Don Davide Fusiello. Un triduo di preghiera intenso, partecipato ed edificante per entrare passo-passo nel grande giorno dell’ordinazione

“Il presbitero: ministro della parola, della liturgia, della carità e della misericordia” è il tema del triduo organizzato da don Davide in vista del grande giorno dell’ordinazione presbiterale.

Il presbitero non è “il parroco”, ma prima di tutto uomo di preghiera dal rapporto saldo con Dio. Ecco quello che è trasparso dai tre giorni di triduo: serate intense, che hanno visto il presbiterio della chiesa dell’Addolorata gremito di sacerdoti, seminaristi e ministranti. E tra i banchi, orante, il popolo santo di Dio.

Ogni sera, la preghiera del Rosario con l’intenzione di preghiera, in ogni decina, per una categoria specifica di sacerdoti (quella della Diocesi, i cappellani, i missionari…), e poi la celebrazione eucaristica.

Il seminarista Domenico Pepe ha supportato l’amico-ordinando sacerdote don Davide negli aspetti liturgici di ogni momento del triduo.

Inoltre, dopo la prima e la terza serata del triduo, rispettivamente, un momento di catechesi sul rito dell’ordinazione presbiterale e un’ora di adorazione eucaristica. Al mattino del secondo giorno, invece, la professione di fede di don Davide nel Salone degli Stemmi dell’Episcopio.

“Il presbitero, ministro della Parola”

C’è aria di festa in parrocchia: c’è un viavai di ospiti non abituali, non pochi i fedeli di Pomarico dove don Davide è collaboratore parrocchiale, sul sagrato della chiesa dell’Addolorata!

“Siamo alla ‘vigilia’ di un’ordinazione presbiterale: il Signore continua a chiamare i suoi per spargere nel mondo il buon seme della sua Parola. Ecco il primo compito affidato al sacerdote: non essere parroco o acquisire ulteriori titoli di studio, ma proclamare la Parola, testimoniarla”, queste le parole dell’omelia tenuta nella prima serata del triduo da don Michele La Rocca, parroco dell’Addolorata, guida di don Davide dalla tenera età di sei anni, da quando don Michele era in tirocinio pastorale nella parrocchia di “S. Giacomo”. Il collegamento con il Vangelo del giorno (Gv 6,60-69) è alla Parola “dura” che scandalizza molti dei discepoli che vanno via, come oggi tanti cristiani quando colgono che – sono ancora le parole dell’omelia – “la Parola di Dio priva la nostra vita privata di desideri che potrebbero non esserle coerenti”. “È necessario per il presbitero – ha continuato don Michele – abitare la Parola ed essere abitato dalla Parola, altrimenti si diventa ripetitori che non incarnano la parola, pappagalli. È dall’azione di testimoni credibili che, come ci ha fatto ripetere il salmo, abbiamo ‘gustato e veduto com’è buono il Signore’ e grazie ad essa possiamo dirci credenti!”.

“Il presbitero, ministro della liturgia”

Ministro significa servo e la liturgia è azione di Dio. Pertanto, il sacerdote è servo di quest’azione divina”. Questo il centro della riflessione di don Antonio Di Leo, parroco di Cristo Re in Pisticci e direttore dell’Ufficio Liturgico Diocesano.

Una riflessione ricca che ha tratto spunto dalle “guide cieche” e dagli “scribi e i farisei ipocriti” presenti nella pagina del vangelo proclamata (Mt 23,13-22), che esprimono in fondo quel che non è un “ministro della liturgia”.

Don Antonio ha ben catturato l’attenzione dell’assemblea durante la sua omelia rivolgendosi ora al popolo, ora a don Davide a cui ha raccomandato di “non dimenticare mai la comunità che l’ha generato alla fede”, l’Addolorata nel caso specifico, e l’importanza della cura della vita spirituale e culturale – per saper entrare in dialogo col mondo intero – e, infine, la funzione di ‘mediatore’ che il presbitero ha tra il popolo e Dio. E snocciolando qualche aneddoto nel punto più appropriato del discorso: il primo incontro tra don Antonio diacono in tirocinio pastorale a S. Pio X e il quindicenne don Davide valido cerimoniere di mons. Ligorio che amministrava le cresime, la coincidenza del giorno dell’ordinazione (28 agosto, memoria liturgica di S. Agostino) per entrambi ed anche del prosieguo della formazione a Roma (per don Davide in Teologia Dogmatica).

