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Via Crucis in formato testo
Il racconto degli ultimi momenti della vita di Gesù, presentati dall’evangelista Giovanni, è stato motivo di riflessione durante la prima parte di questa Quaresima ed ora, attraverso questi testi scritti, diventa meditazione.
Ogni stazione è una preghiera rivolta a Gesù. Guardando la storia attuale, il tempo difficile che stiamo vivendo, le tante ingiustizie che stanno alla base di ogni conflitto, il bisogno di pace in un mondo in continua tensione e in guerra, il disprezzo per la vita, la ricerca di un futuro di speranza, soprattutto tra i nostri giovani di Basilicata la preghiera diventa consolazione per la vita.
È proprio la voce di questi ultimi che riecheggerà come riflessione in chiusura ad ogni stazione, riproponendo alcuni dei testi già meditati durante la Via Crucis che la Pastorale giovanile di Matera-Irsina ha offerto per le strade di Pisticci.
Canto
Sac. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Tutti Amen
Sac. Il Signore sia con voi.
Tutti E con il tuo spirito.
Prima Stazione: La preghiera di Gesù (Gv 17)
Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo
Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo
“Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo”.
Gesù, quanto amore e sofferenza nelle tue parole rivolte al Padre! Non c’è solo la sofferenza del cuore che hai voluto battesse nella carne che hai assunto pur essendo Dio. C’è la mirabile sintesi della tua missione di Dio-Uomo tra gli uomini, che raccoglie ogni gemito, ogni grido inascoltato, ogni solitudine confinata tra quattro mura, ogni violenza bagnata nel sangue innocente su arida terra: umanità sterile, incapace di partorire amore ma solo vento. Sei passato tra i nuovi lebbrosi e malati che la nostra civiltà ha reso impotenti, tacciandoli e confinandoli come scarto in questa società. Hai parlato a cuori aridi e freddi raccogliendo i loro gemiti, aliti fievoli di vita, riaccendendo la speranza…Ora anche tu, Gesù, prima di affrontare il momento che porta a compimento il tuo dire e operare, presenti questa umanità ferita dal peccato a Dio Padre, perché, incominciando dai tuoi discepoli, uomini di Chiesa, siano capaci di tessere relazioni d’amore, di fraternità, con il sigillo del perdono.
Anche i nostri giovani “sperimentano l’ingiustizia e la difficoltà di trovare un lavoro dignitoso. Si sentono oppressi e discriminati in un sistema dove spesso il merito e il talento non sono premiati come dovrebbero e anni di fatiche o di studi non vengono ripagati” (Giovani di Pisticci).
Momento di silenzio
“Tu, Gesù Dio, preghi e obbedisci a Dio!
Piangi lacrime umane.
Tu, Gesù Dio, preghi e obbedisci a Dio!
Accendi di luce
il cammino della storia
intriso di pianti
costellato di ferite
stillanti dolore”.
Canto
Seconda Stazione: L’arresto di Gesù (GB 18, 1-11)
Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo
Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo
“Dopo aver detto queste cose, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cedron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi”.
Quanti baci nel giardino della vita, Gesù! Sono baci d’affetto sincero che rafforzano legami familiari e che tu ben conosci attraverso l’affetto di tua Madre, Maria, di chi hai scelto come padre, Giuseppe, dei tuoi parenti e di quanti ti hanno voluto bene, come Simeone e Anna nel Tempio! Sono baci d’amore di chi consegna la propria vita nelle mani dell’amato/a, si apre alla vita e genera vita. Nella storia d’amore di Cana di Galilea, per intercessione di tua Madre, hai trasformato l’acqua in un vino migliore del primo! Con te, Gesù, l’amore familiare, anche se ferito, non solo guarisce ma acquista più valore. Nello stesso giardino della vita hai sentito l’amarezza del bacio del tradimento che ti ha consegnato agli aguzzini e ha ridotto il tuo corpo, profumato d’amore e di misericordia, in brandelli di carne dissacrata. Gesù, quanti amori malati, nel giardino della vita, si consumano quasi sempre in femminicidi, omicidi, suicidi! E’ la cultura della morte che prevale su quella della vita che tu hai liberamente donato perché noi la ritrovassimo.
