Tre giorni di una bella mostra fotografica, tra l’8 e il 10 novembre, a cura dall’Associazione APS “Officina della Cultura” e della Confraternita “I pastori della Bruna”, inaugurata alla presenza del priore, prof. Emanuele Calculli, del parroco de La Martella don Gianpaolo Grieco e del presidente dell’associazione “Amici del Borgo”, Paolo Grieco, che ha dato disponibilità affinché la mostra potesse essere predisposta in un ambiente idoneo.
I pannelli della processione dei pastori
I pannelli predisposti per l’occasione mostrano diversi momenti dell’arcinota processione dei pastori che si snoda per le vie principali della città all’alba del giorno della festa più famosa della regione.
Sappiamo che l’usanza di questa processione nasce dall’impossibilità dei pastori a partecipare agli altri momenti della festa in quanto poi impegnati con il lavoro tutto il giorno. E sebbene i pastori oggi presenti siano pochi, e spesso più per folklore che per vero mestiere, non si è voluta abbandonare la tradizione di iniziare ancora così la giornata più lunga dell’anno, al seguito del quadro della Vergine della Bruna dipinto su una tavola dove si impastava il pane.
Le foto riportano alcuni momenti salienti della storica processione dal 1950 al 2022: tradizione voleva che fossero incaricati di guidare la processione i sacerdoti ordinati nell’anno. Molti sono i volti noti dei sacerdoti che hanno segnato la storia di Matera e a cui sono ancora legati i ricordi di tante esperienze.
Un’interessante presentazione: il libro “S. Eustachio, patrono della Città di Matera”
Il giorno 10 novembre la mostra si conclude con la presentazione – in parrocchia – del libro “S. Eustachio, patrono della Città di Matera” scritto dal prof. Emanuele Calculli.
La storia di S. Eustachio si mescola con alcuni tratti leggendari tipici delle tradizioni orali ma la sua storia molto dettagliata e la tradizione ininterrotta ci confermano la sua autenticità. Il miracolo più importante per cui la città è debitrice di tale santo-soldato è la liberazione dai Saraceni. Molti i santi-soldati venerati nella nostra regione, ad esempio S. Innocenzo a Grassano, San Giuliano ad Accettura, San Maurizio a Montalbano.
Tutti questi soldati, diventati cristiani, furono condannati per il solo motivo di aver aderito alla fede allora concepita come una religione contro lo Stato e dal culto con molti preconcetti (tra le accuse venivano annoverate orge e cannibalismo). Per la scelta di non abiurare la fede, S. Eustachio e i famigliari ricevettero la palma del martirio attraverso la terribile pena di morire bruciati vivi all’interno di un toro di bronzo sotto il quale veniva acceso un fuoco: le urla strazianti dei condannati diventavano spettacolo per coloro che vi assistevano a cui veniva fatto credere che quel toro veramente muggisse.
Il parroco ricorda che è proprio la memoria dei martiri a richiamarci ai valori che il cristianesimo ha portato nel mondo creando la società attuale: la trasparenza, la coerenza e il rifiuto di qualsiasi compromesso, che oggi devono diventare esempio per le nuove generazioni.
Queste iniziative culturali permettono il recupero di importanti valori spirituali nel solco di pratiche e comportamenti di “pietà popolare” autentica, in una devozione di Maria e del suo patrono purificata da un devozionismo puerile e, invece, fonte di rinnovamento spirituale.
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