Epifania. Da lontano portando doni

L'Epifania non tutte le feste porta via e la Befana è parte di una tradizione ancor più antica dell'età cristiana. Se pure da qualcuno è sottovalutata, è una solennità importante quella di oggi

È la befana che viene da lontano portando doni, “in groppa alla sua scopa dall’Africa all’Europa” una vecchia “tanto strega che nessun furbo mai la frega e nella calza del birbone mette un sacco di carbone”, dice in una delle sue poesie il favoliere romano Giuseppe Bordi.

Da lontano nel tempo, dall’età pre-cristiana, viene la Befana, quando si riteneva che nelle dodici notti dopo il solstizio di inverno delle figure femminili volassero nel cuore della notte sui campi coltivati, al fine di ingraziarsi la fertilità dei futuri raccolti. E l’uso di dare i doni risale anche all’epoca romana che in questi giorni festeggiava la divinità pagana Strenia (da cui, “strenna”).

E, poi, nacque la leggenda per cui i Magi, oltre a Erode, abbiano chiesto informazioni a un’anziana la quale, nonostante le loro insistenze affinché li seguisse per accompagnarli dal Bambino, restò ferma. Ma, poi, pentitasi, partì alla ricerca dei re, e tuttavia non li ritrovò. A quel punto decise che si sarebbe fermata a ogni casa lungo il suo cammino, donando qualcosa ai bimbi, sperando che uno di essi fosse Gesù. Quella signora è diventata la “Befana”, corruzione del nome “Epifania”.

Leggenda a parte, sono proprio i doni che i Magi portarono a Gesù che in un tempo tanto più antico di quanto avremmo potuto immaginare hanno fatto nascere la tradizione dei doni di questa notte.

Documenti ufficiali della presenza della Befana risalgono al ‘700 (“L’Istorica notizia delle origini e del significato delle Befane”, di Manni) epoca in cui – se pure scomparsa nel frattempo – di sicuro la Befana è tornata in auge.

Dall’inizio del Novecento è attestata con certezza nei Sassi di Matera la tradizione della calza, magari appesa al camino, piena di dolciumi e caramelle, o di carbone (alle volte di cioccolato) e cenere se i bambini erano stati monelli. Sempre la vigilia dell’Epifania, nelle vecchie case materane si consumava una cena abbondante: nove assaggi, augurio per un nuovo anno prosperoso. I genitori incutevano timore ai propri figli raccontando che “’U conzapiott”, i cuci-piatti, percorrevano vie e vicinati per riparare i piatti rotti degli abitanti dei rioni Sassi e cucivano le bocche dei bambini che mangiavano più di nove alimenti o non volevano andare a dormire nell’intento di sorprendere la Befana.

A Montescaglioso vi erano e ci sono i “cucibocca”, anime del Purgatorio che la sera del 5 gennaio facevano visita alle loro case per trovare un po’ di cibo e acqua, vestiti di scuro, con un cappellaccio, il viso coperto da folte barbe bianche e le catene ai piedi. In mano un canestro con una lucerna e un lungo ago con cui minacciano di cucire la bocca ai bambini che non si mettevano a letto per scoprire la Befana.

Sulle origini di Babbo Natale parleremo invece alla vigilia del prossimo Natale.

Non erano tre e non era una cometa

Sono i magi, in realtà, che vengono da lontano portando doni!

Catacombe di Priscilla, Roma, II-III sec. – Adorazione dei magi
(affresco, la più remota raffigurazione ritrovata dei magi)

“Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Màdian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore” (Is 60,6), ascolteremo oggi nella prima lettura.

Non furono solo tre i magi (termine persiano per dire “sapienti”). Al massimo tre furono i doni per il bambino: l’incenso per l’eterno sacerdote che è Gesù, l’oro per il re dei re e la mirra, profezia della sepoltura. Cercatori di Dio, inquieti, capaci di cogliere i segni dei tempi, di lasciarsi interpellare da “una stella che brillava in pieno giorno”, scrisse Massimo il Confessore, oltre che di notte.

E non era una cometa la stella che li guidò: la prima cometa fu rappresentata da Giotto nella Cappella degli Scrovegni (Padova), ispirato forse dalla Cometa di Halley, apparsa nel 1301.

Giotto, Cappella degli Scrovegni, Padova (1303-1305) – Adorazione dei Magi
(Fonte: Wikimedia Commons, l’archivio di file multimediali liberi)

E anche da Giotto furono rappresentati i primi cammelli, tipici animali esotici.

Mentre i magi, sempre nell’Adorazione di Giotto, sono uomini di età diverse – in tutte le età della vita l’uomo è in cammino verso Dio – ma tutti e tre con scarpe rosse aristocratiche. Invece, dietro la capanna della Natività si scorge nell’immagine giottesca una montagna: Betlemme sorge infatti tra i monti della Giudea a quota 700 m.

E i magi si lasciarono guidare anche dal proprio sogno, così che “fecero ritorno per un’altra strada”.

Un’indicazione per noi oggi: scrutare i segni dei tempi e i sogni. E alle volte, chiedere, alle guide sagge di cui ci fidiamo e di cui condividiamo i valori, che rappresentano a loro volta per noi una stella: non sempre i segni sono chiari e continui. La stella riappare solo alla fine e i magi “provarono una gioia grandissima”.

Non l’unica manifestazione

Gesù si manifesta ai magi. Questo significa, forse lo sappiamo tutti, la parola “Epifania”: manifestazione. Ma non solo a loro si manifesta: si era già manifestato ai pastori (lontani per certi versi anche loro, dalla legge mosaica per lo meno) e si manifesterà, anni dopo, nel Giordano, a Cana, sul Tabor… manifestazioni in età matura. Nel tempo del Natale che stiamo vivendo è questa la manifestazione, ai popoli della terra, che i Magi inoltre rappresentano – “Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra!” ripeteremo oggi nel salmo responsoriale – che ci viene proposto di contemplare.

Non solo Gesù ma tutti i bambini sono chiamati all’annuncio ai lontani

È tramite un bimbo che Gesù si presenta ai lontani. Ecco che oggi si celebra la giornata missionaria dei fanciulli – ma è comunque possibile celebrarla nelle comunità particolari nella data più consona alle esigenze specifiche di ogni realtà – nata in seno alla Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria (quest’ultima nata nel 1922).

Questa giornata vive ogni anno sullo slogan “I bambini aiutano i bambini”: questo il valore di fondo della Giornata di preghiera e solidarietà che “i ragazzi in tutto il mondo celebrano pensando ai loro coetanei degli altri continenti” e si sentano interpellati, in forza del Battesimo, a portare amicizia e Gesù a tutti gli altri bambini.

«Andate ed invitate tutti alla festa!» è invece lo slogan specifico per quest’anno.

Non tutte le feste porta via

Sì, se pure, nel dire comune, “L’Epifania tutte le feste porta via”, in realtà ci rimane qualche altro giorno natalizio. La liturgia fa terminare il tempo di Natale in cui contempliamo quel Gesù Bambino che chiede di essere da noi coccolato, oltre che contemplato, sino a domenica 12, festa del Battesimo di Gesù.

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Giuseppe Longo

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