“La solitudine di Gesù assomiglia molto alla solitudine che spesso noi giovani viviamo; una solitudine non solo fisica, ma anche e soprattutto interiore: incompresi, non ascoltati, abbandonati alle nostre ansie e alle nostre difficoltà, con lo sguardo perso verso un futuro sempre più incerto… Soli perché facciamo fatica a trovare il nostro posto nel mondo ancor più nelle piccole realtà dei paesi in cui viviamo” (Giovani di Craco).
Momento di silenzio
Quanta sofferenza nel corpo,
quanta amarezza nel cuore
nel groviglio di tante storie!
Dove cercarti, Signore?
Amore per te
ma anche fatica
che diventa grido d’aiuto
per ridare senso
alla vita segnata
da profonde ferite.
Nel tempo senza tempo
prigionieri delle nostre miserie
ti giudichiamo, Signore,
autore d’ogni male
senza scrutarci dentro
dove la danza
trasformata in passi sconnessi
perde il ritmo
musica senz’anima
di note stonate.
Canto
Terza Stazione: Gesù davanti ad Anna e Caifa (Gv 18, 12-24)
Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo
Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo
“Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo»”.
Anche tu, Gesù, catturato e legato per essere giudicato e giustiziato! Passi davanti a uomini che puntano il dito sulla tua umanità solo perché diversa dalla loro, perché mite, che semina la pace e che ha come fondamento la giustizia! Gli uomini come te danno sempre fastidio perché sono costruttori di un NOI che non mortifica alcun IO, un noi rivoluzionario e nel contempo pacifico e pacifista.
Un NOI che traccia solchi di libertà in cui custodire piccoli semi di speranza, e, nel riconoscere pari rispetto e dignità alle diversità che popolano il mondo – di colore, cultura, religione -, esalta la bellezza e la ricchezza dell’unica unicità che merita in questa vita: la fratellanza, al di là e al di sopra di tutto.
Ma qualcuno ha deciso che “è conveniente che uno solo muoia per il popolo”. La paura dell’altro porta molti a disprezzare quei barconi della fortuna, spesso in balia di onde capaci di risucchiare nelle profondità corpi inermi e innocenti, invece che ritenere l’altro patria e casa comune. Così il tuo corpo, ingoiato nelle logiche politiche e religiose di convenienza, di opportunismo per le quali logiche il bene comune si rivela l’impasto ottimale per uno slogan propagandistico anziché la meta, la causa e l’effetto.
“Anche noi giovani molto spesso ci sentiamo costretti a farci carico di situazioni che ci stanno strette, ma ogni volta che con gratuità andiamo incontro a qualcuno che soffre, qualcuno che è perseguitato e inerme, condividendo la sua sofferenza, aiutiamo a portare la croce stessa di Gesù, divenendo degni dell’opera salvifica del figlio di Dio” (Giovani di Bernalda).
Momento di silenzio
Quante tempeste, Signore,
agitano la vita d’ogni giorno!
Quanto dolore genera
profonde ferite che lacerano il cuore!
Quanta fatica per scrutare l’oltre
mentre l’ombra s’alterna alla luce!
Maestro di vita tu sei, mio Dio,
spogli l’animo nella fatica
che, libero,
dopo ogni tempesta
sotto la volta dell’arcobaleno
torna a navigare.
Canto
Quarta Stazione: Rinnegamenti di Pietro (Gv 18, 25-27)
Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo
Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo
“Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo sono»”.
