Giubileo. Alle 19 di questa sera l’apertura della prima porta santa in mondovisione. Un anno di grazia per andare incontro a Dio

Questa sera alle 18:40 in mondovisione Papa Francesco avvia la cerimonia di apertura della Porta Santa di S. Pietro in Vaticano: su Rai1 la diretta per l’Italia. In Diocesi, il Giubileo si apre invece il 29 dicembre, alle 16:30, nella Chiesa di S. Francesco d’Assisi in Matera. Ma cos’è il Giubileo, qual è la sua storia e il significato della porta santa che è uno dei simboli dell’anno santo?

Giubileo: quante volte abbiamo ascoltato questa parola, parente stretta di “giubilo”.

Eppure, non è la gioia all’origine di questa parola. L’etimo è un altro: “jobel”, il corno di ariete dal suono penetrante utilizzato nella tradizione ebraica per annunciare l’inizio di alcune feste sacre, tra cui l’“anno santo” ogni cinquant’anni.

Giubileo e giubilo sono entrambi derivati di “jobel”.

Una tradizione ebraica

Se il primo Giubileo, della storia della Chiesa cadeva nel 1300 per concessione di Papa Bonifacio VIII, l’Anno Santo ha una tradizione ebraica. Ogni 50 anni, già nell’antico popolo d’Israele, vi era un anno “sabatico” e di liberazione, nel senso più generale del termine.

Conterai anche sette settimane di anni, cioè un periodo di quarantanove anni. Al decimo giorno del settimo mese, farai squillare la tromba (jobel, n.d.r.) per tutto il paese. Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un Giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia.

Non farete né semina, né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, né farete la vendemmia delle vigne non potate: io disporrò in vostro favore un raccolto abbondante per il sesto anno ed esso vi darà frutti per tre anni. Quando vendete qualche cosa al vostro prossimo o quando acquistate qualche cosa dal vostro prossimo, nessuno faccia torto al fratello, ma temete il vostro Dio, poiché io sono il Signore vostro Dio.

Metterete in pratica le mie leggi e osserverete le mie prescrizioni, le adempirete e abiterete il paese tranquilli.

Dal Libro del Levitico (Lev 25,8-18)

Al via stasera il 35° Giubileo della Storia della Chiesa: alle 18:40 in diretta su Rai1

Quello che inizia stasera è il 35° Giubileo della Storia della Chiesa.

Ce ne sono stati 24 ordinari – a partire dal 1300 con scansione cinquantennale sino al 1450 e, quindi, con scadenza venticinquennale; saltati quelli del 1800, 1850 e 1875 – e 10 straordinari: l’ultimo, indetto da Papa Francesco per il cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II, è stato il cosiddetto Giubileo della misericordia.

Sarà possibile seguire l’apertura della Porta Santa in diretta su Rai 1 a partire dalle 18:40.

Il Papa – in un momento altamente suggestivo – arriverà nell’Atrio della Basilica alla testa di un corteo di cardinali, vescovi, preti, al canto del Jubilate Deo e del Veni Creator Spiritus”. Dopo una liturgia molto snella (un canto, una preghiera e un breve passo del Vangelo), Papa Francesco pronuncia la frase “Aperite mihi portas iustitiae” (“apritemi la porta della giustizia”) mentre – se ce la farà – si genuflette appoggiandosi alla ferula, il bastone pastorale, e dopo un attimo di preghiera silenziosa si accosterà alla Porta Santa per aprirla e passare da primo pellegrino attraverso di essa, con il Coro della Sistina che intona il “Te Deum”.

Dopo il Pontefice, varcheranno la porta alcuni concelebranti e una cinquantina di fedeli in rappresentanza del mondo, dall’Iran alla Nigeria. Le autorità italiane saranno rappresentate dalla premier Giorgia Meloni.

Subito dopo, Papa Francesco celebrerà la messa di Natale che diventa così il primo evento dell’Anno Santo. In basilica sono previste 7mila persone, ma è probabile che altre migliaia di fedeli seguiranno la messa in piazza dai maxischermi.

La porta santa

È una tradizione che risale al 1500, a opera di Papa Alessandro VI, l’apertura della porta santa e identifica l’inizio dell’Anno Santo. Precedentemente, il segno caratterizzante del Giubileo era semplicemente il pellegrinaggio a Roma.

Il rimando è al Vangelo di Giovanni: Gesù dice di se stesso “Io sono la porta” (Gv 10,9). Il passaggio attraverso la porta è segno di un cammino di conversione personale arrivato all’incontro con Cristo, la ‘Porta’ che ci unisce al Padre. La Porta Santa di S. Pietro rimane aperta sino al 6 gennaio 2026.

