CONFRONTARSI CON LA MOBILE GENERATION

Non è più questo il tempo in cui famiglia, scuola, parrocchia, avevano quasi il monopolio dell’educazione,  questi istituti, queste agenzie educative sono oramai in gran parte scavalcate dal grande fiume mediatico che sta – inesorabilmente – travolgendo tutti noi.

Non è un caso che si parli sempre più di “mobile generetion” e che sempre più si stia prendendo piede il concetto di educazione non formale, cioè quel  versante pedagogico che viene messo a fuoco su internet e che sta trasformando  il senso stesso dell’educabilità oggi.  

Il tempo della MEDIA EDUCATION, della NETWORK GENERATION, sfida gli educatori e li costringe ad assumere “la fatica del nuovo”, grazie al quale non solo non chiediamo ai nostri educandi di comportarsi secondo costumi che sostanzialmente appartengono solo a noi, ma possiamo comunicare i valori “alti e profondi” con stupito entusiasmo.

Se non parliamo la stessa lingua sarà difficile che ci si capisca, e non parlare la stessa lingua dei ragazzi significa essere, da loro, inevitabilmente messi a lato, a margine della loro esistenza: Tu non può capire !

Gli adolescenti conoscono meglio degli adulti il tipo di società in cui vivono e crescono e sanno che di questa società anche loro iniziano ad essere gli artefici. In questa situazione, gli adolescenti hanno bisogno, come sempre, di adulti, ma non di adulti spaventati, bensì di adulti curiosi; mediatori, in crescita; padroni – non solo ospiti – di un mondo che circonda loro esattamente come gli adolescenti, interessati a quella cosa assolutamente seria che è il poter crescere nell’era di internet! Non ha torto chi sottolinea come l’attuale crisi educativa riguardi primariamente la generazione adulta, cui spetta mostrare con la vita ciò che realmente vale e trasmettere ovvero un’eredità viva, da scoprire e rinnovare con responsabilità. 

La distanza mediatico-tecnologica  che oggi si sta instaurando è notevole, gli educatori sono figli della tv del cellulare, gli educandi figli del computer, di internet, di nuove tecnologie.

Questo talvolta non mette gli educatori in una vera e propria condizione di dialogo, internet – facebook – linkedin – my space,  sono realtà che  possono aprire la forbice della distanza tra docenti e discenti e quanto più le posizioni sono distanti tanto più un dialogo educativo si rende impossibile, ecco perché si declina spesso sulla “più semplice” formazione dei saperi sulla “sola” istruzione educativa.

Giuseppe Savagnone Scrive: il dovere di un educatore è esercitare un doppio discernimento: in primo luogo nei confronti del nuovo che irrompe con la potenza delle mode, delle opinioni dominanti, dei nuovi assetti socio culturali ed in  secondo luogo le nostre condizioni di partenza e cioè quali sono i nostri valori irrinunciabili.

Proporre una dimensione di profondità anche nella quotidianità della vita, non è semplice, come nel tempo attuale non è semplice affidarsi al futuro perché si è frustrati dal presente.

In questo presente afflitto dalla dittatura relativista e nichilista che hanno diffuso un senso di insicurezza, una profonda crisi di identità, l’incapacità di fare scelte coerenti o di aderire senza riserve ad un ideale come comunità cristiana in sintonia con tutta la Chiesa siamo chiamati a riflettere e a dibattere sulla necessità di una educazione autentica.

Il lavoro dell’educazione, il percorso educativo  facendosi carico della formazione della persona, non può evitare di confrontarsi con quelle  grandi domande di senso e significato, ponendosi con rispetto e umiltà ma anche senza false neutralità, impossibili riserve, limitazioni di circostanza. 

Ci è chiesto, in questo clima di emergenza, non solo di essere educatori cristiani, ma anche educatori cristiani audaci, che percepiscono il livello della sfida, la raccolgono e, senza timore, l’affrontano.

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Lindo Monaco

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