Padre Antonio Paciello grato per questa tappa giubilare
Dopo i 60 anni di erezione a parrocchia festeggiati lo scorso 13 giugno, la comunità di “S. Antonio di Padova” ha vissuto ieri 8 settembre un altro momento significativo: il 25° di professione religiosa di padre Antonio Paciello, origini gravinesi, 45 anni, suo parroco dal 19/09/2018.
Sì, i religiosi, come i Rogazionisti qual è padre Antonio, festeggiano – oltre che l’anniversario di sacerdozio – anche l’anniversario di professione religiosa: quel giorno in cui – dopo un periodo solitamente detto postulantato – emettono i voti di povertà, castità e obbedienza. E inoltre, per la famiglia rogazionista, il quarto voto, quello di pregare per le vocazioni. “Rogate ergo”, cioè “pregate dunque [il padrone del campo, perché mandi operai nella sua messe» (Mt 9, 38)] è, infatti, il motto dei religiosi Rogazionisti e il centro del loro carisma. È una tradizione rogazionista la professione dei voti religiosi il giorno della Natività di Maria.
Quel giorno – “come un matrimonio”, ha sottolineato padre Angelo Sardone nel saluto iniziale – rappresenta l’entrata ufficiale del postulante nella famiglia religiosa. Solo in un secondo momento, dopo sei o nove anni, la tappa della professione perpetua e, non scontata né obbligatoria, l’ordinazione sacerdotale (padre Antonio celebrerà il 17° anniversario di sacerdozio il prossimo 23 settembre).
Una vocazione, quella religiosa, che è “un dono non per tutti” – sono le parole di padre Annibale Maria di Francia, fondatore dei Rogazionisti, richiamate nell’omelia da padre Antonio. “Ringrazio per la vocazione rogazionista, non un dono ricevuto 25 anni fa, ma che riempie il mio cuore e mi dà gioia giorno per giorno”.
L’omelia: una riflessione vocazionale
L’omelia è stata una riflessione sulla vocazione, che S. Annibale, fondatore dei Rogazionisti, definiva “predestinazione”. Eppure in ogni chiamata si riscontrano delle difficoltà, umane, che Dio aiuta a superare: nessuna storia vocazionale è lineare e Dio fa di tutto, in ogni chiamata, per raggiungere il “chiamato”. L’immagine è quella dell’acqua che a dispetto di sbarramenti o intoppi naturali giunge pur sempre in basso, sua destinazione naturale. Unico intoppo che ostacola Dio in un dialogo vocazionale è il peccato dell’uomo. E non erano esenti da colpevolezze gli antenati di Gesù che ci elenca il passo evangelico che riporta la genealogia di Cristo. In fondo a questa serie di nomi c’è Maria, esempio di risposta vocazionale riuscita.
Una celebrazione curata nei dettagli, umile ma solenne, animata da padre Angelo Sardone che era all’organo, non centrata sulla figura di padre Antonio, che nella sua umiltà non ha impedito di ricordare nella stessa eucaristia anche altre intenzioni di preghiera per membri della comunità parrocchiale, che si è fatta prossima al suo parroco per questa sua tappa significativa.
Una celebrazione che doveva svolgersi a Messina
Una celebrazione che doveva svolgersi a Messina, presso la tomba del fondatore S. Annibale, con più solennità e fasti, dove padre Antonio ha emesso i voti nel 1998 insieme ad altri due confratelli, ma la morte improvvisa per infarto di uno di loro, padre Massimiliano Nobile, il 25 agosto, ha comportato il ridimensionamento dei festeggiamenti. “Non stiamo festeggiando con chi avremmo voluto”, ha sottolineato padre Angelo nel saluto finale alla comunità di cui di seguito il video integrale ed una certa commozione è trasparita anche da padre Antonio. La vita alle volte ci priva dei fratelli con cui poter condividere le gioie più grandi.
Una famiglia cattolica quella di padre Antonio, che ha vissuto la fede in modo genuino e ha “donato” alla Chiesa anche un altro dei suoi quattro figli, oggi padre Fabio, frate conventuale, viceparroco a Bari, che ha concelebrato questa messa di ringraziamento.
La parola a padre Antonio: il primo quarto di secolo dal primo sì
“Sono realizzato e desidero continuare ad essere fedele”.
Per un decennio, p. Antonio ha svolto il suo apostolato a favore dei ragazzi presso alcune Case Famiglia e Comunità Alloggio della Congregazione a Messina e a Napoli. In queste città, per una sua innata aspirazione missionaria, ha offerto il suo ministero pastorale per le comunità Filippine, imparando anche la loro lingua.
A fronte di tanto sforzo per la promozione dei giovani, soprattutto quando provengono da realtà familiari difficili, “in genere è difficile entrare in relazione con loro perché considerano sacrificanti certi valori per cui gli chiederemmo di impegnarsi”.
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