Un momento sempre più partecipato dal popolo materano quello dello svelamento dei bozzetti del carro.
Un tripudio di voci, sorrisi, saluti, musiche e colori la mattina dell’11 gennaio nella Cattedrale di Matera. Seppure quest’anno un denso velo di malinconia incombeva, al pensiero che l’amato arcivescovo Antonio Giuseppe non sarà presente in occasione della prossima festa della Bruna.
Originale iniziare questo momento con il suono della zampogna, della fisarmonica e del tamburello, trait d’union tra il Natale, in fase di conclusione, e la Bruna, con la processione dei pastori.
Don Francesco Di Marzio, delegato arcivescovile per la Festa della Bruna, come un perfetto conduttore ha moderato la polifonia dei relatori, dopo aver introdotto la mattinata parlando di speranza: in antico sanscrito “spa”, con l’accezione dinamica di “tendere verso una meta” e non dell’attesa passiva, mentre presso i Greci, la speranza era l’ultimo contenuto che rimaneva nel vaso da cui l’incauta Pandora aveva fatto fuoriuscire tutti i mali; infine per i Cristiani, la speranza è Gesù Cristo, figlio di Maria, che per noi è la Bruna.
Una ricca polifonia di interventi
Il primo intervento quello del dott. Bruno Caiella, presidente dell’Associazione Madonna della Bruna, che ha espresso la sua gratitudine a Mons. Caiazzo, in particolare per la fiducia accordatagli in questi anni.
Poi, il prof. arch. Amerigo Restucci, materano di origine e veneziano di adozione, presidente della giuria di valutazione dei bozzetti, ha sottolineato il cammino di fede dell’artista Cascione, che traspare in primis dall’uso di colori altamente simbolici.
Quindi, il dott. Fabrizio Perrone, storico dell’arte, il più giovane della commissione giudicatrice dei bozzetti, che, rivolgendosi a Francesca, ha rievocato i nomi illustri di coloro che l’hanno preceduta: i fratelli Conversi – Vito Antonio, grandissimo pittore di cui abbiamo diverse opere nelle chiese sia di Matera sia del circondario –, Nunzio Nicola Bonamassa, costruttore del carro dal 1777 al 1810, con una sola interruzione, nel 1804, perché impegnato a Miglionico, e, infine, Francesco Saverio D’Antona, autore anche degli stucchi e delle dorature della cattedrale. E sottolinea ancora che, come ha appreso da Foschino, il carro non sempre è stato distrutto ogni anno.
A seguire, la dott.sa Cristina Favilli, prefetto di Matera, che ha ricordato la sua prima uscita di servizio proprio per la festa della Bruna del 2024, in cui ha potuto constatare “quanto profonda, radicata, intensa e magica sia la cultura di questo territorio che lega una tradizione cristiana ad una tradizione classica”, ma con un velo di malinconia, pensando alla prossima Bruna senza il nostro pastore: “una guida, un riferimento… che, però, non si libererà di noi!”. “L’arte di persone come Francesca – ha concluso la Favilli – riesce veramente a renderci percepibile che cos’è la devozione per la festa della Bruna in questo territorio”.
Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!»
Non poteva mancare la proclamazione della Parola di Dio che ha ispirato gli artisti nel loro studio: è stato il giovane Matteo Marchitelli che ha proclamato il brano evangelico da cui è stato tratto il tema del carro: “Mio Signore e mio Dio” (Gv 20,19-29), a cui ha fatto seguito la riflessione del nostro arcivescovo Antonio Giuseppe: “Gesù invia i discepoli non dove vogliono loro. Proprio mentre veniva proclamato il brano mi veniva in mente: non sono stato io a scegliere di venire a Matera, non sono stato io a chiedere di andare a Cesena. È il Signore che ti spiazza: la cosa importante che da parte nostra è che ci sia sempre come Maria questa disponibilità perché i progetti di Dio vanno al di là di quelli che sono i desideri umani, di quello che la carne ci dice”. E conclude: “La paternità che il Signore mi ha chiesto di esprimere in questi anni è una paternità che resterà sempre. Come si dice dalle mie parti, vi porterò sotto il manto della Madonna, ma voi pregate per me, sempre: se prima vi chiedevo un’Ave Maria, ora ve ne chiedo due”. E ha concluso che seguirà la Bruna, fin dal mattino, da quella che è la messa dei pastori, diventata messa “dei giovani”, con i mezzi di comunicazione.
Un tema, quello del carro del 2025, che rimanda non solo alla speranza ma anche alla fede, in quest’anno in cui si celebra il 1700° anniversario del Primo Concilio di Nicea, da cui scaturì una parte della professione di fede che abitualmente recitiamo la domenica nelle nostre celebrazioni
Lo svelamento
Otto studi grafici tutti molto belli, frutto di una molteplicità di più disegni preparatori – ha sottolineato l’arch. Restucci – intonati al tema della speranza.
Un’occasione per meditare su questa virtù e su un passo evangelico.