Porta Santa di Vico Consorti durante la sua realizzazione
presso la Fonderia Artistica Ferdinando Marinelli di Firenze

L’attuale porta santa di S. Pietro, nell’atrio della Basilica accanto al bussolone centrale, è una creazione dell’artista toscano Vico Consorti, che realizzò l’opera in 11 mesi, in tempo per farla inaugurare alla vigilia di Natale del 1949, per l’Anno Santo del 1950. La Porta fu un dono di Mons. Francesco Von Streng, vescovo di Lugano e Basilea, e della sua comunità, come ringraziamento al Signore per aver risparmiato la Svizzera dalla guerra, a Papa Pio XII. Il ciclo scultoreo rappresentato sulla porta narra la storia dell’uomo in sedici formelle da ‘Il Peccato e la Cacciata dal Paradiso Terrestre’, alle apparizioni di Cristo risorto a Tommaso e a tutti gli Apostoli riuniti. Fino all’immagine di Cristo come porta di salvezza nell’ultima formella.

Un tempo la cerimonia prevedeva la rottura del muro che sigilla internamente a porta santa con un piccone e subito l’apertura della porta stessa. Attualmente, per motivi di sicurezza, il muro viene smantellato nei giorni precedenti e, nello stesso momento, viene estratta dal muro la cassetta contenente la chiave della porta santa che è rimasta murata dentro alla fine del precedente Anno Santo.

La successiva porta santa verrà aperta giovedì 26 dicembre in un carcere per tutti, quello di Rebibbia, per la prima volta nella storia.

Il 29 dicembre, sarà la volta della Porta Santa della cattedrale di Roma, San Giovanni in Laterano, mercoledì il 1° gennaio 2025, Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, di Santa Maria Maggiore 2025, domenica 5 gennaio di San Paolo fuori le Mura.

Il 29 dicembre: si apre il Giubileo in ogni Diocesi

Scrive il Papa nella Bolla di indizione del Giubileo “Spes non confundit”:

Stabilisco che domenica 29 dicembre 2024, in tutte le cattedrali e concattedrali, i Vescovi diocesani celebrino la santa Eucaristia come solenne apertura dell’Anno giubilare, secondo il Rituale che verrà predisposto per l’occasione.

Il pellegrinaggio da una chiesa, scelta per la collectio, verso la cattedrale sia il segno del cammino di speranza che, illuminato dalla Parola di Dio, accomuna i credenti. In esso si dia lettura di alcuni brani del presente Documento e si annunci al popolo l’Indulgenza Giubilare, che potrà essere ottenuta secondo le prescrizioni contenute nel medesimo Rituale per la celebrazione del Giubileo nelle Chiese particolari.

Durante l’Anno Santo, che nelle Chiese particolari terminerà domenica 28 dicembre 2025, si abbia cura che il Popolo di Dio possa accogliere con piena partecipazione sia l’annuncio di speranza della grazia di Dio sia i segni che ne attestano l’efficacia.

Spes non confundit (SNC, n. 6)

Gli appuntamenti previsti in Diocesi per domenica 29 dicembre:

  • Ore 16:30, Chiesa di San Francesco d’Assisi: momento di preghiera
  • Ore 17:00, Basilica Cattedrale: Celebrazione Eucaristica

In Diocesi di Tricarico, invece, Il Giubileo si aprirà la sera precedente.

Il Giubileo terminerà con la chiusura della Porta Santa della Basilica papale di San Pietro in Vaticano il 6 gennaio 2026, mentre nelle altre basiliche e nelle Diocesi il Giubileo si concluderà il 28/12/2025.

Sebbene non si apriranno porte Sante nelle singole Diocesi anche nella nostra Chiesa di Matera-Irsina avremo diversi luoghi dove è possibile ottenere l’indulgenza: alcuni santuari, il carcere, gli ospedali, le case di riposo… ve li indicheremo nel prossimo servizio in cui parleremo del Giubileo Diocesano.

Il successivo Giubileo cadrà nel 2033: il Giubileo straordinario per il MM anniversario della redenzione.

Il motto: pellegrini di speranza

È opportuno soffermarci sul Logo del Giubileo al principio di questo anno santo, semplice ma dal significato pregnante: quattro figure stilizzate per indicare l’umanità proveniente dai quattro angoli della terra, una abbracciata all’altra, per indicare la solidarietà e fratellanza che deve accomunare i popoli. Si noterà che l’apri-fila è aggrappato alla croce. Sono inoltre immagine del cammino comunitario del pellegrino con l’impronta di un dinamismo crescente che tende sempre più verso la Croce.