Una bella celebrazione solenne, non solo per la cura della regia liturgica, ma anche per l’abbondanza di sacerdoti presenti (il parroco don Michele e il collaboratore padre Andrea, oltre don Antonio che ha presieduto) e di seminaristi (Roberto Andrisani, Filippo Attanà – un amico di seminario di Roberto – e Manuel Bastiano) e di ministranti che gremivano il presbiterio. Nondimeno, per la partecipazione attiva dell’assemblea.

“Il presbitero, ministro della carità”

Don Vito Burdo, parroco di “S. Michele Arcangelo” in Pomarico – dove don Davide è da un anno collaboratore parrocchiale – che ha presieduto l’eucaristia, don Michele La Rocca, don Simone Arnesano di Tursi, padre Francis e padre Andrea (i due preti – uno indiano, l’altro africano – che collaborano con don Michele), il diacono tursitano Giuseppe Cirone assieme al diacono-ordinando presbitero don Davide, un ricco manipolo di seminaristi – Pasquale Bernalda, Vincenzo Piraino, Domenico Pepe, Roberto Andrisani con l’amico calabrese Filippo Attanà – e un bel gruppetto di ministranti adulti e adolescenti. Tutti insieme gremivano il presbiterio ed hanno dato ricchezza e un bel senso di ministerialità alla celebrazione dell’ultima serata del triduo, magistralmente animata dal “Piccolo Coro” di S. Giacomo, sempre evidente per la sua potente espressività e capacità di coinvolgere l’assemblea, diretto da Enza Fumi, con Enzo Labarbuta all’organo e Gennaro Scandiffio alla chitarra.

La carità pastorale, modellata cioè sulla figura di Cristo-buon Pastore che dà la vita per le sue pecore, che rispecchia nel suo agire e nel suo dire l’amore sperimentato dal Padre, il cuore della riflessione di don Vito. Valida anche per ogni cristiano, reso a immagine di Cristo nel Battesimo: “il Concilio Vaticano II, parlando della vocazione universale alla santità, ricorda che il dono primo e necessario per la santità è la carità e che il vero discepolo di Cristo è contrassegnato da questa carità verso Dio e verso il prossimo”, ha sottolineato don Vito. La carità pastorale è presente nella vita del presbitero in tutte le azioni che – giorno per giorno, ordinariamente, donandosi – compie e che affonda le proprie radici alla partecipazione alla vita trinitaria. Efficace a tal proposito la massima di S. Agostino: “Se vedi la carità, vedi la Trinità”. Appropriate le parole di Papa Francesco sulla carità presbiterale: “Il mondo è assetato di sacerdoti in grado di comunicare la bontà del Signore a chi ha sperimentato il peccato e il fallimento, di preti esperti in umanità, di pastori disposti a condividere le gioie e le fatiche dei fratelli, di uomini che si lasciano segnare dal grido di chi soffre. Attingete l’umanità di Gesù dal Vangelo e dal Tabernacolo, ricercatela nelle vite dei santi e di tanti eroi della carità, pensate all’esempio genuino di chi vi ha trasmesso la fede, ai vostri nonni, ai vostri genitori”.

Allora – la conclusione di don Vito – “accompagniamo don Davide con la preghiera e la fraternità perché possa servire il popolo di Dio e prendersi cura delle ferite di tutti, in primis dei poveri, per essere come Gesù che non è venuto per essere servito ma per servire nella carità”.

La catechesi sul rito dell’ordinazione presbiterale

Una ricchissima catechesi sul rito dell’ordinazione presbiterale tenuta dalla prof. Maria Pina Rizzi, vice-direttrice dell’Ufficio Liturgico Diocesano, ha concluso il primo giorno del triduo.

Perché il sacramento con cui si diventa sacerdoti si chiama “ordine sacro”? Perché tanta ricchezza è opportuna e il decoro è necessario nei paramenti di un ministro dell’altare e nel tovagliato dell’altare stesso? A queste e a tante altre curiosità che la catechesi suscitava, la catechesi stessa ha dato risposta.

Una relazione a tratti commossa, “nata nella preghiera” – sono le parole di Maria Pina – e accompagnata dalla proiezione di immagini potentemente evocative, ha comunicato – in forza dell’amore della relatrice per la liturgia – la sostanza significata dai segni e dalle parole del rito. Molti sono i rimandi del rito agli eventi topici della storia della salvezza: dall’“Eccomi” che pronuncia il candidato chiamato per nome – e rimanda al dialogo tra Maria e l’arcangelo Gabriele – al dialogo tra il vescovo ordinante e il candidato scandito dalla risposta “Sì, lo voglio”, e infine “Sì, con l’aiuto di Dio, lo voglio”, che rimanda al dialogo tra Cristo Risorto e Pietro da cui scaturisce il mandato petrino.

