Si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo.
Dagli Atti degli Apostoli (At 2,1-3)
Senza che gli apostoli se ne rendessero conto si attuava una promessa che Gesù aveva fatto nell’ultima cena.
Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità.
Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Dal Vangelo di Giovanni (Gv 14,16.17.26)
Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà.
Dal Vangelo di Giovanni (Gv 16,7.12-14)
Cinquanta giorni dopo la Pasqua, il sesto giorno del mese ebraico di Sivan, convenuti a Gerusalemme dai loro luoghi di origine, come richiesto dalla Legge, per festeggiare lo “Shavu’òt”, festa “delle settimane”, delle primizie” o “della mietitura” – sette settimane dopo la Pasqua, tempo tutto dedicato al raccolto – gli Ebrei si ritrovano partecipi di una grandissima sorpresa che cambierà la loro vita.
Pur essendo persone di lingue diverse (“siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e proséliti, Cretesi e Arabi”, cf. At 2,9-11), quegli Ebrei sono in grado di comprendere Pietro – proprio lui che un paio di mesi prima, per tre volte, aveva rinnegato Gesù – che annuncia sicuro di sé “le grandi opere di Dio”, la salvezza operata da Gesù, la morte a cui gli stessi Ebrei hanno portato il Signore della vita.
Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio.
Dal Vangelo di Giovanni (Gv 15,26-27)
Compunti, 3mila Ebrei si ravvedono e si fanno battezzare: “ricevono il dono dello Spirito Santo. Perché per loro è la promessa, per i loro figli e per tutti quelli che sono lontani, per quanti il Signore, nostro Dio, ne chiamerà» (cf At 2,38-39). Nasce la Chiesa: inizia un nuovo tempo storico.
Anche questo l’avvenimento che oggi festeggiamo – la nascita della Chiesa –, oltre a ricordare la discesa dello Spirito Santo sotto forma di lingue di fuoco sugli apostoli e Maria.
Inoltre utile far memoria della nostra Cresima e (ri)prendere consapevolezza che, come spiegava Paolo ai Corinti, tutti noi siamo “tempio dello Spirito Santo” (1Cor 6,19). E ricordare che il Signore mantiene le sue promesse.
Giornata di dialogo: una pace possibile nel mondo?
Ma forse anche su un altro aspetto ci conviene meditare in questa Pentecoste che festeggiamo tra venti di guerra: il dialogo che in questo giorno si instaura tra Pietro e gli Ebrei, molti di altre lingue (il contrario di quello che sei-sette anni prima accadeva a Babilonia quando, invece, il linguaggio di ciascuno era incomprensibile all’altro; cf Gen 11,1-9). La speranza che inizi un nuovo tempo storico di dialogo anche tra tutte quelle potenze che sono oggi in guerra: Russi contro Ucraini, Ebrei – ancora – contro Palestinesi, per citarne solo alcune.
Ma se il mondo si cambia a partire dal proprio piccolo, per cerchi concentrici, l’imperativo al dialogo è per ognuno di noi.
Inizio di un nuovo tempo, liturgico oltre che storico
Anche liturgicamente, la Pentecoste segna l’inizio di un nuovo tempo: la sera della Pentecoste termina il tempo di Pasqua e inizia la seconda tranche di tempo ordinario che, tra 27 settimane, ci porterà alla fine dell’anno liturgico, il 30 novembre.
Questo passaggio liturgico dal tempo pasquale al tempo per annum è segnato dallo spegnimento del cero pasquale, che può essere opportunamente enfatizzato durante la celebrazione eucaristica, con un piccolo rito, con una lettura (e un’acclamazione sulla luce) di una didascalia che sottolinei il significato del cero pasquale, simbolo – tra l’altro – del Cristo risorto, acceso durante la grande veglia pasquale e, poi, in tutte le celebrazioni del Tempo di Pasqua, che verrà spento nell’ultima celebrazione eucaristica di Pentecoste. Per essere riacceso nel resto dell’anno liturgico solo in occasione dei battesimi e dei funerali, primo ed ultimo incontro con Cristo risorto nella vita del fedele.
Celebrare la Pentecoste
La Pentecoste, insieme al Natale e alla Pasqua, è quella solennità per cui la liturgia prevede la possibilità una celebrazione prolungata di preghiera con un’abbondante liturgia della Parola: la “veglia di Pentecoste” che negli anni abbiamo spesso celebrato a livello diocesano e talora è stata anche celebrata nelle comunità particolari. Ad es., quest’anno le comunità parrocchiali di Pisticci nel Santuario della “Madonna del Casale” hanno invocato il dono dello Spirito Santo su tutta la Comunità e in particolare sui cresimandi.
In Diocesi sono altresì presenti diverse comunità, gruppi e cenacoli del Movimento del “Rinnovamento nello Spirito Santo” (RnS) che certamente sentono la solennità di Pentecoste in modo forte e negli anni hanno dato un concreto impulso alla celebrazione di momenti di preghiera diocesani in vista della Pentecoste. Quest’anno, nella domenica di Pentecoste, tutta la realtà lucana del RnS si riunisce nella Parrocchia “S. Giovanni Bosco” di Marconia secondo il programma allegato nella locandina per una gironata di approfondimento, preghiera e fraternità.
Una nuova Pentecoste per la Chiesa di Potenza
Nella Vigilia di Pentecoste, a Potenza, nella chiesa di “S. Giovanni Bosco”, ha celebrato l’eucaristia d’insediamento il nuovo vescovo, Mons. Davide Carbonaro, successore di Mons. Salvatore Ligorio, che ha lasciato l’amministrazione di questa Diocesi per raggiunti limiti d’età. “Con l’arcivescovo Ligorio, che saluto con affetto e stima, sappiamo che il ministero episcopale è un servizio radicato non sulle nostre capacità o i nostri progetti, ma in un continuo ascolto della voce di Gesù, maestro e Signore, che sussurra continuamente la sua Parola e dona il suo Spirito senza misura”, sono le parole di Carbonaro nell’omelia.
Anche per Potenza inizia un nuovo tempo. A lui i nostri auguri di un servizio proficuo e alla Chiesa di Potenza di una stagione ricca di doni dello Spirito.
E a voi tutti, cari lettori, l’augurio di saperci abbandonare al soffio dello spirito perché riempia le vele delle nostre esistenze e ci porti verso nuove terre meravigliose.
E che anche su di noi oggi scenda lo Spirito Santo, come su questi uomini dei nostri giorni che ha rappresentato Romano Perusini.
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