Edith Stein: alla ricerca dell’altro

Edith Stein, ebrea, poi agnostica, quindi cattolica e carmelitana con il nome di Teresa Benedetta della Croce, martire di Auschwitz il 9 agosto 1941 e compatrona d'Europa. Empatia il filo rosso della sua vita. Ecco qui la sua storia.

Bisogna considerarsi davvero uno strumento
e soprattutto ritenere le forze con cui si lavora (nel nostro caso l’intelletto)
qualcosa che usiamo non noi, ma Dio in noi”.
Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein)

9 agosto: S. Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein), prima martire cattolica di origine ebraica ad essere canonizzata. Beatificata e santificata da Giovanni Paolo II e da lui nominata compatrona d’Europa. Edith nasce da famiglia ebrea e quindi allevata nei valori della religione israelitica, a 14 anni abbandona la fede e diviene atea. Agnostica, intellettuale e assistente del filosofo tedesco Edmund Husserl, nel 1921 si converte al cattolicesimo e nel 1933 entra come postulante al Carmelo di Colonia. Nel 1941 viene deportata nel campo di sterminio, dove il 9 agosto varca la soglia della camera a gas, suggellando con il martirio la sua vita. Di lei rimane un pugnetto di cenere e terra scura passata dal fuoco dei forni crematori di Auschwitz e conservata sotto il pavimento della Chiesa di San Michele a nord di Breslavia, oggi Wroclaw.

Edith Stein: tenace nella ricerca della verità, del desiderio di libertà, del ruolo sociale della donna. La sua iniziale scelta dell’agnosticismo è l’inizio del suo cammino verso l’Assoluto, l’unico a dar senso alla sua esistenza. Questo cammino la porterà alla consapevolezza profonda che solo in Cristo vi è la verità, l’assoluto, la totalità.

In tutta la sua esperienza umana e spirituale vi è un “filo mariano”. Nonostante avesse già avuto contatti con il Cattolicesimo, è solo dopo aver letto casualmente l’autobiografia di Santa Teresa d’Avila che si converte. E’ in quegli scritti che trova e che “irrompe” quella verità a lungo cercata: il mistero della Croce. Verità che non è un’idea, un concetto ma una Persona, Cristo che, per lei, va conosciuto. Con Lui va instaurato un rapporto personale di amicizia mediante la preghiera. È questo, per la pensatrice, un cammino interiore travagliato che la porta a maturare la scelta della fede cristiana e cattolica. Durante questo suo percorso traduce un’opera di San Tommaso, il “De Veritate” e familiarizza con il pensiero filosofico cattolico. Si fa battezzare ed entra nel Convento carmelitano. Qui scrive uno dei suoi primi libri, “Essere finito e infinito”, dove cerca di conciliare la filosofia di San Tommaso e quella di Husserl.

Durante l’ascesa di Hitler al potere, quando le è precluso l’insegnamento al quale si è sino ad allora dedicata, ha l’ardire di scrivere a Papa Pio XI per denunciare le prime persecuzioni contro gli ebrei. È costretta a fuggire trasferendosi in Olanda. Quando, però, la Chiesa del paese elegge un proclama contro il razzismo nazista, Hitler fa arrestare tutti i convertiti ebraici che fino ad allora erano stati risparmiati. Anche Edith e sua sorella vengono catturate e trasportate ad Auschwitz.

Figura ricca e poliedrica, ha portato il suo pensiero e la sua azione in diversi ambiti. La sua riflessione vive del concetto di empatia. L’empatia diventa per Edith “la partecipazione emotiva agli stati affettivi dell’altro”. È la necessità di cogliere “il sentire di chi è diverso da me”. È importante accorgersi che c’è un altro davanti a me. La nostra esistenza si basa così sull’attenzione per il prossimo. Così l’empatia diviene Amore. Vivere in relazione, ricercare, incontrare ed accogliere l’altro diventano l’asse di ogni sua scelta di vita.

Attraverso il suo pensiero, la sua vita e i suoi scritti ha lasciato un messaggio forte e chiaro anche al nostro mondo: per essere davvero liberi bisogna essere rispettosi, tolleranti e accoglienti.

Teresa Benedetta della Croce, così, non smette di essere estremamente attuale regalando una luce di speranza a coloro che ancora lottano e camminano per la verità.

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Giuseppe Longo

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