Gesù, prima venduto con il bacio di chi hai continuato a chiamare amico, ora rinnegato da chi hai riconosciuto primo tra gli apostoli! Che tristezza! Che squallore! Proprio i tuoi, quelli più vicini a te, che tu hai scelto e dei quali ti sei circondato e fidato, ora ti rinnegano, scappano, si nascondono. Pensano di salvare il posto che occupano lasciandoti solo. E’ sempre così! Ancora oggi nella Chiesa, purtroppo, prevalgono le logiche di cavalcare l’onda del successo, della posizione da difendere (penso a quanto erano orgogliosi i discepoli quando operavi liberazioni e miracoli); prevale la paura e il nascondimento difendendo se stessi e abbandonandoti in mano a quanti ti denigrano. E’ sempre così: sul carro del vincitore si cerca l’angolino in cui acquattarci ma chi e quanti sono disposti a condividere l’amarezza del vinto? C’è bisogno, Gesù, di ravvivare quell’amore che abbiamo percepito quando, passando lungo le rive dei nostri lidi, chiamandoci uno a uno, ce l’hai manifestato. Donaci di essere innamorati di Te e della tua Chiesa per non venire meno nell’ora della prova.
“Molto spesso anche noi abbiamo paura di cadere di fronte alle difficoltà e agli ostacoli che la vita ci pone. L’ansia è un’emozione che compromette la nostra vita, che ci isola e ci mette in dubbio… È importante ricordare che non siamo soli nelle nostre lotta con l’ansia e che chiedere aiuto è un segno di forza, non di debolezza. Attraverso la preghiera e la fede, possiamo trovare conforto e speranza, ricordando che anche nelle nostre cadute siamo amati e accolti da Te” (Giovani di Montalbano).
Momento di silenzio
Signore, c’è buio attorno a me,
indecisi i passi
spezzate le parole
nella casa silenziosa
aspetto il tuo passare
per invocare il tuo aiuto.
Signore, mi perdo
nelle tenebre fitte
tra vie senza varco
precipitato in una notte
fra fallimenti senza fine
in un’amara solitudine.
Signore, c’è assenza di luce,
cieco, cerco te
impasti di terra i miei occhi,
novella creazione
che plasma vergine vita
a ritrovar sorriso.
Canto
Quinta Stazione: Gesù davanti a Pilato (Gv 18, 28-40)
Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo
Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo
“Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest’uomo?». Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire”.
Una religione, la tua, che nell’abbondanza di bene e di cuore non ha bisogno di prescrizioni, Gesù! Una religione che smaschera e che libera da incrostazioni e tradizioni senza Dio, la cui attenzione non è più sull’uomo che cerca pienezza di vita per completarsi “uomo”, ma si riduce a coltivare forme di populismo, di consenso, lavandosene le mani di fronte ad ogni tipo di responsabilità. Dove tu, Signore della storia e della vita, vieni insultato, schiaffeggiato e umiliato. Quanta falsità e arroganza esprime il potere costruito sulla pelle della povera gente sfruttata, venduta, usata come scudo umano, violentata e uccisa, non una sola volta, ma più e più volte per conseguire i fini più biechi. Quanta ingiustizia grida all’orrore nei genocidi che in tante parti della terra si perpetrano, alcuni ogni giorno raccontati e visibili nelle nostre case, altri nascosti e mai citati! Continuiamo a lavarci le mani, come Pilato ha fatto con te Gesù, mentre il grido silenzioso di bambini, ragazzi, giovani, anziani, invoca un sorso d’acqua, un pezzo di pane.
“… che la resistenza e il coraggio di Gesù davanti alla condanna di Pilato possano ispirare i giovani a essere coraggiosi nel perseguire la giustizia e l’uguaglianza nel mondo del lavoro. Ispirati a lavorare con impegno per un futuro di speranza e prosperità per tutti e ritrovando la fiducia nel suo amore e nella sua provvidenza” (Giovani di Pisticci).
Momento di silenzio
Alla tua presenza, Signore,
splendente di bellezza
consegno il grido stremato
di questo mondo impaurito
sospeso
tra un doloroso presente
e un futuro incerto
alla ricerca dello stupore
di quell’amore che sana.
Alla tua presenza, Signore,
luce sfolgorante
che apri al domani
con lo sguardo al passato
segnato dalla Legge
scritto dai Profeti
in cui l’audacia
svuota le paure
e spalanca a nuovi orizzonti.
Canto
Sesta Stazione: La condanna a morte (Gv 19, 12-16)
Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo
Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo
“Era la Parasceve della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso”.
