Quando, verso la fine dell’estate, negli ultimi giorni in Parrocchia e nelle ultime serate tra amici, mi viene posta la domanda: “Ema, quand’è che si ritorna in Seminario?”, spontaneamente rispondo: “Iniziamo verso gli ultimi di settembre, con la settimana di Esercizi!”.
Qui mi capita di ricevere le più svariate reazioni, a volte accompagnate da volti piuttosto buffi e simpatici, ma che mi fanno riflettere. Qualcuno pensa subito che gli esercizi siano cose per soli preti e suore, senza saperne di più; quando poi cerco di spiegare in cosa consistano e raccontare come normalmente vengono svolti, ovvero nel silenzio assoluto per una settimana e – udite, udite! – senza cellulari, la reazione è quella dello stupore di fronte a qualcosa di impossibile e improponibile per “persone normali”, prive di quelle forze speciali che, invece, sembra caratterizzino noi avengers cristiani!
Solo poche volte mi capita di sentire qualcuno desideroso di voler vivere un’esperienza di questo genere, come quello di un conoscente, incontrato per caso alla stazione di Metaponto, andando verso Ostuni, che ha esordito dicendo, con occhi stracolmi di gioia e nostalgia al contempo, “Beati voi, ragazzi! Beati voi!”. Già, beati noi… ma in cosa consistono questi “generatori di beatitudine”?
Tra gli esercizi ci sono anche quelli spirituali
Con l’espressione esercizi spirituali si intende un itinerario di preghiera che, inizialmente ispirato agli insegnamenti di Ignazio di Loyola, è poi divenuto patrimonio comune dell’intera Chiesa.
Il termine “esercizi” viene impiegato per indicare che essi sono un semplice ma efficace “addestramento” alla preghiera nella vita. In questa settimana (solitamente dal lunedì al venerdì) ci si impegna ad esercitarsi in momenti di ascolto e riflessione sulle parole di un “predicatore”, ma sempre finalizzati a diventare preghiera personale, nella solitudine della propria stanza o tra i banchi della cappella, alla presenza del Santissimo.
Per questo l’immagine più significativa è quella di Gesù che ai discepoli propone un tempo nel quale andare a ritirarsi con Lui in preghiera e riposo:
«Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’»
Dal Vangelo di Marco (Mc 6,34)
Può dunque risultare una risposta di cura per la nostra salute spirituale bisognosa di un tempo di stacco dalle attività quotidiane e di silenzio per riflette su qualche situazione o problema.
Quand’è, dunque, che si fanno gli esercizi?
La tradizione spirituale li propone come preparazione prima di decisioni importanti o definitive per la propria vita. È così per noi seminaristi che ci apprestiamo a riprendere un nuovo anno di vita formativa, ma anche per chi di noi, alla fine del sesto anno, concludendo il cammino di formazione, si concede una settimana di esercizi prima dei significativi momenti dell’ordinazione diaconale e, successivamente, presbiterale.
Per i preti, poi, chiamati a prendersi cura delle anime altrui, la proposta è di vivere gli Esercizi almeno una volta all’anno, per garantire un’occasione di verifica e di rinnovamento della loro scelta, nel silenzio loquace dello Spirito.
Nella Casa di spiritualità Madonna della Nova di Ostuni
Lo stesso silenzio che ha parlato a noi seminaristi di Basilicata, accompagnati dalla nostra equipe di formatori, presso la Casa di spiritualità Madonna della Nova di Ostuni da lunedì 18 a venerdì 22 settembre. A guidarci nella meditazione è stato Dom Giulio Meiattini OSB, benedettino dell’Abbazia della Madonna della Scala di Noci, uomo di una cultura enciclopedica e di una sensibilità grandiosa. Punti focali della giornata erano le due meditazioni, alle 9 e alle 16, intorno al tema scelto dai nostri formatori per questo nuovo anno di Seminario: La preghiera, respiro della vita del discepolo del Signore.
Già il Vaticano II, nel decreto sulla formazione sacerdotale Optatam Totius, si esprimeva con chiarezza:
“i seminaristi si abituino ad essere uniti a Cristo in intima comunione di vita, come suoi amici”.
Cfr Paolo VI, Optima Totius (1965), n. 8
E quale esperienza migliore degli Esercizi per entrare in comunione con Cristo, sorgente di acqua viva, per imparare ad essere sorgente di vita per i fratelli che, di qui a poco, guideremo come pastori?
Per noi, giovani del 2000, figli della generazione “postmoderna”, la pratica degli Esercizi spirituali come aiuto ad orientare il nostro “sentire” e come sostegno nel discernimento può costituire una bussola preziosa per orientarsi nelle scelte quotidiane della vita e per rispondere, con una consapevolezza sempre più vigorosa, giorno dopo giorno, alla chiamata di essere apostoli, gli inviati del Maestro.
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