Don Vito Staffieri: avviato il giovedì del Corpus Domini il processo di canonizzazione

Quale giorno più adeguato della solennità del SS. Corpo e Sangue di Cristo, secondo giovedì dopo Pentecoste, per avviare la fase diocesana del processo di beatificazione e canonizzazione del presbitero diocesano Mons. Vito Staffieri, già Rettore della Chiesa di S. Lucia e Agata alla Fontana, santuario dedicato all’adorazione eucaristica perpetua? Con la prima sessione del processo, Mons. Staffieri diventa servo di Dio. La prima sessione del processo è consistita fondamentalmente nel giuramento dei membri del Tribunale appositamente istituito per la fase diocesana del processo di beatificazione e nella presentazione del candidato al processo da parte del postulatore.

Il primo processo avviato in Diocesi

Nel pomeriggio dello scorso giovedì, 8 giugno 2023, in una Cattedrale gremita di fedeli in devoto raccoglimento, si è riunito in prima sessione solenne il tribunale ad hoc costituito per la fase diocesana della causa di canonizzazione del Servo di Dio Sac. Vito Staffieri, presbitero diocesano. Erano presenti:

  • il nostro arcivescovo Mons. Antonio G. Caiazzo, in qualità di presidente del suddetto tribunale;
  • don Giuseppe Calabrese, delegato arcivescovile per la causa di beatificazione. Don Giuseppe ha il compito di istruire a nome del Vescovo il processo, di presiedere il tribunale e di porre le domande ai testimoni formulate insieme al promotore di giustizia;
  • don Michele La Rocca e il dott. Giovanni Bruno, rispettivamente in qualità di postulatore e vice postulatore per la causa di canonizzazione. Saranno loro a raccogliere tutti i documenti editi utili a ricostruire la vita e le virtù eroiche del sacerdote materano che, con l’avvio della fase diocesana, è stato dichiarato Servo di Dio;
  • don Antonello Petrocelli e il dott. Marco Pelosi, rispettivamente in qualità di esperti diocesani di storia e archivistica. Hanno il compito di perquisire gli archivi di tutti gli scritti inediti del Servo di Dio, come pure tutti e singoli i documenti storici, sia manoscritti sia stampati, riguardanti in qualunque modo la causa e di tracciare attraverso di essi la personalità del Servo di Dio;
  • mons. Pietro Amenta, in qualità di presidente della commissione storica ed archivistica;
  • don Ennio Tardioli, in qualità di promotore di giustizia nell’inchiesta diocesana sulla vita e virtù del servo di Dio don Vito Staffieri, con il compito della ricerca della verità e della giustizia;
  • la dott.ssa Brunella Carriero e dott. Vincenzo Porsia, rispettivamente notaio e notaio aggiunto;
  • don Vittorio Martinelli, presente come notaio ad casum.

Ha aperto la sessione don Michele La Rocca, che ha presentato la figura di Don Vito Staffieri. Nato il 10 maggio 1885 e morto, all’età di 106 anni, il 5 agosto 1991, è sepolto nel cimitero ‘vecchio’ di Matera. Nella sua vita è stato un Santo sacerdote riuscendo ad avvicinare alla Chiesa moltissimi fedeli e, ancora tutt’oggi, la sua tomba è meta di pellegrinaggi. Don Michele ha calcato l’accento sulla carità per cui don Vito si è distinto.

Momento centrale del pomeriggio, il giuramento di ognuno dei membri del tribunale diocesano:

“Giuro di compiere fedelmente l’incarico che mi è stato affidato, di non dire o fare nulla che, direttamente o indirettamente, possa attentare alla verità o alla giustizia o che possa limitare la libertà dei testimoni. Che Dio mi assista e mi aiutino questi santi vangeli”.

Quindi, la preghiera di invocazione al novello servo di Dio, composta dal Vescovo e riservata, per ora, alla sola devozione privata. Chissà se, invocato, intercedendo per un miracolo, don Vito potrà accedere alla “schiera dei beati”!

Le prossime sessioni del processo saranno vissute presso la sede della postulazione negli ambienti della Parrocchia “Maria Santissima Addolorata” di Matera.

Una testimonianza personale…

Ho conosciuto don Vito all’età di 12 – 13 anni: non frequentavo assiduamente la parrocchia e mi fecero conoscere questo sacerdote che aveva un modo di fare molto affettuoso. Da quel giorno sono tornata a trovarlo spesso la sera quando, lui era solito pregare il Santo Rosario sulle scale della chiesa di Santa Lucia. A seguire, ci dava la benedizione e ci augurava la santa notte.

Don Vito era solito accogliere in questo modo la gente. Ai bambini del catechismo usava donare una caramella che, in anni di povertà, per i ragazzi rappresentava una ricchezza.

Quello di giovedì scorso è stato un momento commovente, sia per i parenti presenti, sia per tutti quei fedeli che, come me, hanno avuto la fortuna di conoscerlo.

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Giuseppe Longo

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