“La Chiesa, l’Arte e gli Artisti” – Un cammino ricco di spunti e riflessioni

La rubrica “La Chiesa, l’Arte e gli Artisti”, iniziata il 2021, ha prodotto 24 interessanti interviste ad artisti, esperti d'arte, docenti e sacerdoti da cui sono emersi una serie di problemi che andrebbero affrontati in maniera più organica in un convegno di esperti del settore.  

Quando mi è stato proposto di seguire la rubrica arte, nell’ambito del giornale digitale Logos dell’Arcidiocesi di Matera-Irsina, ho preso tempo per riflettere e per capire come procedere. 

In fondo, accettare una tale sfida, un tale impegno, apprendere e conoscere qualcosa di nuovo, di interessante in relazione agli argomenti del sacro, del trascendente e della spiritualità che si esprimono nell’opera di un artista, sarebbe stato stimolante.

Certamente mi riconosco, per l’esperienza nell’impegno nelle organizzazioni di cittadinanza attiva, una capacità di coinvolgere, di far partecipare. In questo caso, significa coinvolgere chi nell’arte vive e crea, gli artisti, chi può approfondire e comprendere il rapporto tra la Chiesa e l’arte nel solco del messaggio di innovazione e di riconciliazione che fu tracciato dal Concilio Vaticano II. Accettata questa sfida, da dove cominciare?

Ho letto articoli, recensioni sul mondo dell’arte sacra, cercato scritti e documenti sull’argomento, per riuscire a trovare una idea interessante da cui partire. In questa ricerca mi sono imbattuto nell’Omelia che Paolo VI tenne nella Messa degli Artisti nella Cappella Sistina il 7 maggio 1964.

Questo documento ricco di spunti e di riflessioni diventa il punto fondamentale e ispiratore da cui nasce l’idea per un percorso sul tema del rapporto tra la Chiesa e l’arte. Da questo percorso di conoscenza è nata l’idea di un iter di interviste, in cui coinvolgere, come primo approccio, parroci e artisti del nostro territorio, per poi passare ad un coinvolgimento più ampio, con storici dell’arte, con teologi ed esperti di architettura e di liturgia sacra.

Il cammino è iniziato nel novembre 2021 con il titolo: “La Chiesa, l’Arte e gli Artisti”

E’ stato un viaggio esaltante, sia per le figure che hanno deciso di partecipare, sia per i contenuti espressi, anche critici, ma nel solco costruttivo, utile ad indicare la strada per riprendere e rinsaldare un rapporto nel rispetto reciproco. 

Sono passati 60 anni da quel 7 maggio 1964, quando Paolo VI ebbe l’intuizione profetica di incontrare gli artisti con l’obiettivo di riprendere un dialogo e ricucire un rapporto tra la Chiesa e l’arte che negli anni si era talmente affievolito provocando una condizione di lontananza e di distacco. Nella sua Omelia affermava che la creazione artistica è quella di “carpire dal cielo dello spirito i suoi tesori e rivestirli di parola, di colori, di forme, di accessibilità”. Far comprendere con l’opera artistica l’infinito e l’eterno, e renderli visibili quasi a poterli toccare con mano. La loro missione è non cadere nella superficialità, ma andare oltre ogni confine, nell’essere e nell’esistere, per non correre il rischio dell’ovvietà.

Paolo VI con la sua analisi/riflessione scruta in profondità il rapporto esistente, con tutte le sue implicazioni, tra la Chiesa e l’arte, e lancia un accorata richiesta, esortando gli artisti a superare ogni diffidenza e chiede loro: “Rifacciamo la pace? quest’oggi? qui? Vogliamo ritornare amici?……Noi dobbiamo ritornare alleati. Noi dobbiamo domandare a voi tutte le possibilità che il Signore vi ha donato, e, quindi, nell’ambito della funzionalità e della finalità, che affratellano l’arte al culto di Dio, noi dobbiamo lasciare alle vostre voci il canto libero e potente, di cui siete capaci”

Queste parti significative dell’Omelia, ma tutta nel suo complesso, rappresentano i capisaldi da cui è partito il percorso di interviste sul tema “La Chiesa, l’Arte e gli Artisti”.

Un impegno durato più di due anni (2021/2023) con 2 articoli di apertura per introdurre il tema e 24 interessanti interviste. Un percorso che è stato premonitore dell’importanza del tema che ha coinciso con l’incontro del 23 giugno 2023 che Papa Francesco ha avuto con gli artisti in occasione del 50° anniversario dell’inaugurazione della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani, ricevendo in udienza nella splendida aula della Cappella Sistina 200 tra pittori, scultori, architetti, scrittori, musicisti, registi e attori da tutto il mondo. Dalle parole di Papa Francesco pronunciate durante il suo discorso emerge il senso profondo di questo legame unico tra la Chiesa e l’Arte, che segna un rapporto definito “naturale e speciale”: “L’artista ricorda a tutti che la dimensione nella quale ci muoviamo, anche quando non ne siamo consapevoli, è quella dello Spirito. La vostra arte è come una vela che si riempie dello Spirito e fa andare avanti. L’amicizia della Chiesa con l’arte è dunque qualcosa di naturale. Ma è pure un’amicizia speciale, soprattutto se pensiamo a molti tratti di storia percorsi insieme, che appartengono al patrimonio di tutti, credenti o non credenti. Memori di questo aspettiamo nuovi frutti anche nel nostro tempo, in un clima di ascolto, di libertà e di rispetto. La gente ha bisogno di questi frutti, di frutti speciali.”