Gesù, c’è pressione su Pilato da parte dei sacerdoti che incitano la folla. C’è pressione per una sentenza che Pilato deve concedere a quella parte di mondo a cui tu risulti scomodo. I capi religiosi e la gente vogliono un condannato per poter confermare che le voci che già circolavano sui social del tempo erano vere. L’importante è avere un capro espiatorio e buttarlo in prima pagina, come prima notizia. E tu, Signore, sei la persona giusta. Si lasciano coinvolgere in grida e urla solo perché ci sono altri che lo fanno. E così attraverso un processo sommario, la sentenza di condanna svela tutti i retroscena di una manipolazione che non è conforme alla giustizia, danneggiandola. Si alimenta così il male, perché tu Gesù, che sei il sommo bene, vieni messo a tacere. Almeno così pensano. Ma c’è di più: in questo tempo stiamo assistendo all’ingiusta condanna di popoli destinati a morire. Invasioni, attentati, stupri, sangue innocente versato inutilmente, vendette e ritorsioni senza precedenti. “Crocifiggilo! Crocifiggilo!” (Mc 15, 13-14 ecc.). E’ il grido di uomini che hanno perso l’anima, non avvertono più che l’altro, chiunque esso sia, è carne della sua carne. Gesù, in quale direzione sta andando questa umanità che continua a lavarsi le mani? C’è sempre qualcuno che paga per tutti!
“Questo è il senso pieno del prendersi cura: rendere le relazioni libere, vere, che sappiano esaltare e dare valore a quell’unicità irripetibile che Dio ha pensato per ciascuno di noi. Facciamoci prossimi gli uni gli altri e curiamoci sostenendoci nel cammino della vita, soprattutto nei momenti più difficili, come fa Veronica, asciugando il volto insanguinato e ferito di Gesù” (Giovani di Montescaglioso).
Momento di silenzio
Signore, questo è il tuo Vangelo?
Folli parole
scelta coraggiosa
di corpo crocifisso
di spine sulla testa
di cuore squarciato.
Signore, qual è il tuo messaggio?
Disarmare soprusi
seminando perdono
contro
torti maggiori
continue iniquità.
Signore, perché anch’io dovrei?
Qui, dove la vendetta
guida la logica dell’umana giustizia
bagna di sangue la terra
delirio
di misera onnipotenza.
Signore, cancelli la legge del taglione?
Debelli la tirannia
annienti le passioni
e con fili d’oro
tessi relazioni d’amore
unica irriducibile verità.
Canto
Settima Stazione: La crocifissione (Gv 19, 17-22)
Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo
Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo
“Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei»”.
Ecco il luogo detto Cranio, in ebraico Golgota, dove sarai crocifisso, caro Gesù! In latino questa piccola collina, che ha la forma di un cranio, si dice “calvaria”. Ogni condannato, secondo la legge romana, doveva portare sulle spalle il “patibulum”, un’asta orizzontale che variava tra i due metri e due metri e mezzo. Su questo legno veniva inchiodato per poi essere issato sullo “stipes”, un’altra asta di legno verticale già fissata nel terreno. Ma a volte veniva portata l’intera croce su una spalla. E’ quanto hai dovuto sopportare tu, Gesù. E tu, crocifisso, guardi i tanti, troppi crocifissi della storia: carestie, mancanza di libertà, milioni di persone costrette a stare nei campi profughi, corpi di donne dilaniati da stupri di massa, bambini deturpati nella loro innocenza, genti disperse a causa delle guerre, intere popolazioni abbandonate a se stesse senza acqua e cibo,… Tu, Gesù, crocifisso tra i crocifissi per ridare speranza, per dirci che l’inferno sulla terra può ritornare ad essere Paradiso, basta poco: l’uomo ritorni ad essere uomo tra gli uomini, e abbia come metro di misura dell’amore le tue parole “come io ho amato voi”.
“La sofferenza di Gesù ci interpella profondamente, portandoci a riflettere su tutte le forme di dolore e di angoscia che affliggono i giovani. Pensiamo a quanti di noi sono schiacciati dal peso delle aspettative, dalla pressione sociale e dalle esperienze negative. Guardando Gesù sulla Croce, possiamo trovare conforto nel fatto che egli ha conosciuto ogni forma di sofferenza umana e la sua passione in qualche modo ci dà coraggio, perché ci mostra che, anche nelle situazioni più buie e disperate, c’è speranza e salvezza” (Giovani della S. Famiglie in Matera).