Le onde del mare sono loro sottostanti per indicare che il pellegrinaggio della vita non sempre si muove in acque tranquille. Spesso le vicende personali e gli eventi del mondo impongono con maggiore intensità il richiamo alla speranza. È per questo che la parte inferiore della Croce si prolunga trasformandosi in un’ancora, che si impone sul moto ondoso. L’ancora di speranza è il nome che in gergo marinaresco viene dato all’ancora di riserva, usata dalle imbarcazioni per compiere manovre di emergenza per stabilizzare la nave durante le tempeste.

La Croce non è statica, ma anch’essa dinamica, e si curva verso l’umanità come per andarle incontro e non lasciarla sola, ma offrendo la certezza della presenza e la sicurezza della speranza. È ben visibile, infine, con il colore verde, il Motto del Giubileo 2025, “Peregrinantes in spem”, “Pellegrini di speranza”.

Accanto al logo specifico del Giubileo di quest’anno, non si dimentichino i segni caratterizzanti ogni Giubileo, che sono il pellegrinaggio e la porta santa.

Il tema: la speranza

Sebbene siano validi i temi generali di qualunque Giubileo quali la riconciliazione e l’indulgenza plenaria e la conversione, se di un tema si può parlare per il Giubileo in cui stiamo entrando, questo è la speranza. Sia nella bolla di indizione “Spes non confundit” (“la speranza non delude”, cf Rm 5,5), sia nel logo, sia già nella lettera che Papa Francesco scriveva nel 2022 a Mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, ritorna questo tema. Quella virtù di cui il mondo d’oggi ha forse più bisogno, ancor più dopo il biennio pandemico malato di pessimismo, di chiusura interpersonale, di quella ormai sempre più diffusa incuranza dell’altro – “stiamo dimenticando di essere uomini”, direbbe il nostro arcivescovo.

Dobbiamo tenere accesa la fiaccola della speranza che ci è stata donata, e fare di tutto perché ognuno riacquisti la forza e la certezza di guardare al futuro con animo aperto, cuore fiducioso e mente lungimirante. Il prossimo Giubileo potrà favorire molto la ricomposizione di un clima di speranza e di fiducia, come segno di una rinnovata rinascita di cui tutti sentiamo l’urgenza.

Per questo ho scelto il motto Pellegrini di speranza. Tutto ciò però sarà possibile se saremo capaci di recuperare il senso di fraternità universale, se non chiuderemo gli occhi davanti al dramma della povertà dilagante che impedisce a milioni di uomini, donne, giovani e bambini di vivere in maniera degna di esseri umani.

Penso specialmente ai tanti profughi costretti ad abbandonare le loro terre. Le voci dei poveri siano ascoltate in questo tempo di preparazione al Giubileo che, secondo il comando biblico, restituisce a ciascuno l’accesso ai frutti della terra: «Ciò che la terra produrrà durante il suo riposo servirà di nutrimento a te, al tuo schiavo, alla tua schiava, al tuo bracciante e all’ospite che si troverà presso di te; anche al tuo bestiame e agli animali che sono nella tua terra servirà di nutrimento quanto essa produrrà» (Lv 25,6-7).

Lettera del Santo Padre Francesco a S.E. Mons. Rino Fisichella per il Giubileo 2025

Ecco l’impegno ad essere viandanti di speranza, cioè “capaci di spalancare sempre più il proprio cuore a quelli che sono i bisogni e le necessità del mondo”, come dice l’Arcivescovo Antonio Giuseppe nel suo videomessaggio di Natale.

L’indulgenza per chi porta la speranza nel mondo d’oggi

Perciò in questo Anno Santo, scrive il Papa nella Bolla, siamo «chiamati ad essere segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio»: perciò l’indulgenza plenaria, stabilisce la Penitenzieria Apostolica, «viene annessa anche alle opere di misericordia e di penitenza», e alla «visita per un congruo tempo ai fratelli che si trovino in necessità o difficoltà», come «compiendo un pellegrinaggio verso Cristo presente in loro (cfr. Mt 25, 34-36) e ottemperando alle consuete condizioni spirituali, sacramentali e di preghiera». Nella Spes non confundit il Papa invita a trasformare i «segni dei tempi» in «segni di speranza». E chiama non solo a farsi prossimo ai poveri, ai malati, agli anziani, ai migranti e ai detenuti, ma all’impegno per la pace e ad una «alleanza sociale per la speranza» che rigeneri e sostenga il desiderio di trasmettere la vita. Tutti versanti sui quali le Diocesi – con opere-segno, proposte educative, culturali, caritative e pastorali – si stanno mobilitando, perché il Giubileo sia tempo di giustizia, perdono, speranza. Per tutti.

Tra un anno sapremo se questo tempo intenso ha saputo modellare cuore e anima, cambiandoci davvero la vita.

Ma cos’è l’indulgenza che con il Giubileo possiamo ottenere? In un prossimo servizio, alla vigilia del Giubileo diocesano, faremo un focus su questo tema.

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Giuseppe Longo

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