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Lourdes, 1958: nella “Grotta di Massabielle” 165 anni fa appare Maria – prima di diciotto volte – alla quattordicenne Bernadette Soubirous. “Io sono l’Immacolata Concezione”: con questo titolo si presenta Maria in una di quelle apparizioni, quattro anni dopo che papa Pio IX aveva promulgato nella “Ineffabilis Deus” il dogma del concepimento immacolato di Maria, certamente sconosciuto tra i contadini dei Pirenei. “Vai a bere alla fontana e lavati”: da quella stessa acqua fu guarita giorni dopo Catherine Latapie, primo dei 70 casi oggi riconosciuti come miracoli avvenuti a Lourdes, il santuario della Chiesa con più eventi miracolosi. Così nel 1993 papa Giovanni Paolo II ha istituito per l’11 febbraio la “Giornata del malato” e nel secondo sabato di febbraio – che quest’anno cade proprio oggi – dal 2000, la Giornata di Raccolta del Farmaco.
Ma abbiamo detto che altri eventi hanno avuto luogo in questa data.
Roma, 1929: Mussolini e papa Pio XI con la stipula dei “Patti lateranensi” mettono fine alla questione romana, quella “tensione” Regno d’Italia – Chiesa Cattolica nata circa 60 anni prima con l’apertura della breccia a Porta Pia che, con l’annessione di Roma all’Italia, concludeva la terza guerra d’indipendenza, ma di questo parleremo in un altro articolo. Come anche della rinuncia al soglio petrino di Benedetto XVI di cui oggi cade il decennale.
“Abbi cura di lui!”
È il titolo del messaggio di papa Francesco per questa 31^ Giornata mondiale del malato che oggi celebriamo.
Fa riferimento alla parabola del buon samaritano (Lc 10,25-34) e ci invita a fermarci accanto al malato, con stile sinodale e di fraternità.
Due passanti, considerati religiosi, vedono il ferito e non si fermano. Il terzo, invece, un samaritano, uno che è oggetto di disprezzo, è mosso a compassione e si prende cura di quell’estraneo lungo la strada, trattandolo da fratello. Così facendo, senza nemmeno pensarci, cambia le cose, genera un mondo più fraterno.
Quando [la malattia] ci assale […] può accadere che gli altri ci abbandonino, o che paia a noi di doverli abbandonare, per non sentirci un peso nei loro confronti. Così inizia la solitudine, e ci avvelena il senso amaro di un’ingiustizia per cui sembra chiudersi anche il Cielo.
Fatichiamo infatti a rimanere in pace con Dio, quando si rovina il rapporto con gli altri e con noi stessi.
Ecco perché è così importante, anche riguardo alla malattia, che la Chiesa intera si misuri con l’esempio evangelico del buon samaritano, per diventare un valido “ospedale da campo”.
Dal messaggio di papa Francesco per la 31^ Giornata Mondiale del Malato
Vicini all’ammalato in Diocesi
Alcune realtà ci danno testimonianza della vicinanza agli ammalati in Diocesi. Belle testimonianze che “rischiano” di attrarre nuovi volontari a supporto di quelli già esistenti.
A Matera, in Ospedale, opera un gruppo di volontari coordinato dal cappuccino fra Gabriele, attivo soprattutto la domenica. Celebrazione della S. Messa alle ore 10 nella cappella S. Giuseppe Moscati e poi in giro per i reparti per distribuire la comunione, con l’aiuto di cinque entusiasti ministri. Si seguito la loro testimonianza.
“Alla malattia non si è mai pronti!”, sottolinea fra Gabriele riprendendo il messaggio del papa. E la loro attività ha alla base il dialogo, il supporto, l’ascolto, non solo dell’ammalato ma anche della famiglia: il “ministero della consolazione”.
Tutti conoscono l’U.N.I.T.A.L.S.I., che quest’anno compie 120 anni, una bella realtà presente in Diocesi da 36 anni. Oggi è la sua festa! Un’associazione nata a Lourdes per la sfida di un giovane, Giovanni Battista Tommasi, che si recò a Lourdes arrabbiato per la malattia con l’intento di suicidarsi davanti alla grotta se non fosse guarito. La misericordia dei volontari lo colpì e per dare l’opportunità a tutti gli ammalati di fare esperienza della misericordia di Dio si è adoperato lui in prima persona per l’organizzazione di pellegrinaggi: nasceva l’Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali. È quanto ci racconta Paola Festa, attuale presidente dell’ U.N.I.T.A.L.S.I.
Ancora oggi il treno è il mezzo principe con cui gli ammalati giungono a Lourdes: sul treno si prega, si canta, si celebra la messa, si fa adorazione eucaristica… il tempo vola! Chi è capitato in una stazione in cui giungeva il “Treno Bianco” può testimoniare la gioia dei gruppi dell’ U.N.I.T.A.L.S.I. in partenza per Lourdes. Gioia di chi dona i propri giorni di ferie a chi è più fragile. Sono in questo momento a Lourdes con l’U.N.I.T.A.L.S.I. 650 pellegrini di cui 40 della nostra Diocesi.
Lourdes è una realtà di Chiesa vicina ai giovani: ogni estate partono giovani magari curiosi di vivere in modo alternativo i propri giorni di vacanza a servizio degli ammalati che tornano con il desiderio di impegnarsi per sempre per gli ammalati. E in alcune occasioni particolari i giovani sovrabbondano: come nel 2011, quando fecero tappa a Lourdes molti dei gruppi di ritorno dalla Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid, e nella prossima estate in cui approfitteranno per far tappa nel viaggio diversi pullman di ritorno dalla Giornata della Gioventù che si terrà a Lisbona.
Un’altra realtà presente in Diocesi sono gli “Amici della Grotta di Lourdes”: oltre 100 soci, come una grande famiglia, che spende tempo ed energie per gli ammalati. Ascoltiamo la testimonianza del presidente Eligio M. Di Taranto e di alcuni soci.
Matera quindi avrà una piccola Lourdes in miniatura: come Piccianello per chi, in tempi lontani, non poteva arrivare a Picciano.
Che la giornata dell’ammalato stimoli tutti a vivere la vicinanza a chi è nel dolore e nella malattia: “visitare gli ammalati” e “consolare gli afflitti” fanno parte delle opere di misericordia corporale e spirituale, azioni che ci consentono di acquisire “grazia”.
Questa sera Lourdes vive a Matera nel rione S. Giacomo.
In contemporanea ore 17:30, in Ospedale, un momento di preghiera per i malati a cura del coro della Parrocchia S. Famiglia “Fratelli nella fede”.
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