La spiritualità laicale, o meglio ancora, il cammino di santità proprio dei fedeli laici, consiste prevalentemente nel “consacrare a Dio il mondo stesso” scoprendosi, in forza del Battesimo, sacerdoti della vita e dentro la vita; offrendo a Dio l’esistenza di ogni giorno, carica della polvere della storia, delle sue contraddizioni, delle sue ambiguità ed anche delle sue attese. Profeti di una umanità che può essere visitata ed abitata da Dio. Costruttori di un regno di giustizia, di legalità, di pace, di amore.
La spiritualità laicale consiste nel vivere la Santità come dono non come “un semplice” compito da realizzare…Come laici siamo chiamati a vivere il nostro cammino di santità all’interno delle condizioni concrete della nostra vita, per cui la santità è legata alla maternità o alla politica, a scelte radicali di vita cristiana o al nostro lavoro, all’essere genitori o giovani figli.
Vivere in pieno la santità cristiana, per essere artefici e protagonisti del rinnovamento culturale e spirituale della società: questo il senso della spiritualità laicale.
Quella santità che si esprime nell’ordinarietà della vita quotidiana, tra famiglia, lavoro ed impegno sociale.
Quella santità che ci consente di emozionarci davanti al grande amore che Dio ha per ognuno di noi.
L’esperienza cristiana la si vive nel secolo, nella storia, aderendo profondamente alla realtà, assecondando adeguatamente le nostre propensioni (che potrebbero trasformarsi in carismi o rimanere solo dei talenti) ciò è importante anche nel modo in cui svogliamo la nostra funzione di educatori ( genitori, insegnanti, animatori di comunità etc.).
Se lo stile che deve contraddistinguere la vita della comunità cristiana è quello sinodale, il tema cruciale, per i fedeli laici, è la nostra appartenenza a quel “corpo ben compaginato e connesso” che è la Chiesa.
Una appartenenza che ci “costringe” (positivamente) alla corresponsabilità.
Ecco perché oggi è quanto mai necessario riflettere su quel necessario passaggio che si deve compiere come fedeli laici:
Dalla partecipazione alla vita ecclesiale alla corresponsabilità ecclesiale.
Dalla collaborazione ecclesiale alla corresponsabilità ecclesiale.
Si, oggi più che mai, nel tempo grave che viviamo a motivo della pandemia, la corresponsabilità laicale mette, o potrebbe mettere, in condizioni la Chiesa di dialogare con il territorio intercettandone bisogni e necessità.
Papa Francesco ci ricorda che la Chiesa deve «entrare in dialogo» non per «moda», tantomeno come «strategia» o per «aumentare i membri».
Siamo chiamati ad entrare in dialogo col mondo per attivare processi, generare novità, suscitare cambiamento, stupore e compassione;
· i cristiani per propria natura sono costruttori di futuro ( e il futuro oggi spaventa)
· i cristiani per propria natura sono costruttori di speranza (e la speranza sembra essersi eclissata)
· i cristiani per propria natura abitano il tempo sociale per ricucire (e oggi il tessuto sociale è quanto mai sfilacciato), pacificare, fecondare.
La vita, ormai lo sappiamo bene, si gioca con la capacità che abbiamo di “lievitare”…. lì dove ci troviamo e con chi ci troviamo.
E’ emblematico il titolo di un documento dedicato al laicato in preparazione ad un convegno ecclesiale nazionale con cui si invitavano i fedeli laici a “Fare di Cristo il cuore del mondo”.
Ecco, ci è chiesto in questo tempo di pandemia di occuparci del cuore di questo nostro mondo. Facendoci lievito che fermenta la pasta del mondo. Luce che illumina. Sale che da sapore!
Laici nella storia
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