Momento di silenzio
In alto sulla croce vetta d’amore
reggi l’estremo
e alle mani che ti crocifissero
che volevano farsi storia, ieri
come ancora, i cocci di
un’argilla che si sgretola
e torna polvere
In alto salirai, Signore,
più in alto
della ferita che ti sanguina
e ci lava
che salvò noi e uccise te
che aprì i nuovi cieli nel cielo ampio
di una chiesa nascente – tu
Passione delle nostre passioni
ricordi il respiro che andava a spegnersi
le lingue di fuoco che si posarono lente sul petto già lacero e l’ultimo dono
l’alito di vita con cui chiedesti
per noi
il perdono.
Canto
Ottava Stazione: La divisione delle vesti
Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo
Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo
“I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato – e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte. E i soldati fecero così”.
Il tuo, Gesù, è un corpo già piagato, flagellato, insultato, sputato, che gronda sangue, ma non basta. Quel corpo, ora spogliato, viene mostrato come spettacolo per tutti. La dignità della carne ricoperta da quattro parti di vesti e dalla tunica viene derisa. La stessa tunica, insieme alle vesti, viene presa quale trofeo da portare a casa, come ricordo da mostrare nel tempo. Ma il significato è ancora più profondo. Secondo la tradizione la tua tunica indivisa rappresenta il simbolo della Chiesa. S. Agostino dice che le vesti furono divise in quattro parti, indicando così che la Chiesa, diffusa ai quattro venti, sparsa nel mondo, rimane sempre una. Anche S. Cipriano sottolinea: “Questo mistero dell’unità questo vincolo della concordia… viene raffigurato quando nel Vangelo la tunica del Signore Gesù Cristo non viene affatto divisa né stracciata… Non può possedere le vesti di Cristo colui che scinde e strazia la Chiesa di Cristo… Col mistero della tunica e col simbolo di essa, Cristo raffigurò l’unità della Chiesa”. Una Chiesa, la tua Gesù, che ha bisogno di uscire dalle lacerazioni che non giovano a nessuno. Il volto della Chiesa non è quello che viene mostrato dai tanti cultori del sacro, intenti a difendere posizioni inconciliabili con l’unità della Chiesa. Giudizi continui e attacchi gratuiti contro il tuo Vicario, il Papa, i tuoi pastori, senza ascoltare la voce dello Spirito che parla oggi e ci indica la strada da seguire, riscoprendo l’obbedienza e la comunione con l’autorità costituita e voluta da te, Maestro e Signore.
“Ed ora quella tunica senza cuciture resta lì, integra per noi: ce la doni Signore, per poterci rivestire della tua stessa verità perché anche così, nudo, non smetti di essere quello che sei” (Giovani di Craco).
Momento di silenzio
In alto, sempre più in alto, Gesù!
Riveli il tuo patire
sulla vetta dell’amore.
Crocifisso
da mani di uomini
che stringono i cocci della storia
argilla ormai crepata
si sgretola
ritornando polvere.
In alto salirai, Signore!
Dio fragile e indifeso
nei deserti
morso da serpenti velenosi:
passione che genera passione
nella ferita mortale
che sanguina e lava
per rinascere a nuova vita
protesa verso cieli aperti.
Canto
Nona Stazione: Gesù e sua madre
Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo
Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo
“Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé”.
