Un nuovo diacono in Diocesi: don Michele Nachiro

Nella sera di ieri 5 gennaio 2024, primi vespri della Solennità dell’Epifania di N.S. Gesù Cristo, nel Santuario Maria SS. di Picciano, per l'imposizione delle mani di S.E. Mons. Antonio G. Caiazzo, è stato ordinato diacono don Michele Nachiro, un momento di festa, non di meno un evento importante per la vita della nostra Diocesi e della Comunità monastica di Picciano.

Un momento di festa e di grazia

Un evento di grazia per la nostra Diocesi nei primi vespri dell’Epifania di questo nuovo anno: dom Michele Nachìro, monaco benedettino olivetano della comunità monastica di Picciano (Matera), 37 anni, viene ordinato diacono.

Figlio della Chiesa di Trani-Barletta-Bisceglie, dopo un’esperienza presso l’Abbazia “Madonna della Scala” di Noci, don Michele (al secolo Domenico) giungeva, quasi 10 anni fa, nel Santuario di Picciano: qui ha emesso i voti temporanei (2016) e perpetui (2019). E ieri è entrato a far parte del clero materano con il grado di diacono.

Una vocazione avvertita sin da piccolo, l’impegno nella parrocchia S. Giovanni Battista, “scuola di vita”, ma anche tanto desiderio di pregare: ecco la vita di don Michele prima di entrare in monastero.

Fondamentale l’accompagnamento del suo parroco, don Saverio Pellegrino, che ha scorto i germi di una vocazione alla vita contemplativa. Sempre presente, ma con la giusta discrezione, come ogni buon padre spirituale, nella vita ordinaria e nei momenti significativi, come le professioni religiose e ieri, nell’ordinazione diaconale. Tappa di un percorso per certi versi lungo, alle volte interrotto o fortemente rallentato da eventi della vita che umanamente avrebbero potuto anche scoraggiare don Michele, eppure hanno sempre riaffermato in lui la certezza della vocazione religiosa.

Don Michele, da cerimoniere parrocchiale qual è stato, ha organizzato nei dettagli la celebrazione di ieri; dopo i vespri solenni, una solenne ma semplice eucaristia. Il “Coro mio”, di Trani, ha magistralmente animato la celebrazione; un monaco della Comunità di Noci e le due suore della Comunità Benedettina di Picciano hanno proclamato le letture…

Don Donato Giordano, priore della comunità monastica di Picciano, ha presentato abbondantemente la figura di don Michele, che al momento è impegnato “con diligenza e scrupolosità” nel “delicato ministero dell’accoglienza dei pellegrini”, “un servizio con cui testimonia il suo amore a Dio e al prossimo”.

Una rappresentanza della Chiesa tranese – in particolare il padre spirituale, don Saverio, che insieme a don Donato ha aiutato Michele a indossare stola e dalmatica durante la celebrazione, don Vincenzo de Ceglie e don Gaetano Lops – e materana e, al completo, il gruppo degli Oblati Benedettini del Santuario di Picciano, si sono uniti a questo momento di festa, evento importante per la vita della comunità monastica di Picciano e della nostra Chiesa locale.

L’Arcivescovo S.E. Mons. Antonio G. Caiazzo ha sottolineato nell’omelia – che di seguito riportiamo integralmente in formato audio – il senso del servizio, in particolare per don Michele dal momento dell’ordinazione diaconale, dove “chi agisce è chiamato a sparire e così consentire a Dio di rivelarsi”, con lo stile di S. Giovanni Battista, proprio il titolare della parrocchia in cui d. Michele è nato e cresciuto. “Attenzione a contemplare il presepe senza incarnare lo stile con cui Dio si è rivelato: nell’umiltà! Rimarrebbe una favola”. Il rischio è altrimenti quello di servire se stessi. “La Parola che a breve ti consegneremo sarà quello che, non tanto dall’ambone, ma momento per momento con la carità della tua vita dovrai annunciare”.

Di seguito i momenti del rito di ordinazione diaconale di don Michele per le mani di S.E. Mons. Antonio G. Caiazzo, arcivescovo di Matera-Irsina e vescovo di Tricarico.

Dopo la celebrazione, amici e parenti si sono fermati per un bel momento di convivialità nel refettorio degli ospiti del Santuario.

La parola a don Michele che ci ha offerto un’interessante e autentica testimonianza della sua scelta di vita.

Testimonianza vocazionale del novello diacono dom Michele M. Nachìro

Ma chi è il diacono?

Abbiamo già avuto modo di riflettere su questa figura in occasione di altre recenti ordinazioni diaconali, ma a beneficio del lettore ritorniamo sul tema.

La parola diacono deriva dal greco diàkonos, servitore.

Il diaconato è il primo dei tre gradi del sacramento dell’ordine sacro: gli altri due, il presbiterato e l’episcopato.

È la Costituzione “Lumen Gantium” del Concilio Ecumenico Vaticano II che (n. 29) spiega nel dettaglio chi è oggi il Diacono, al quale

sono imposte le mani «non per il sacerdozio, ma per il servizio» (S. Policarpo). Infatti, sostenuti dalla grazia sacramentale, nella «diaconia»

  • della liturgia
  • della predicazione
  • della carità

servono il popolo di Dio, in comunione col vescovo e con il suo presbiterio. È ufficio del diacono, amministrare il battesimo, conservare e distribuire l’eucaristia, assistere e benedire il matrimonio in nome della Chiesa, portare il viatico ai moribondi, leggere la sacra Scrittura ai fedeli, istruire ed esortare il popolo, presiedere al culto e alla preghiera dei fedeli, amministrare i sacramentali, presiedere al rito funebre e alla sepoltura. Essendo dedicati agli uffici di carità e di assistenza, i diaconi si ricordino del monito di S. Policarpo: «Essere misericordiosi, attivi, camminare secondo la verità del Signore, il quale si è fatto servo di tutti».

E siccome questi uffici, sommamente necessari alla vita della Chiesa, nella disciplina oggi vigente della Chiesa latina in molte regioni difficilmente possono essere esercitati, il diaconato potrà in futuro essere ristabilito come proprio e permanente grado della gerarchia. Col consenso del romano Pontefice questo diaconato potrà essere conferito a uomini di età matura anche viventi nel matrimonio, e così pure a dei giovani idonei, per i quali però deve rimanere ferma la legge del celibato.

Costituzione Dogmatica “Lumen Gentium”, n. 29

Come dal testo della Lumen Gentium, tre sono gli ambiti in cui il diacono è chiamato ad esercitare il proprio servizio, ma è distintivo quello della carità. Ecco perché molte realtà ecclesiali caritative sono guidate e amministrate dai diaconi.

Il diaconato permanente è la realtà che dopo oltre dieci secoli nella Chiesa è ripristinata dal Concilio Vaticano II.

La Chiesa ricorda molti santi e martiri diaconi: tra i primi, S. Stefano e S. Lorenzo. “Diacono permanente” era S. Francesco d’Assisi. In alcuni antichi scritti è riportata la notizia di alcune donne-diacono che, nei primi secoli della cristianità, erano a servizio della chiesa nascente. Non si trattava di una vera e propria investitura al pari di quella maschile ma era una presenza necessaria per assistere le donne che si convertivano durante il rito del battesimo, mentre gli uomini venivano assistiti dai diaconi uomini.

Il diaconato transeunte è il passaggio temporaneo, e questo sempre esistito, per chi invece aspira al presbiterato.

Si ringraziano Valentina Epifania e Michele Papavero per gli importanti contributi fotografici e video.

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Giuseppe Longo

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