Dopo che il preposto ha fatto il rendimento di grazie
e tutto il popolo ha acclamato,
quelli che noi chiamiamo diaconi
distribuiscono a ciascuno dei presenti il pane, il vino e l’acqua consacrati
e ne portano agli assenti.
Giustino, Apologia, LXV, 5
Dopo due anni di stop pandemico, si riavviano tante attività della Diocesi. Tra queste, il percorso fatto di tre incontri di formazione – ognuno tenuto in una diversa parrocchia – dei nuovi ministri straordinari della comunione.
Cosa rappresenta questa figura? Quando è stato istituito questo ministero? A questo risponde il seguente contributo della prof. Maria Pina Rizzi, vice-direttore dell’Ufficio Liturgico Diocesano.
Poi, in ognuna delle sezioni seguenti (si aprono cliccandoci su) trovate alcune testimonianze dei partecipanti ai pomeriggi di formazione e la viva voce dei relatori di cui riportiamo registrazione integrale dell’intervento e una breve intervista.
Il ministro straordinario della sacra Comunione
di Maria Pina Rizzi
Cibo di grazia per il mondo
“Il testamento del suo immenso amore che Cristo Signore lasciò alla Chiesa sua sposa, cioè il dono ineffabile dell’Eucaristia, di tutti il più importante, esige che un mistero così grande sia sempre più profondamente conosciuto e che si partecipi alla sua efficacia salvifica con sempre maggiore intensità.
A tale scopo la Chiesa, mossa dalle sue sollecitudini pastorali a favorire la pietà verso l’Eucaristia, culmine e centro del culto cristiano, ha più volte avuto cura e zelo di promulgare idonee norme e opportuni documenti. Tuttavia le nuove circostanze dei nostri tempi sembrano richiedere che – salvo sempre il massimo rispetto dovuto a così grande Sacramento – sia data maggiore possibilità di accedere alla santa Comunione, affinché i fedeli, partecipando in modo più frequente e più ampio ai frutti del sacrificio della Messa, si dedichino con maggiore impegno e con più attiva generosità al servizio di Dio e della Chiesa e al bene dell’umanità” (Immensæ Caritatis).
I ministri straordinari della santa comunione
Pertanto, “è data facoltà agli Ordinari dei luoghi di consentire che persone idonee, espressamente scelte, possano, in qualità di ministri straordinari sia cibarsi da sé stesse del Pane eucaristico sia distribuirlo agli altri fedeli e portarlo ai malati nelle loro case, quando:
“Il fedele, ministro straordinario della santa Comunione, debitamente preparato, si deve distinguere per la vita cristiana, la fede e la condotta.
Dovrà cercare di essere all’altezza di questo grande compito, coltivare la pietà verso la santissima Eucaristia ed essere di esempio agli altri fedeli con la sua devozione e il suo rispetto.
Nessuno sia scelto a tale ufficio, se la sua designazione possa essere motivo di stupore ai fedeli (IC, VI).
Con l’Istruzione Immensæ Caritatis di Papa Paolo VI del 1973 veniva ufficialmente istituita la figura del ministro straordinario della comunione per le esigenze chiaramente esposte nel citato documento.