Lo svelamento è iniziato dai sei bozzetti degli artisti che hanno deciso di partecipare come amatori.
“È bello che la festa della Bruna si diffonda oltre i confini comunali e provinciali”, ha sottolineato don Francesco nel presentare Katia Mancusi, potentina, al secondo anno di partecipazione al concorso: “Interpretare il messaggio e rappresentarlo per immagini è anche un percorso di introspezione e un esercizio di ascolto”.
Anche al secondo anno, Emanuele Taratufolo, che ci ha spiegato che “la speranza è il sostegno della comunità, nonostante alle volte cerchiamo il sostegno nella scienza e nella tecnologia. Ecco la scena rappresentata sul carro: il ragazzo solo con il cellulare e il gruppo di persone che gli si avvicina e gli dà una speranza di poter ritornare a vivere in comunità”.
Valeria Noviello, invece, concorrente per la prima volta, ha sentito la necessità di partecipare alla realizzazione del bozzetto: “L’arte è sempre stata la mia passione più grande. Quest’attività mi ha insegnato il significato di tante cose e mi ha anche avvicinato alla Chiesa e al tema evangelico della speranza. Una frase che ho maturato lavorando al bozzetto: mai perdere la speranza nella vita!”.
Anche Dario Giancipoli era un concorrente di primo pelo: appassionato di arte in tutte le sue forme, pittoriche e musicali, ha dichiarato che “partecipare era unire passione e devozione”.
Maria Paolicelli, mamma e nonna, con un bozzetto dal tratto deciso e i colori vivaci, ha testimoniato che “il senso della speranza è quello di non lasciarsi prendere dallo sconforto. Alle volte dobbiamo guardare anche indietro, dove c’è tanta gente a cui, purtroppo, manca la speranza e a cui noi dobbiamo dare forza. Ma dare forza anche a coloro che sono davanti a noi. La famiglia in primis è la mia speranza”.
Infine, il giovane Giovanni Bruno, concorrente per la quarta volta, si è aggiudicato il primo premio come “amatore”.
Dopo lo stacco dei musicanti, il turno dei costruttori
Il montese Valentino Di Dio, cartapestaio di professione, si è classificato secondo tra i costruttori: “Circa quattro mesi fa sentimmo il desiderio di metterci in gioco con un gruppetto di amici-colleghi, sollecitati anche dalla peregrinatio Mariæ a Montesscaglio nella scorsa primavera. La riflessione che ci ha accompagnato durante la preparazione del bozzetto è stata: perché ci sono tanti Tommaso nel 2025 nelle nostre comunità?”.
Infine, spazio a Francesca Cascione, vittoriosa per il secondo anno consecutivo dopo diversi tentativi… viva la speranza! “Una bella opera plastica, popolosa, con 14 ‘statue’. Quella dell’anno scorso era, invece, più figurativa”, ha osservato Restucci. “Abbiamo colto anche dei tratti della grande tradizione dei carri spagnoli”, ha rilevato, invece, Perrone. I colori non è difficile immaginarli ricordando il capolavoro dello scorso anno. “All’inizio mi è sembrato un tema impegnativo: volevo che tutto il progetto fosse un messaggio di speranza per tutti e che coniugasse il tema centrale con vari episodi biblici di speranza. Gesù ho voluto rappresentarlo al centro pensando a quel passo del Vangelo che dice: ‘Stette in mezzo’. Vorrei che fosse forte l’impatto, emozionante per chiunque lo guardi. Chiaramente darò il massimo anche quest’anno. La speranza per me è un faro nel mare burrascoso della nostra esistenza. Infine, vorrei salutare con affetto don Pino”. Originale la forma della barca, tra le metafore della Chiesa, e la croce che al di sotto termina a forma di ancora – come nel logo del Giubileo – che Cristo, nostra speranza, impugna. Infine, Francesca fa osservare le quattro figure che – come da ogni angolo della terra – accorrono a Cristo risorto.
Ecco, nel video, le sue osservazioni e i suoi commenti al suo bozzetto.
In bocca al lupo, Francesca, allora!
Dopo il saluto del sen. Cosimo Latronico, la benedizione dell’Arcivescovo dei presenti e del pane da 5 kg per una delle mense della fraternità materane: un segno che rimanda al carro, “perché sia il pane sia il carro si rompono”, commenta don Francesco.
E, se pure il 2 luglio forse don Pino non sarà a Matera, anche lui, assieme al nostro nuovo pastore, potrà apporre, in altra data opportuna, una delle due corone d’oro che sono state donate per Maria e il Bambino per il 70° anniversario di Matera Civitas Mariæ.
Evviva Maria! Evviva Matera! Evviva Matera, città di Maria! In attesa della Bruna per cui, come ci faceva notare nel suo intervento Fabrizio Perrone, mancano 171 giorni, 13 ore, 5 minuti e 43 secondi (ora sarebbero 165 giorni, n.d.r.).
Per concludere, riportiamo l’intervento dell’Arcivescovo durante la cerimonia di presentazione dei bozzetti.
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