1) Don Antonio, cos’è un Congresso eucaristico e come sarà quello di Matera? Che aspettative ci sono per la diocesi, le chiese di Basilicata e per l’Italia?
Il Congresso Eucaristico secondo quello che dice il Rituale Romano è una “statio orbis”, un tempo, un momento in cui una Chiesa si ferma, riflette e prega sull’Eucarestia, all’inizio di un percorso particolare, di un’esperienza nuova di Chiesa, di fede oppure per approfondire il mistero dell’Eucarestia, mistero grande che sempre ha bisogno di meditazione e di una certa pastorale che aiuti le persone a capirne sempre di più la centralità. Quello di Matera è inserito in un percorso, quello sinodale della Chiesa Italiana. E’ il momento contemplativo. Un momento di raduno, di preghiera. Un congresso un po’ limitato rispetto ai congressi delle grandi città. Un po’, perché la città non ha gli spazi necessari. Un po’, perché si vuole dare un aspetto più riflessivo, accorato. Già Genova è stato un congresso già dimesso, rispetto agli altri. Il Papa viene a concludere il Congresso. E’ un evento nell’evento. Viene a concludere questo evento come coronamento. Celebreremo, infatti, solo una sola Messa tutti insieme, gli altri giorni per gruppi. Vogliamo che si arrivi all’Eucarestia come coronamento e la Messa finale, appunto, sarà celebrata dal Papa, tutti insieme.
2) ”Torniamo al gusto del pane” è il tema scelto per l’evento. “Tornare” e “gustare”: è tutto in questi due verbi. Dicci qualcosa sul perché è stato scelto questo tema, inserito nel cammino sinodale della Chiesa Italiana e Universale.
E’ un tema venuto fuori dalla pandemia e dalla vissuta astinenza dell’Eucarestia. E’ un invito a tornare, innanzitutto. Sono verbi dinamici: “tornare” e “gustare”. “Tornare” indica proprio il camminare. “Gustare” il pane, per la grande rilevanza che il pane ha come prodotto significativo della città. Era un cibo essenziale per una città che si è riscoperta capitale della Cultura. Il gusto del pane indica l’assaporare in maniera consapevole quello che noi mangiamo. “Tornare a gustare” per capire il sapore che esso ha e, chiaramente, con questa consapevolezza, si vuole sempre di più avere a che fare con questo pane.
3) Non c’è Chiesa senza testimonianza, senza segni concreti di carità. Quali sono le iniziative concrete di solidarietà e di fraternità che nascono dal Congresso?
Esistono delle opere-segno del Congresso. Sono 4: la mensa dei poveri a Matera, il progetto sull’autismo al Casale di Pisticci, la cooperativa per il vino della Messa a Scanzano Jonico, il polo culturale di fianco alla Cattedrale. Senza segni il Congresso resterebbe un evento tra tanti senza senso. Invece, il Congresso ha portato un’attenzione particolare per la Basilicata e per Matera. Da martedì 20, tra l’altro, inizia il Consiglio Episcopale Permanente della Cei a Matera, per la prima volta in Basilicata.
4) Non possiamo concludere senza un riferimento a Maria, donna eucaristica. Che rapporto c’è tra l’Eucarestia e la Madonna, venerata a Matera col titolo de La Bruna? Quali prospettive pastorali possono aprirsi per il cammino della Chiesa materana e lucana, proprio a partire dal Congresso Eucaristico?
La nostra è una Chiesa piccola, che non può fare a meno delle altre Chiese di Basilicata. Quindi, parlerei di Chiese della Basilicata più che di Diocesi di Matera – Irsina. Chiese che viaggiano insieme, nella diversità, che è una ricchezza, e non chiuse nei propri campanili. La nostra è una Chiesa che ha celebrato già un Sinodo e come prospettiva pastorale c’è quello dell’applicazione dello stesso, per inserirsi nel cammino nazionale.
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