Suonano i campanelli. Dietro la porta c’è qualche ragazzino che grida: “Le palme!”. Ed è festa, complice il clima primaverile che spesso caratterizza questa mattinata.
E i ragazzini, che così si sentivano utili, diventavano ambasciatori di pace e di gioia e venivano fatti dono di una mille lire. E tutti avevano l’idea di essere entrati in quel clima pasquale che vuol dire gioia, rinascita, novità. Una tradizione ormai declinata che magari ha ceduto il posto al “Dolcetto o scherzetto” della vigilia della solennità di Tutti i Santi.
“Osanna al Figlio di Davide”
Non tramonta invece la tradizione di radunarsi numerosi presso il sagrato della propria chiesa parrocchiale, o in altro luogo stabilito, per commemorare l’ingresso di Gesù a Gerusalemme di 2000 anni fa e iniziare così quella settimana che inizia con la domenica delle Palme con la memoria della passione e terminerà domenica 31 marzo con la Pasqua di Resurrezione.
È la settimana santa, il clou dell’anno liturgico, che è la sintesi in un anno della storia della salvezza ma che in questi giorni ripercorre in scala temporale “uno ad uno” l’ultima settimana di vita di Gesù. Uno zoom speciale sulle ore della storia in cui cambia il destino dell’umanità. A detta di qualcuno, quella di domani –poi seguita dalla messa “in cœna Domini” del giovedì santo – è la celebrazione più accorsata di tutto l’anno. Positivamente responsabili anche le possibilità che ci offre la liturgia per la regia questa celebrazione che prevede – oltreché di far memoria dell’ingresso trionfale di Gesù nella città santa –la proclamazione del vangelo (la passione) a voci alterne. E attrae inoltre tanti fedeli la tradizionale consegna delle palme benedette.
Le parole del canto “Osanna al Figlio di David, osanna al Redentore” ci rendono parte nell’oggi della liturgia di quella folla esultante che, stendendo per terra mantelli e fronde tagliate dai campi – e prendendo in mano rami di palma, segno di vittoria, secondo l’evangelista Giovanni –accoglieva Gesù che entrava a Gerusalemme per la Pasqua seduto mite su un’asina. Il seguire come popolo di Dio il sacerdote che in persona Christi guida anche quest’anno la processione, ci invita a seguire Gesù sulla via della croce e sino alla croce, più delle folle di 2000 anni fa che poi qualche giorno dopo gridarono ‘Crocifiggilo!’, per giungere con lui alla Gerusalemme del cielo.
In diretta streaming la celebrazione eucaristica delle 11 presieduta dall’Arcivescovo in Cattedrale
Per questa occasione (come ormai per poche altre, visto che ormai tale modalità – terminata l’emergenza sanitaria da Covid-19 – non è più ammissibile), per gli anziani e gli ammalati che fossero impossibilitati ad uscire di casa, considerata la rilevanza che questa giornata riveste nel sentire comune, in forza di quell’unità – parente stretta della pace – insita nella giornata delle palme, Logos trasmette in diretta streaming l’Eucaristia presieduta alle 11 dal nostro Arcivescovo in cattedrale, accessibile cliccando sulla seguente maschera.
La croce fiorita
Segno eloquente della liturgia di oggi, oltre le palme e il colore rosso “martirio” dei paramenti liturgici del celebrante, è la croce “fiorita” che un ministrante porta in processione.
Il segno duplice di morte e vita che la liturgia ci propone con la proclamazione dei due passi evangelici dell’ingresso festoso e solenne di Gesù in Gerusalemme e della passione (episodi che in quest’anno “B” ascolteremo nella versione di Marco). E la croce fiorita è segno che dall’offerta di Gesù nasce la vita: l’albero di morte diviene albero di vita, quello che campeggiava in principio al centro dell’Eden!
Il ramoscello d’ulivo
“Auguri di pace” sentiremo dirci e diremo domani! Sì, non è una tradizione liturgica ma un’usanza umanamente bella a cui rimanda il segno del ramoscello di ulivo. Lo stesso ramoscello che una colomba portò a Noè nell’arca alla fine del diluvio universale. E allora, soprattutto in quest’epoca segnata da conflitti e tensioni, può essere quanto mai bello e appropriato scambiarci questo augurio insieme ad un ramoscello di pace. Anzi, portare un ramoscello a chi vive in rapporto di tensione con noi o ad un ammalato solo può voler dire iniziare con il piede giusto la settimana santa.
E i ramoscelli benedetti che avanzano? Verranno bruciati per essere imposti sul capo dei fedeli il mercoledì delle ceneri del prossimo anno.
Buone Palme a tutti dalla redazione di Logos-Le ragioni della Verità!
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