“Il ministero della Parola feconda e serve la vita” è il tema di quest’anno pastorale diocesano. Uno stimolo a riscoprire il dono – e l’impegno – profetico insito nei sacramenti del Battesimo, della Confermazione, dell’Ordine Sacro.
Obiettivo di questo anno pastorale non è primariamente quello di formare al ministero del lettorato (in seguito giungeremo anche a questo) ma di far sì che la Parola di Dio sia davvero conosciuta, desiderata, amata e impregni della sua potenza creativa e fecondatrice ogni momento della vita, ogni celebrazione liturgica, ogni incontro formativo e di catechesi, ogni relazione umana ed ecclesiale, ogni aspetto e condizione di vita (famiglie, ragazzi, giovani, adulti, laici, consacrati, preparazione al battesimo, agli altri
sacramenti, percorsi per fidanzati…).La Parola di Dio indichi anche come il dialogo deve costituire lo stile con cui relazionarsi con tutti, anche con chi non crede o è indifferente.
Arcidiocesi di Matera-Irsina, Anno pastorale 2023/24, “Il ministero della Parola feconda e serve la vita”, a cura di Mons. Filippo Lombardi.
Diverse comunità si sono industriate per declinare e vivere nelle forme a sé più consone il tema pastorale diocesano, inerente – più che alla Parola in sé – all’annuncio, alla profezia. Come peraltro già fatto negli anni passati, riflettendo ad esempio sul pane quale alimento quotidiano e segno di comunione (anno pastorale 2022, in vista del Congresso Eucaristico Nazionale), soffermandosi poi sul senso della ministerialità e mettendo in evidenza la regalità battesimale come servizio per la comunità (a.p. 2023). E il prossimo anno sarà dedicato al tema dell’accolitato.
E’ sull’ambone – particolare nel suo singolare valore artistico (a suo tempo molto contestato), il progetto è del famoso urbanista e architetto prof. Ludovico Quaroni, come quello della chiesa tutta – luogo per l’annuncio di una Parola che si fa presente nella liturgia, che in base al suo significato etimologico vuol dire “stare in alto”, attenzionato per la prima volta nel libro di Neemia (Ne 8,1-18) quando al ritorno dell’esilio si utilizzò una tribuna di legno per leggere le Scritture, che stiamo ponendo la nostra attenzione per vivere al meglio il tema di quest’anno.
L’ambone di S. Vincenzo de’ Paoli
Anche il nostro ambone assume la forma di una tribuna di legno, sormontata da un Angelo con le mani alzate con la funzione di “sostenere” la parola di Dio, ma anche di un orante che alza il suo canto di lode e di colui che annuncia la resurrezione. Sì, perché l’ambone rappresenta la pietra del sepolcro – dal quale durante la veglia pasquale si proclama l’Exultet – dove per primo giunge l’annuncio della buona notizia che la morte è stata sconfitta.
Cinque figure in maiolica (dello scultore Pietro Cascella) vi sono poste ai piedi: i quattro evangelisti e una quinta figura probabilmente rappresentante il tronco di Iesse.
Proprio a quest’ultima figura è stata data importanza durante il tempo di Avvento e di Natale facendo partirvi un tronco che si incrociava con il presepe a ricordo della profezia sulla stirpe davidica di Gesù. Ai piedi dell’ambone sono state inoltre posizionate quattro pergamene con i Vangeli di Avvento per tutto il tempo di Avvento e Natale. La scelta della pergamena, e non del solito “libro”, nasce dall’idea che la Parola di Dio va annunciata come se fosse un editto, e non letta quasi fosse un libro di letteratura.
Con il tempo ordinario, si è lasciato il testo di Giovanni relativo al Battista che richiama il ruolo del lettore quale “voce che grida”, mentre nel periodo quaresimale si è aggiunto il brano di Luca in cui Gesù si presenta come il vero inviato del Padre che termina con la frase “oggi si è adempiuta questa Scrittura” a sottolineare che la Parola di Dio si rende presente in forma “perlocutoria”: la Parola, nel momento in cui viene proclamata, diventa trasformante, efficace nella comunità radunata da Cristo.
A Pasqua, aggiungeremo il passo di Marco in cui l’Angelo “annuncia” la Resurrezione per significare che ogni lettore è chiamato ad annunciare con la sua vita il Signore Risorto.
Infine, aggiungeremo il brano del Vangelo di Matteo sul giudizio universale che fa riferimento all’ultimo “annuncio”, che ci richiama fin da ora alla carità quale virtù più alta da vivere e parola che si realizza nel regno di Dio fra di noi, che verrà proclamato in occasione della festa del patrono de La Martella, S. Vincenzo de’ Paoli, santo della carità.
Scrivi un commento