Una bella opportunità per tutti i presenti che non è possibile sintetizzare in questa sede e si suggerisce di assaporare direttamente attraverso il video della diretta andata in onda sulla pagina Facebook “Logos – Le ragioni della Verità”, fruibile cliccando qui.

La professione di fede

I fedeli chiamati ad esercitare un ufficio in nome della Chiesa sono tenuti ad emettere la “Professione di fede”, insieme ad uno speciale “Giuramento di fedeltà” concernente i particolari doveri inerenti all’ufficio da assumere. Tra essi, per don Davide, ordinando presbitero, quelli di mantenere con le parole e le azioni la comunione con la chiesa, di conservare integro il deposito della fede e fedelmente tramandarlo e spiegarlo, di sostenere la disciplina comune a tutta la Chiesa, di osservare e favorire tutte le leggi ecclesiastiche.

Ecco, al suono delle campane di mezzogiorno del 26 settembre, alla presenza di parenti, amici, una rappresentanza di clero e laici della Diocesi, nella Sala degli Stemmi dell’Episcopio, si è svolta la professione di fede di don Davide Fusiello.

La professione di fede, prima, e gli impegni che don Davide oggi si è assunto, poi, sono state suggellate dalla dichiarazione con la mano sul libro dei vangeli: “Io sottoscritto, diacono Davide Fusiello, prometto, voglio e giuro. Così mi affido a Dio e ai santi vangeli”.

Il tutto è stato poi sottoscritto da don Davide, dall’Arcivescovo, dal Cancelliere di Curia sac. Vittorio Martinelli e da due testimoni, Carmen Fontana e Domenico Pepe.

Ecco alcuni momenti della cerimonia mandata in diretta sulla pagina Facebook di Logos – Le ragioni della Verità.

“Il presbitero, ministro della misericordia”

Ecco l’ultimo momento del triduo: una partecipata adorazione eucaristica presieduta da don Nicola Gurrado, parroco di “S. Giuseppe Artigiano” in Matera, dove territorialmente risiede don Davide, ancora animata dal grande “Piccolo coro” di S. Giacomo.

L’occasione per pregare e riflettere su un ultimo aspetto del ministero presbiterale: la misericordia, attraverso il brano evangelico di Luca sul padre misericordioso. “Avere il cuore di Dio, con due ventricoli, uno paterno e uno materno”, ha fatto riflettere don Nicola nella meditazione. “Il cuore, quello del sacerdote come quello di Dio, insieme – ha continuato don Nicola – di un padre e di una madre che vanno incontro all’umanità che si allontana e ad un certo punto si trova nel bisogno. Più ci si allontana dal cuore di Dio, più quell’amore ci attira a sé. Misericordia non è ‘stendere veli pietosi’ e far finta che nulla è successo, ma far tornare a percepire a chi si sta allontanando da Dio quei palpiti che gli permettono di ritornare sui suoi passi. Per far sperimentare a tutti quell’abbraccio autentico, caloroso che il padre ha riservato al figlio maggiore: è stato abbracciato, non giudicato, accolto, non scacciato”.

Un momento intimo, grazie alla luce soffusa, all’accompagnamento del canto e della voce guida che ha fatto da passe-partout, alle intenzioni di preghiera, che lo stesso don Davide ha apprezzato nella sua completezza.

L’ordinazione e la prima messa

Vi aspettiamo questa sera ore 19 in Cattedrale per la celebrazione dell’ordinazione presbiterale.

Per quanti sono impossibilitati a raggiungere la Cattedrale a piedi, saranno a disposizione due pulmini con partenza alle 17.15 e alle 18.30 da via Lanera (fermata evidenziata da apposita indicazione, davanti alla scuola media Nicola Festa).

Per chi non potesse, Logos provvede alla diretta e di seguito è il link.

Don Davide Fusiello presiedierà la sua prima eucaristia giovedì 29 agosto ore 19 nella sua parrocchia di “Maria SS. Addolorata” in Matera e celebrerà anche la S. Messa domenica 1° settembre ore 11 nella chiesa di “S. Michele Arcangelo” in Pomarico.

La parola ai testimoni

Di seguito si riportano alcune testimonianze che hanno lasciato in questi giorni le persone più vicine a don Davide.

In dialogo con don Michele e i parrocchiani
In dialogo con la prof. Rizzi, docente di religione di Davide al Liceo delle Scienze Umane

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Giuseppe Longo

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