Quanto sta avvenendo negli Stati Uniti, dove 41 Stati hanno intentato una causa legale contro Meta, proprietaria di Facebook e Instagram, è il segnale di un cambiamento radicale nel modo di considerare i social media. L’azienda di Mark Zuckerberg è accusata di aver utilizzato consapevolmente tecniche manipolative per agganciare e trattenere l’attenzione dei minori e di aver violato la legge sulla tutela della privacy dei minori.
L’iniziativa giudiziaria arriva in un periodo di acceso dibattito sul ruolo dei social media, con leggi e proposte normative che si susseguono negli Stati Uniti e in Europa, mentre oltreoceano un’istruttoria analoga a quella contro Meta è in corso a carico di TikTok. Ciò che accomuna tutti questi provvedimenti nelle aule giudiziarie e parlamentari è il tentativo di introdurre un principio che non a caso è sempre stato drasticamente rifiutato dalle aziende che gestiscono tali servizi, ovvero la responsabilità sui contenuti che circolano nelle proprie infrastrutture. Zuckerberg ha più volte ribadito di non poter essere considerato in alcun modo un editore che abbia una forma di controllo su quanto viene pubblicato all’interno dei propri servizi. Si tratta di una situazione che negli Stati Uniti è garantita dall’attuale legge sulla Telecomunicazioni (in una sezione in particolare, la 230, che in molti tra Repubblicani e Democratici vorrebbero oggi riscrivere).
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Di Stefania Garassini da Avvenire di venerdì 27 ottobre 2023
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