Per una Cultura…dell’incontro !

E’ evidente – in questo nostro tempo – un deficit di fede, di moralità, una eclissi della dimensione comunitaria come dei sentimenti di fraternità. Sembra avanzare inesorabilmente la cultura dell’esclusione, dello scarto, dell’individualismo.

Questa nostra storia sembra volersi svuotare di relazioni, di legami, di responsabilità reciproche, divenendo così friabile e inconsistente. 

Tutti noi, a motivo del frenetico quotidiano in cui talvolta restiamo irretiti, rischiamo di rimanere travolti da questo comportamento individualista che sembra imperante. E’ importante sottolineare che non esiste solo un individualismo personale, esiste – purtroppo – anche un individualismo comunitario. 

Ma in questa logica, che vorrebbe la fraternità come un fatto ideale non come una concreta esperienza, emerge la testimonianza cristiana di una fede vissuta in pienezza ed in autenticità.

La prima esperienza della persona è l’esperienza del “tu” e quindi del “noi”.

E’ il principio antropologico di base : So chi sono definendo e riconoscendo l’altro da me !

Il mio professore di antropologia culturale spiegava più semplicemente: So di essere Italiano perchè ai confini dell’Italia riconosco l’Austria, la Francia. So di essere lucano perchè ai confini della mia Regione riconosco comportamenti e stili che sono propri della Puglia, della Calabria o della Campania.

La relazione e l’identità parte dal tu,poi dal noi…mai dall’io !

Il senso più alto della cultura è l’introduzione nella realtà del noi, dell’incontro, del pluralismo, dell’ampio spettro di vedute.  La prima definizione del termine cultura, al netto della definizione etimologica ( verbo colere, sostantivo cultus) ha a che fare con quelle abitudini e quelle capacità acquisite dall’uomo quale membro di un contesto comunitario (società). – Taylor, 1871 – 

L’uomo oltre che essere un produttore di cultura è un prodotto della sua cultura.

E’ vero, siamo nel tempo della globalizzazione, tempo che ridefinisce i limiti spazio-temporali ridisegnando gli scenari della vita quotidiana e privata degli individui ma è pur vero che, la persona esiste soltanto nella misura in cui esiste per gli altri, al punto che essere-esistere, cristianamente, sono sinonimi di amare. 

Sembra che il bisogno di sentirsi “vivi”, “al mondo”, non avvenga più attraverso la normalità delle buone relazioni quotidiane – in famiglia, nell’amicizia, nel lavoro…– ma nel brivido del disprezzo della vita: propria e altrui.

Il mondo ha bisogno di questa testimonianza cristiana secondo cui il verbo esistere-essere ed amare sono sinonimi. E’ la ragione per cui nel nostro progetto “i cammini”, abbiamo messo al centro il tema della Cultura e della Carità: sottolineando che non può esservi cultura senza carità, nè carità senza cultura. Questa è la cultura dell’incontro.

Può esserci mai una carità, una attenzione all’altro, che non produca relazioni, che non ci immerga nel reale, che non ci consenta di intravedere l’altro come un dono?

Al contrario, può esistere una carità che nell’esercizio del suo essere non produca cultura?

Perché ciò avvenga, sono necessari gli sforzi concentrati e costanti degli operatori culturali ed educativi ad ogni livello.  La cultura dell’incontro e dei legami può essere il tessuto della vita e rende solida e affidabile la società intera. Il punto fondamentale, per i cristiani che si interessano della cultura, non è favorire un sistema di erudizione o intravedere la cultura come esperienza di alcuni dotti o saggi. Il punto fondamentale è, e rimarrà sempre, l’esperienza del Vangelo, della bellezza nella nostra vita cristiana, della bellezza di Gesù stesso: lui, vera e grande bellezza ! 

Se questa realtà sembra volerci assorbire nella logica individualista, a motivo della nostra fede, noi siamo chiamati a testimoniare che la bellleza della vita di una persona sta proprio nell’incontro con l’altra persona

Del resto, tutto nella nostra vita nasce grazie ad un incontro: l’incontro personale che abbiamo fatto col Signore.  Dalla radice di questo incontro è generato il nostro desiderio ed il nostro bisogno di incontrare. 

Incontriamo (andiamo incontro) perché incontrati (Dio stesso è venuto incontro a noi). 

Vi è, come ovvio, un aspetto realistico e una spinta positiva in questo atteggiamento: occorre fare la propria parte per ridonare agli altri ciò che abbiamo ricevuto, in termini di vita, salute, cultura, di tradizioni, di relazioni, di patrimonio umano, di fede. 

Ma, se il principio del meritarsi il posto tra gli altri è vissuto con spirito egoistico oppure con la rigidità di chi riconosce solo i propri criteri di giudizio, inizia l’emarginazione di alcuni. 

Quando riteniamo che il posto nella società ci sia dovuto e non ci pensiamo come esseri relazionali inizia l’emarginazione, lo scarto, l’individualismo.

Per questo la cultura dell’incontro confligge con la cultura della rivendicazione di spazi sociali o culturali. I cristiani non rivendicano spazi sociali o culturali, al più fanno spazio – nella società – a quel Dio di cui hanno fatto esperienza concreta. La fraternità, fondata sull’esperienza personale, va comunque sempre approfondita e purificata, non va mai ritenuta scontata.

La cultura è un processo che coincide con lo sviluppo dell’uomo, della sua vita, dei suoi spazi e finanche dei suoi desideri.

Chiunque vive l’incontro con l’altro, in famiglia, sul lavoro, in casuali incontri, si accorge che tra persone si instaura un’alleanza immediata e quasi istintiva. Noi cristiani sappiamo che questa istintiva alleanza che si instaura tra gli uomini ha una radice divina: tutto ha origine da Dio, gli uomini sono coeredi di Cristo ! Risiede nel cuore di ogni uomo quell’anelito di fraternità che ci fa sentire tutti patrimonio dell’altro. 

Occorre però esercitarsi nella fraternità, non solo parlarne, non solo indignarci per le scelte che si fanno contro questa o quella persona, contro gruppi e appartenenze. 

Papa Francesco,  ha osservato, che le persone spesso si “incrociano fra loro, ma non si incontrano, si vedono ma non si guardano”.

Che il Signore ci conceda di fermarci, di guardare e non solo di vedere, di incontrare e non solo di incrociare.

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Lindo Monaco

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