Uno dei problemi che assilla la società civile meridionale, in questo periodo particolare, è l’Autonomia differenziata che è quel provvedimento di legge, all’esame del Parlamento, col quale si intende pervenire a modifiche costituzionali che permetterebbero alle regioni italiane di gestire una grandissima parte delle competenze amministrative che oggi sono dello Stato.
Detto ciò, si cercherà di entrare nel cuore dell’argomento descrivendo il perché qualche forza politica ha proposto questa variazione di competenze amministrative, quali sono le posizioni che la politica sta assumendo, le azioni che la società civile sta mettendo in campo a tutela di diritti che potrebbero essere calpestati.
La forza politica più favorevole all’Autonomia differenziata è la Lega che nel Governo attuale esprime anche il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, il quale nei mesi addietro ha presentato una bozza del disegno di legge che sta facendo il suo cammino parlamentare iniziando dal Senato dove si avvia la fase iniziale della sua lettura. La bozza di legge è molto criticata da esponenti dell’opposizione politica, sono invece favorevoli, anche se cautamente, gli altri due partiti della maggioranza di governo.
Il progetto di riforma, presentato dal ministro Calderoli, spinge sul percorso di decentramento di diverse competenze, oggi attribuite alla potestà concorrente tra Stato e territorio, come salute, lavoro, ambiente e istruzione. La proposta non piace a molti sindaci, soprattutto del Sud. Un problema grave di questo progetto è costituito dal fatto che se l’autonomia differenziata non finanzia il recupero della grandissima differenza dei livelli essenziali delle prestazioni tra regioni, in particolare tra Nord e Sud, la situazione attuale peggiorerà ulteriormente.
Fatta questa lunga premessa, si può parlare dell’incontro organizzato lo scorso primo marzo alla Casa delle tecnologie a Matera dal Circolo culturale La Scaletta che ha convocato un gruppo molto nutrito di sindaci, di associazioni e di rappresentanti istituzionali, provenienti dalle regioni limitrofe di Puglia, Calabria e Campania, oltre che da tutta la Basilicata. Insieme essi hanno condiviso le grandi preoccupazioni per i riflessi negativi che si avrebbero nel Meridione se dovesse passare l’Autonomia differenziata. Sono convenuti a Matera, per discutere sul tema “La Nuova Questione meridionale” con focus sulla centralità del Meridione nei riflessi dell’Autonomia differenziata, 21 sindaci, 22 presidenti di associazioni oltre a moltissime personalità di Matera e Potenza già rappresentanti istituzionali.
Si è discusso accoratamente con contributi di molto valore pervenendo alla fine alla firma di un documento unitario che impegna tutti a divulgare nei propri territori e nelle proprie associazioni gli aspetti penalizzanti di questa nuova legge per adoperarsi verso tutte le istituzioni politiche e amministrative per evitare l’approvazione della stessa.
Ha aperto i lavori, introducendo l’argomento in discussione con dovizia di particolari, il presidente della Scaletta Paolo Stasi che sostanzialmente ha espresso grande preoccupazione per le conseguenze che si avrebbero con l’approvazione del predetto progetto di legge. E ciò non fosse altro perché non potrebbe migliorare i Lep, perché mancherebbe la materia prima cioè le risorse economiche dovendo restare congelata ai livelli di costi storici la spesa nei comuni italiani. Allo stato attuale questi livelli per i territori meridionali sono enormemente al di sotto della media delle regioni italiane, anche per mancanza storica di capacità di spesa da parte dei comuni meridionali. Ma la legge presuppone il livellamento dei Lep e la iattura sarà che le risorse per tale livellamento mancherebbero; peraltro la legge, approvandola, produrrebbe una serie di ulteriori danni non facilmente recuperabili in futuro.
E’ poi intervenuto il sindaco di Matera Domenico Bennardi che ha esaminato la situazione elencando le varie problematiche esistenti nei territori meridionali, con particolare riguardo alle aree interne, che, se dovesse essere approvata la legge sull’Autonomia differenziata, potrebbero solo peggiorare.
E’ seguito, infine, un intervento accorato dell’arcivescovo di Matera-Irsina e vescovo di Tricarico mons. Antonio Giuseppe Caiazzo il quale ha illustrato la linea della Chiesa Italiana sull’argomento in discussione facendo riferimento a documenti magisteriali, episcopali di Papa Francesco e Papa Giovanni Paolo II ma soprattutto ricordando ai presenti che attuare la giustizia sociale, aiutare le persone fragili, fare il Bene Comune non significa attuare provvedimenti politici ma semplicemente mettere in atto il Vangelo.
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