E’ il momento del distacco tra te, Gesù, e tua Madre, Maria! Che scena drammatica quella dell’impotenza di Maria davanti alla tua crocifissione! E’ una scena che tantissime volte, purtroppo, abbiamo visto ripetersi ogni volta che una madre ha assistito impotente alla morte del proprio figlio: ciò che veramente strazia in quello stabat di Maria è appunto l’abissale impotenza a fronte dell’amore smisurato. Non c’è dolore e ingiustizia più grande. Eppure in Maria questo momento, così cruento e doloroso nell’animo, si trasforma in fecondità maggiore di quando ti ha generato e nonostante sia afflitta, sta procreando una vita nuova che scorre dal tuo fianco squarciato. Diventa Madre ancora una volta, ma da questo momento Madre di tutta la tua Chiesa che accoglie nei discepoli, rappresentati da Giovanni, e da quanti incominceranno a farne parte. Ecco perché d’ora in poi dove c’è la Chiesa, nata ai piedi della croce dal tuo costato, Gesù, c’è Maria che prega, consiglia, sostiene, accompagna l’agire della Chiesa. E’ stato così a Pentecoste, lo è tutt’ora in ogni azione della Chiesa che si raduna, prega, celebra l’Eucaristia, accoglie la potenza dello Spirito Santo e si lascia guidare.
“Anche nelle nostre vite, la famiglia può essere rifugio di amore e supporto, un luogo dove trovare conforto e forza in qualsiasi momento. Noi, giovani di oggi, ci troviamo ad affrontare molte sfide nel nostro percorso di crescita. La famiglia non sempre è un porto sicuro, un luogo di accettazione incondizionata, di ascolto attento e di guida amorevole” (Giovani della S. Famiglia – Matera).
Momento di silenzio
Vergine Santa, Immacolata,
vittoriosa in ogni fatica
continua a scacciare anche per noi
la seduzione dell’inganno
che ci trascina lontano
dalle braccia dell’Amore
verso la sterilità dell’abisso.
Mamma Maria, Immacolata,
donna tra le donne
che ben conosci ogni dolore
ogni desiderio d’affetto umano
presenza di Dio tra noi
dal cielo calato sulla terra
portaci con te sulla Via: Gesù!
Canto
Decima Stazione: La morte di Gesù
Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo
Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo
“Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito”.
Gesù, stai per morire e anche tu in quel momento estremo, hai sete. La medicina ci insegna che la sete, in quel momento così straziante, manifesta la febbre, causata dalla infezione tetanica e della perdita di sangue. Tu, Gesù manifesti la tua sete portando a compimento la Scrittura, così come troviamo scritto nei salmi (Ps 21/22,16; 41/42,3; 68/69,22; 62/63,2). Tu, Gesù, hai accolto questo gesto di pietà per dichiarare, subito dopo, che hai portato a termine la missione che il Padre ti aveva affidato “consegnando lo spirito”. Il dono di te all’umanità è, al tempo stesso, obbedienza e amore rivolto al Padre. Potremmo dire che, proprio contemplando il patibolo della croce sulla quale sei stato crocifisso, scopriamo l’amore orizzontale che abbraccia gli uomini e quello verticale che viene da Dio e ritorna a Dio. Guardando la croce ci rendiamo conto che la tua storia non finisce sul calvario. L’ultima parola di Dio è esattamente la tua risurrezione sulla quale poggiamo la nostra fede e la nostra speranza: in una parola, il nostro con-vergere sempre a Te.
“È un mistero grande, Gesù: ci ami morendo, compiendo la volontà del Padre. Tu resti in croce, e basta. Non provi a spiegare il mistero della morte, fai di più: lo attraversi con tutto il tuo corpo e il tuo Spirito. Un mistero grande, che continua ad interrogarci, ci sfida, ci invita ad aprire gli occhi, a saper vedere il tuo amore anche nella morte, anzi a partire proprio dalla morte. È lì che ci hai amati”. (Giovani di Bernalda).
Momento di silenzio
A noi, doni ancora il tuo Santo Spirito,
noi da Te scelti
come vero Tempio
nell’intimità feconda
che genera passione
che spazza ogni miseria
colmando di ricchezza
ogni attimo di vita.
Canto
Undicesima Stazione: il colpo di lancia
Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo
Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo
“Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso.E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”.