Hanno partecipato i parroci, da Frate Carlo Basile a Don Donato Giordano; gli artisti, da Nicola Filazzola a Ettore Frani; da Michel Pochet a Massimiliano Ferragina; esperti di arte, da Andrea Dall’Asta a Tommaso Montanari; da Claudia Manenti a Giuliano Albano, senza dimenticare tutti gli altri di cui si possono leggere le interviste su questo giornale.  

La prima domanda dell’intervista ha riguardato innanzi tutto una riflessione sul dialogo avviato da Paolo VI nel 1964, chiedendo se tale intervento avesse prodotto dei cambiamenti o tutto si era fermato. Le altre domande hanno riguardato una analisi delle chiese contemporanee dal punto di vista della forma architettonica, delle immagini liturgiche in essa presenti, del rapporto dei parroci con l’arte, cosa fare perché questa ripresa del dialogo non si arresti e possa produrre una rinnovata collaborazione tra la Chiesa e l’Arte.

Molti gli spunti. In riferimento alle chiese contemporanee, illuminante è una riflessione di Andrea Dall’Asta: “Non è un caso che le immagini liturgiche prediligano oggi forme banali e semplificate, fumettistiche, spesso derivate da manga giapponesi, dai contenuti immediatamente decifrabili, dalla facile e superficiale emotività. Troppo spesso, le scene sacre sono popolate da personaggi dai volti sdolcinati ed estenuati, teologicamente inattuali e spiritualmente innocui, se non drammaticamente malati… Tutto appare idealizzato e svuotato di ogni preoccupazione per la realtà attuale, oniricamente catapultato in una dimensione senza tempo. Insomma, l’immagine sembra appartenere a un mondo che non ha niente a che vedere con la vita reale”.

Come il pensiero di Claudia Manenti: “Se verso l’architettura c’è una qualche forma di interesse da parte dei parroci, se non altro perché devono celebrare e vivere dentro quegli edifici, nei confronti dell’arte siamo a livelli di lontananza siderale, oltre che di diffidenza…. Ma i giovani artisti non conoscono più i fondamenti della fede e i sacerdoti non sono interessati a stabilire un dialogo con questi ‘figli’ così problematici, perché sensibili e attratti dall’essenziale. Allora si riempiono le chiese di immagini stereotipate, banali e industriali che propongono un approccio superficiale alla fede. Perché le immagini che si espongono sono lo specchio della fede che si propone”.

O il pensiero di Massimiliano Ferragina sulla attualità dell’Omelia di Paolo VI: “Domanda impegnativa. Vorrò essere sincero. Paolo VI è oggi, per molti, anche uomini e donne di Chiesa, una voce che grida nel deserto. Appena la lettera fu pubblicata, certamente, c’è stato fermento, c’è stato confronto, ricerca di un dialogo, come il papa auspicava, poi, nonostante altri pontefici abbiano dedicato attenzione nel loro magistero a questo tema, mi sembra che tutto abbia perso vigore, linfa, motivazione, o che comunque sia rimasto ancorato a pochi artisti, soliti noti, ormai anche avanti negli anni che ne hanno fatto il loro “dialogo” occupando ogni possibile spazio o limitato ai giovani la possibilità di essere inseriti in questo pseudo dialogo.

Del pittore lucano Nicola Filazzola: “Con questa domanda hai toccato il tema che più mi rattrista, sicuramente il più insopportabile di tutto il nostro ragionamento e non riguarda solo le chiese costruite negli ultimi 50/60 anni nella nostra città; basta affacciarsi appena fuori Matera per trovarne di peggiori….. Queste chiese “omologate, anonime” come dici tu, più simili a granai che a luoghi di raccoglimento, avrebbero bisogno più che di opere artistiche, di essere ripensate. Esempi di architettura religiosa di alta qualità a cui ispirarsi non mancano. Penso alla chiesa di Ludovico Quaroni per il borgo La Martella a Matera”.

Come Don Donato Giordano: “Ministri di culto ben preparati possono incoraggiare nuove espressioni artistiche nelle loro chiese, inclusi progetti collaborativi, eventi culturali e iniziative che coinvolgano artisti locali, arricchendo la vita culturale e spirituale della comunità. Una buona formazione, infine, può fare dell’arte una risorsa pastorale anche nelle situazioni complesse, come la gestione del dolore, la consolazione in momenti di lutto o altre situazioni razionalmente incomprensibili dell’esistenza umana”. interventi così importanti che richiedono, anzi reclamano, ulteriori approfondimenti.

Per sottolineare, quanto sia importante l’Arte per la Chiesa, vorrei inoltre ricordare la Biennale di Venezia, inaugurata ad aprile scorso, dove il padiglione del Vaticano è stato allestito nel carcere femminile della Giudecca con il titolo: “Poesia con i miei occhi”, e che per il prossimo Giubileo il Vaticano organizzerà una mostra con Schiagal e Dali’.

In conclusione, chi avrà modo e tempo di leggere tutte le interviste, si renderà conto di quanto il rapporto tra la Chiesa e egli artisti sia importante e fondamentale. Concludo questo lungo cammino con la speranza che il percorso intrapreso possa continuare, affrontando altri aspetti del rapporto tra la Chiesa, l’Arte e gli Artisti, come la storia e la valorizzazione delle chiese contemporanee con la partecipazione delle comunità, la formazione dei parroci nella gestione e la salvaguardia del patrimonio artistico o il tema sempre attuale “Quale Arte Sacra oggi”, riprendendo il titolo di un convegno che si è svolto il 6 e 7 maggio 2022 promosso dalla Scuola di Alta Formazione di Arte e Teologia (Safat) della Pontificia Facoltà dell’Italia Meridionale (PFTIM) Sezione San Luigi di Napoli.

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Marino Trizio

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