“Egli ha preso su di sé le nostre infermità e i nostri dolori”
E ancora, nel Benedizionale leggiamo che “questo ministero straordinario, quindi suppletivo e integrativo degli altri ministeri istituiti, richiama il significato di un servizio liturgico intimamente connesso con la carità e destinato soprattutto ai malati e alle assemblee numerose. Esso impegna laici o religiosi a una più stretta unità spirituale e pastorale con le comunità nelle quali svolgono il loro apostolato. Anche questo ministero straordinario richiede una preparazione pastorale e liturgica, nella quale si porrà in luce il vincolo che esiste fra il malato e il mistero di Cristo sofferente, fra l’assemblea radunata nel giorno del Signore e la vittoria pasquale sulla morte e sul male, fra l’effusione dello Spirito e l’annunzio ai fratelli della lieta novella di liberazione e di guarigione. La Comunione ai malati, a partire dalla Messa domenicale, è una espressione della presa di coscienza da parte della comunità che anche i fratelli involontariamente assenti sono incorporati a Cristo e una profonda esigenza di solidarietà li unisce alla Chiesa che celebra l’Eucaristia. Il servizio dei ministri straordinari che reca il duplice dono della Parola e della Comunione eucaristica, se preparato e continuato nel dialogo di amicizia e di fraternità, diventa chiara testimonianza della delicata attenzione di Cristo che ha preso su di sé le nostre infermità e i nostri dolori” (Benedizionale, n. 2004).
Un ministero straordinario
Ministero viene dal latino ‘ministrare’ ossia servire e più precisamente, dall’unione di due parole: ‘minus’ e ‘stare’, ossia stare sotto. Chi svolge un ministero allora è consapevole che solo facendosi piccolo, quasi un nulla, può lasciar trasparire la gioia e la bellezza dell’essere amici di Gesù, uomini e donne capaci di sogni grandi nella propria vita. E tale ministero è un servizio nobile e nello stesso tempo semplice affinché possa trasparire la grandezza di Gesù che si dona per tutti. Un ministero di servizio ma non di servilismo o schiavitù. Un ministero di grazia e non di possesso. Un ministero di opportunità nel fare il bene, nel mostrare il Bello, nel portare la consolazione della Parola fatta Carne. Un ministero straordinario, in cui si possono tranquillamente dare due significati all’aggettivo: ‘straordinario’ perché sia sempre chiaro che sono i ministri ordinati ad avere per primi il compito di distribuire la comunione. Ma ‘straordinario’ anche per la grandezza meravigliosa di poter ricevere il dono di prendere, toccare, donare Colui che è sacramento di guarigione, di salvezza, di amore, di perdono, di stupore.
Tre incontri per duecento ministri
Tutto questo e molto altro ancora cercheremo di comprendere insieme ai quasi 200 laici di tutta la Diocesi che, proposti dai propri parroci hanno iniziato domenica 12 febbraio il cammino di formazione per diventare ministri straordinari o rinnovare il loro impegno in tal senso.
Tre incontri a carattere biblico, liturgico – pastorale e di carità che culmineranno nella domenica 19 marzo con il mandato conferito durante la celebrazione eucaristica dall’Arcivescovo.
Auguri per questo nuovo ministero
Il cammino è ripreso con particolare gioia dopo gli anni di forzata sosta a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia, dove, a pensarci bene, questo ministero ha subito forti privazioni in un momento in cui sarebbe stato invece provvidenziale portare una parola di conforto insieme al Pane vero della consolazione. Purtroppo la fragilità degli ammalati andava tutelata più di ogni altra cosa e quindi si è smesso nella maggior parte dei casi di recarsi dagli anziani, dagli ammalati, negli ospedali e case di cura. Oggi, ringraziando Dio, la speranza di una vita che torna alla normalità ci fa rialzare il capo e guardare oltre ogni dolore per credere che attraverso la ripresa di questo ministero possiamo portare il Sommo Bene nelle case dei più deboli da cui ricevere enorme saggezza, forza e stupore di cose sante. Buon cammino allora a queste sorelle e fratelli che generosamente donano un po’ del proprio tempo per andare, testimoniare, nutrire di Carità. Possano toccare con mano ogni giorno in questo servizio quanto sia straordinario far del bene gratuitamente e con gioia per gustare con i più fragili il Pane della Vita.
