Nessuno in famiglia sa spiegarsi perché la nipotina che inizia a scandire la lista dei primi dieci numeri salti ostinatamente il numero due, ma forse una ragione esiste: ha da poco compiuto tre anni e la tappa precedente per lei non ha più interesse. Non così la vecchina che trovo in tabaccheria incollata allo schermo della lotteria istantanea e che pare non accorgersi di chi le sta intorno.
Con i numeri tutti prima o poi dobbiamo fare i conti: poco importa che si inizi in prima elementare (a quell’epoca la mia insegnante pretendeva le tabelline a memoria) o alle soglie della maggiore età quando è forte il desiderio di sentirsi libero alla guida di una moto o di un’auto.
Nell’anno della pandemia i numeri hanno dominato sulle reti televisive e nelle pagine dei giornali in un saliscendi tra contagiati, deceduti e guariti che ha finito per offuscare le storie personali di chi ha vissuto in prima persona la lotta contro il nemico invisibile.
Su questi numeri si sono confrontati politici e uomini di scienza nel tentativo di spiegare gli andamenti, ora lineari ora esponenziali, di quella che nel tempo ha preso i caratteri di una sindemia, un insieme cioè di patologie non solo sanitarie, ma anche sociali, economiche, psicologiche, dei modelli di vita e delle relazioni umane.
In questi giorni l’attenzione è tutta concentrata sulla percentuale di efficacia dei vaccini e sulla possibilità che, in mancanza di cure, a tutti sia offerto questo strumento di prevenzione.
Ma basteranno questi numeri a restituire speranza?
Ascoltiamo come il Papa parla della speranza e della gioia cristiana: “Un cristiano vive nella gioia. Ma dov’è questa gioia nei momenti più tristi, nei momenti del dolore? Pensiamo a Gesù sulla Croce: aveva gioia? Eh no! Ma sì, aveva pace! Infatti la gioia, nel momento del dolore, della prova, diviene pace. Ecco perché un cristiano senza gioia non è cristiano; un cristiano che vive continuamente nella tristezza non è cristiano. A un cristiano che perde la pace, nel momento delle prove, delle malattie, di tante difficoltà, manca qualcosa”.
Quale il segreto per ridestare la speranza nel cuore?
Tornano alla mente altri numeri: quei due pani e cinque pesci offerti quale dono di sé che la misericordia del Padre ha trasformato in pane di vita per tutti.
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