, per vivere un autentico rapporto di comunione e produrre frutti. L’aspetto comunitario ritorna al v. 5, dove solo la mutua immanenza di Gesù nel credente e del credente in Gesù – che presuppone la comunione dei credenti tra di loro – é prolifica di opere buone.

Il v. 7 è particolarmente significativo per noi che celebriamo la Settimana di preghiera per l’unità, perché il Signore promette di esaudire le preghiere di quanti sono uniti a Lui: “Domandate quello che volete e vi sarà fatto”. Sono parole che ci devono fare riflettere sulla qualità della nostra unione a Cristo e sulla sincerità dei nostri sentimenti. Questo nostro incontro ecumenico annuale non va inteso come un episodio liturgico di routine, ma come il momento culmine di un regolare cammino di conversione. In questi giorni, in unione con tutti gli altri cristiani del mondo, eleviamo la supplica al Signore affinché abbia  pietà di noi e ci conceda il dono dell’unità.

Un’immagine che esprime bene il cammino ecumenico è quella della ruota al cui centro è Cristo e verso il quale tutti devono convergere. Quanto più i cristiani e le chiese si avvicinano a Cristo, tanto più si avvicinano tra di loro, come i raggi al fulcro, e sono inseriti in Lui. Le divisioni, al contrario, sono un grave scandalo per il mondo, vanificano l’annuncio evangelico e screditano la Chiesa. La preghiera comune è il mezzo potente per favorire l’unità. La preghiera, unitamente alla conversione del cuore e alla santità di vita, favorisce una vita più conforme al Vangelo (UR 7), e ci unisce in comunione, pur nella legittima diversità, con i fratelli di altre denominazioni cristiane. Accogliamo con letizia, dunque, l’invito del Signore a “restare nel suo amore”, fiduciosi chela nostra supplica sia esaudita, affinché“la sua gioia sia in noi e la nostra gioia giunga alla pienezza” (cfr. Gv 15, 11).

                                                                                                                                             d. Donato Giordano o.s.b.

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