La prof. Rosanna Virgili avvia i tre incontri di formazione
“E poiché distribuirete agli altri l’Eucaristia, sappiate esercitare la carità fraterna“
Gremitissimo il salone della chiesa di S. Agnese in Matera il pomeriggio del 12 febbraio per il primo incontro di formazione dei nuovi ministri straordinari della comunione e per il rinnovo del mandato ai vecchi. Gioia nel riprendere il cammino e grande successo nell’intervento della prof. Rosanna Virgili.
di Anna Rita Ferrara (Parrocchia Maria SS. Annunziata, Scanzano Jonico)
“L’Eucaristia è Parola e Pane”: questa frase è stata per me centrale nella relazione tenuta dalla prof. Rosanna Virgili, di cui ci erano già noti la preparazione e la capacità di farci ascoltare estasiati.
Con questa definizione dell’Eucaristia e attraverso la Prima Lettera di Paolo ai Corinti (1Cor 11), ella ha tracciato il significato delle nostre Assemblee (Messe) in cui condividiamo la Parola ed il Pane, sottolineando che, ancor prima di nutrirci del Pane nella Liturgia Eucaristica, ci nutriamo della Parola.
Nella Lettera, Paolo loda i Corinti perché fanno memoria della Parola ricevuta, ma poi, subito dopo, li rimprovera per le divisioni che esistono tra di loro: “Io sono di Apollo, io di Cefa, io di Paolo”. La Chiesa non può essere divisa perché è il Corpo di Cristo, se siamo divisi “facciamo a pezzi il Corpo di Cristo”.
Noi ministri straordinari della Comunione non siamo persone astratte, ma siamo tutt’uno con la nostra vita ed il nostro vissuto; non svolgiamo una funzione ma una missione che non consiste nel prendere e portare, come messaggeri, un placebo, una pastiglia miracolosa. L’Eucaristia è, insieme, Parola e Pane; nell’Ostia che portiamo all’ammalato, all’anziano, è presente la Parola ed il Pane.
Quell’Ostia consacrata nella Messa porta in sé la Parola ascoltata ed il Pane mangiato e condiviso: è nutrimento che soddisfa la fame del Vangelo e del Pane allo stesso tempo.
Come nella moltiplicazione dei pani e dei pesci
A tal riguardo, la Virgili ha menzionato il passo evangelico della moltiplicazione dei pani e dei pesci: Gesù, nonostante il desiderio di rimanere solo con i suoi discepoli tornati dalla missione, prova compassione per la folla che – saputo dov’erano – li precede sull’altra riva: «Erano come pecore senza pastore». Prima Gesù parla loro, poi chiede ai discepoli di dar loro da mangiare: Gesù soddisfa prima la “fame di Parola”, che la folla ha espresso seguendolo e, solo dopo – attraverso la condivisione di quel poco che avevano che si moltiplica, per amore – la “fame di pane”.
Per capire l’Eucaristia bisogna avere fame, bisogna condividere la fame. Se non si ha fame vuol dire che non è importante per noi. L’Eucaristia, dall’impotenza, dalla povertà, attraverso la condivisione con Amore, porta alla ricchezza: si moltiplica la vita.
Conseguenza di questo – ci ha ricordato la professoressa – è che in quell’Ostia che portiamo c’è sì la Parola ed il Corpo di Cristo, ma c’è anche ognuno di noi che forma la Chiesa, corpo di Cristo. Portiamo l’Unità: non possono esserci divisioni.
Una vita coerente
La professoressa ci ha richiamati alla nostra responsabilità di vita.
Per portare l’Eucaristia, dobbiamo conoscere noi per primi la Parola per portarla agli altri, per farla conoscere agli altri e, attraverso Essa, far conoscere Gesù: chi è Lui per noi, l’Amore immenso ed incondizionato per noi che lo ha portato alla Croce per la nostra salvezza e per rimanere sempre con noi.
Dobbiamo essere credibili perché la Chiesa sia credibile, attraverso la comunione fraterna, vissuta nella vita di ogni giorno: l’Eucaristia o ci cambia la vita o è qualcosa di superficiale. Dobbiamo essere “dentro” questa comunione.
