Mons. Beneventi Vescovo Delegato per le Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna
Il nuovo Vescovo Delegato per le Comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna è mons. Domenico Beneventi, Vescovo di San Marino-Montefeltro, che è stato presentato ed è intervenuto all’incontro regionale dei direttori degli Uffici diocesani delle Comunicazioni sociali della regione, svoltosi il 6 dicembre in Sala Santa Clelia dell’Arcidiocesi di Bologna. La riunione è stata coordinata dal direttore Ucs Ceer e Ucs Arcidiocesi di Bologna, Alessandro Rondoni, ed erano presenti anche i responsabili regionali Fisc, Luigi Lamma e Ucsi, Francesco Zanotti. Mons. Beneventi, 50 anni, è anche stato collaboratore dell’Ucs Cei ed ha perfezionato gli studi ecclesiastici presso la Pontificia Università Lateranense a Roma conseguendo la Licenza in Teologia dell’Educazione e il Dottorato in Teologia Pastorale, ha conseguito poi la Laurea Magistrale in Media Education all’Università Cattolica di Milano. Succede a mons. Giovanni Mosciatti, Vescovo di Imola, che dal 2019 ha seguito per la Ceer il settore della comunicazione al quale i direttori hanno inviato un pensiero di ringraziamento per il suo generoso e prezioso servizio di questi anni. Durante l’incontro vi è stato anche il videocollegamento con il direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali Cei, Vincenzo Corrado. Con lui si è pure condiviso il programma e la partecipazione al prossimo Giubileo della Comunicazione con il Papa il 25 gennaio, e il convegno nazionale Ucs Cei a Roma, in occasione proprio del Giubileo. È stata preparata, inoltre, la XX edizione dell’incontro annuale regionale dei giornalisti Ucs Ceer, organizzato in collaborazione con Ucs Arcidiocesi di Bologna, Fisc e Ucsi, e Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna (evento con crediti formativi), che si svolgerà venerdì 31 gennaio 2025 (ore 15-19) a Bologna al Veritatis Splendor, in occasione della Festa del Patrono dei giornalisti, San Francesco di Sales, dove sarà anche ripreso il Messaggio 2025 di Papa Francesco per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali.
Di seguito l’intervista a cura di Alessandro Rondoni, direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi di Bologna e della Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna.
Mons. Beneventi, lei è un esperto della comunicazione e conosce già molti direttori Ucs delle diocesi della nostra regione per i convegni nazionali e i corsi di formazione Cei. È, dunque, il filo di una storia che continua. Che significato ha questo nuovo passaggio?
È un piacere ed è, soprattutto, un’eredità che mi permette di condividere con questa splendida regione quelli che sono stati i percorsi fatti finora anche in Cei con l’Ufficio Nazionale delle Comunicazioni, e di poter poi intrecciare relazioni, incontrare questa realtà ecclesiale che mi vede, con gioia da parte mia, nuovo Vescovo e soprattutto un compagno di cammino, un amico del viaggio da compiere insieme.
Ha fatto, pochi mesi fa, l’ingresso come nuovo Vescovo di San Marino-Montefeltro, per molti di noi è familiarmente Don Mimmo. Viviamo anni di cambiamento del contesto sociale, del cammino sinodale della Chiesa, e il Papa esorta pure ad una comunicazione fatta con il cuore, il suo Messaggio 2025 ha come titolo “Condividere con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori”. Quale cambiamento ci è chiesto?
C’è un grande desiderio di collaborare e di continuare il nostro percorso. Sì, il Papa ci richiama sempre all’incontro, nel rispetto dell’altro, e tutto quello che nasce nel cuore è la possibilità che anche la comunicazione deve sempre avere nel rispetto della persona, della sua dignità. Ciò significa accogliere l’altro nel proprio cuore, nella propria vita, ma anche nelle narrazioni che noi facciamo della storia delle persone.
Tra poco si aprirà il Giubileo dove siamo chiamati ad essere “Pellegrini di speranza”. Come la comunicazione può aiutare, oggi, a diffondere non paura ma speranza?
Abitando tutte le frontiere dei nuovi ambienti digitali, dei nuovi strumenti, anche dell’Intelligenza Artificiale, soprattutto abitando la narrazione. La speranza è narrare la storia di Cristo che è incarnata dalle persone che ne testimoniano la bellezza del Vangelo. Nell’incontro di oggi ho visto quante presenze, testate storiche, settimanali, siti diocesani, tv, social, esprimono la ricchezza della nostra realtà ecclesiale e dei nostri territori.
Lei è pure uno studioso dei media, ha elaborato contenuti importanti per affrontare le sfide dei vari livelli di informazione. Come vivere la nuova frontiera dell’Intelligenza Artificiale?
Non bisogna avere paura ma vivere i nuovi ambienti e usare gli strumenti sapendo discernere. L’I.A. può facilitare il servizio dell’informazione, dell’elaborazione dell’informazione, facilitare la presenza e l’estensione di ogni singola testata all’interno del grande mondo digitale. Ma l’umano sarà sempre fondamentale e dovrà fare discernimento.
Come comunicare il respiro della Chiesa regionale?
Sicuramente condividendo le fatiche e anche le risorse che la Chiesa in questa regione vive e promuove. È proprio questo camminare insieme, pure da parte dei Vescovi che condividono l’esperienza di un territorio, il respiro da vivere con le gioie e le fatiche di una Chiesa territoriale, sempre nella prospettiva di un’esperienza di comunione e anche di fedeltà all’uomo di oggi.
Lei proviene da una delle diocesi più piccole d’Italia, quella di Acerenza vicino a Potenza. Ha già anche un percorso importante alla CEI nella pastorale giovanile, nelle comunicazioni sociali e in altre esperienze. Una dinamica quella della periferia-centro che ci chiede di cambiare prospettiva?
Ecco, quella della periferia e del centro è una dinamica che oggi sta accadendo nella Chiesa e nella società. Come ci ricorda il Papa, Gesù ha iniziato il suo ministero e la sua avventura in Galilea… Le periferie non sono il luogo della marginalità ma quello di una visione diversa che può dar valore anche al centro. Per un rinnovamento che tenga sempre più conto dell’esperienza di un umano che attende, nella speranza, un Vangelo concreto, il Vangelo della prossimità, un Vangelo che non disperda ma unisca, e unisca sempre di più le popolazioni, le persone, nell’intento veramente di un nuovo annuncio e del servizio al bene comune.
Si può dire che lei è pure un Vescovo “internazionale”. Cosa ha visto da quando è arrivato a San Marino-Montefeltro?
Una Chiesa unica, una società unica, due nazioni e, tra l’altro, due regioni con uno sconfinamento in una terza, con la possibilità che culture diverse, nelle quali anch’io mi devo inculturare poiché vengo da fuori, possano veramente coesistere, ciascuna mettendo a servizio la propria specifica ricchezza.
Qual è l’invito che ha rivolto oggi ai direttori degli Uffici Comunicazioni Sociali delle diocesi dell’Emilia-Romagna e, attraverso loro, ai media e alle varie realtà di comunicazione?
Di fare rete, di aiutare a costruire in rete, e così di comunicare e costruire la Chiesa. È stato bello, soprattutto, poterci incontrare insieme per condividere le esperienze e sempre di più mettersi a disposizione gli uni degli altri. Una ricchezza che va sicuramente “trafficata”, e questo traffico è non solo di competenze ma anche di persone che hanno tanto da dire. E questo è fondamentale proprio per dare un rinnovamento sinodale anche a quello che è il processo di informazione e comunicazione a servizio dell’edificazione della Chiesa oggi.