Gesù, ormai sei morto. Sembrerebbe tutto finito! E invece no: tutto è compiuto! Infatti ci hai lasciato le tue vesti, la tua tunica, tua Madre, lo Spirito, il sangue e l’acqua. A pensarci bene, una grande sorgente di vita. La morte vittoriosa in realtà è già distrutta. Il colpo di lancia che trafigge il tuo cuore fa scaturire, dalla ferita che procura, la nascita della nuova umanità. Solo guardando, contemplando, meditando, pregando questa duplice fonte d’amore – acqua e sangue -, simbolo dei sacramenti della Chiesa, riusciamo a capire che il Dio che ci hai rivelato è Dio Amore, per noi bisognosi d’Amore. Sei il nuovo Adamo, Gesù. Dal tuo costato aperto nasce la nuova Eva, la tua Sposa, la Chiesa. E’ questo il motivo per cui il grande squarcio della lancia continuiamo a vederlo come un invito ad accedere misticamente al tuo Cuore, Gesù. La vita non è finita, non è distrutta: nasce, si trasforma in vita eterna e proprio da questo altare della croce inizia la nascita e la missione della tua Chiesa. Conferma in noi la fede nel dolore e donaci la lungimiranza profetica di vedere il dono prezioso e traboccante che racchiude.
“Noi giovani affrontiamo il futuro con una miscela di speranza e, spesso, anche timore. Il futuro rappresenta un territorio sconosciuto, pieno di opportunità e di sfide. Mentre molti giovani sono entusiasti di esplorare nuove possibilità e realizzare i propri sogni, altri possono sentirsi sopraffatti dall’incertezza e dalle pressioni che il futuro porta con sé. Affrontare il futuro richiede resilienza, adattabilità e fiducia in se stessi” (Giovani di Montalbano).
Momento di silenzio
Ogni male, figlio del peccato,
tu perdoni, Signore,
con il sangue versato dal patibolo.
La Croce s’illumina,
vince il dolore
distrugge la morte,
appare nella gloria
tra fiumi di uomini
rinati a vita nuova.
Sconfitta ogni pena
ammainato il vessillo della sentenza
cerchi, Gesù, ogni lebbroso,
piagato da ferite
impresse nel cuore
nella mente trafitta
da sguardi di lame affilate,
offri l’amore che lava
ogni errore abiurato.
Canto
Dodicesima Stazione: La sepoltura
Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo
Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo
“Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di àloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù”.
Un corpo il tuo, Gesù, che è stato disonorato, disprezzato, umiliato mentre ora, con la deposizione dalla croce, riceve grandi onori tanto da essere reposto in un sepolcro nuovo. Ci sono due uomini, capaci di vincere la paura, che chiedono e ottengono di prendere il tuo corpo ormai inerme e senza vita. Si tratta di Giuseppe di Arimatea e di Nicodemo. Questi reca con sè una mistura di mirra e aloe di trenta chili! E’ una mistura abbondante di profumo che ricorda l’amore grande e generoso che il Dio che ci hai rivelato dona ad ogni uomo piagato nel corpo e nello spirito. E’ il tuo profumo, Gesù, al quale tutti noi attingiamo per essere oggi nel mondo lo stesso profumo (2 Cor 2,14ss). Ora comprendiamo cosa volevi dire quando affermavi: “se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12, 24). Sei pane, cibo, eucaristia, mistero divino del nutrimento di cui tutti noi abbiamo bisogno per non essere inghiottiti dalle nuove ideologie, dai contenuti liquidi e senza speranza, senza un futuro di vita.
“I giovani di oggi sono tentati da tante false illusioni, che possono assumere varie forme: droga, alcol, gioco d’azzardo, internet, social media, ecc. Queste dipendenze portano a cadere, a perdere il senso della vita, a isolarsi, a distruggere se stessi e le relazioni. Sono cadute che sembrano irreversibili, che fanno sentire soli, inutili, disperati. Ma Gesù ci mostra che non è così. Che nessuna caduta è definitiva, che nessuna dipendenza è invincibile, che nessuna vita è irrecuperabile” (Giovani di Marconia).
Preghiamo:
Sopra il popolo che ha commemorato la morte di Cristo tuo Figlio, nella speranza di risorgere con lui, scenda, Signore, l’abbondanza dei tuoi doni: venga il perdono e la consolazione, si accresca la fede
e l’intima certezza della redenzione eterna.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
Benedizione
Canto
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