La chiarezza, la semplicità del linguaggio della prof. Virgili ci ha davvero introdotto in una nuova e più chiara dimensione del nostro ministero, suscitando tanto entusiasmo e dando nuovo slancio e vigore alla nostra missione.
Un ricordo vivo nei giorni seguenti
Oltre a sentire la gioia di riprendere il nostro cammino dopo due anni di sospensione, nel corso della settimana, ho molto riflettuto sulla relazione oggetto dell’incontro.
Penso a quanto noi cristiani siamo simili ai Corinti, a quanto siamo tiepidi. Abbiamo tanti doni e carismi, tante potenzialità, ma non siamo capaci di “sfruttarli” per crescere nell’Amore incondizionato, nella fraternità, nella Pace. Penso a quanto siamo poco credibili se, nella nostra vita quotidiana – famiglia, lavoro, parrocchia – non usiamo carità, se facciamo a sgomitate per “apparire”, se non ci sforziamo di capire i nostri fratelli oltre l’apparenza, oltre quello che è visibile ai nostri occhi. Come ministri straordinari della Comunione, se portiamo con quell’Ostia Gesù, la Chiesa (noi), la Parola, dobbiamo vivere la comunione. Questa riflessione mi ha portato ad una maggiore consapevolezza di responsabilità morale e di vita.
di Giuseppe Natuzzi (Parrocchia S. Gerardo Maiella, Marconia di Pisticci)
Ero a Matera per accompagnare mia moglie che da tempo è ministro straordinario della Comunione de facto ed ora riceverà il mandato ufficiale.
Una relazione impeccabile quella della biblista prof.ssa Rosanna Virgili.
Alcune riflessioni e frutti che ho raccolto da questo pomeriggio e ho il piacere di condividere con voi.
Il Bene Sommo (Dio) non si stanca mai di attirarci verso il Bene attraverso il Vero, il Buono e il Bello.
Siamo tutti chiamati a perfezionarci nella Fede e cogliere, così, che stare vicino al fratello a cui porgiamo Gesù Eucaristico non è altro che formare in quel momento, me e colui che assume Gesù, il Corpo di Cristo.
Chi ci osserva non ha bisogno di chissà quale conoscenza per avvertire se dai nostri occhi si diffonde la Luce o meno. L’umiltà di conformarmi sempre più al Vangelo e di avvicinarmi al Sacerdote anche per una benedizione è una condotta gradita all’Altissimo per non cadere nel peccato della presunzione della perfezione.
Gesù ha usato il verbo agapao nel chiedere a Pietro se lo amasse. Pietro risponde con il verbo fileo (poiché era reduce del rinnegamento). Ciò ci fa comprendere come tutto doveva svolgersi così come il vangelo ci comunica: Dio in Gesù rinnegato e risorto ha fatto comprendere a Pietro quanto fosse grande il Suo Amore per i Suoi Amici: ha accettato anche il loro fuggire (rinnegamento) e continua a tutt’oggi ad amarci di un Amore indescrivibile.
Inoltre, l’incontro di domenica, ha fatto maturare in me una certezza: non solo il ministro straordinario deve essere Chiesa nel Suo intimo con la SS. Trinità, bensì ognuno di noi ogni qualvolta ci relazioniamo con l’altro Fratello.
Infine, mi ha sollecitato il passo del Vangelo in cui gli Apostoli chiedevano a Gesù la spiegazione di una parabola non compresa. Gesù la spiega loro in disparte: non basta solo la Santa Messa e il partecipare ai Sacramenti a renderci vicinissimi a Gesù, ma siamo bisognosi di un cammino ecclesiale. E insieme si gioisce di più.
Grazie alla Diocesi di Matera – Irsina per quanto propone al Popolo di Dio per la crescita e maturazione nella fede.
Di seguito l’intervento integrale della prof. Rosanna Virgili
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