Stefano Casamassima, della comunità parrocchiale di “S. Giovanni Battista”, 33 anni, diploma alberghiero ed esperienze di lavoro nel campo della ristorazione.
Antonello Petrocelli, della Parrocchia “S. Paolo Apostolo”, classe 1992, un’esperienza nel cammino neocatecumenale ai tempi delle superiori, laurea in lettere moderne all’Università “Alma mater studiorum” di Bologna, dove alloggiava presso il collegio “Torleone” dell’Opus Dei, alla cui spiritualità ha potuto così avvicinarsi.
Sono loro i due ragazzi che, intrapreso nel 2015 il cammino in Seminario Regionale a Potenza, vengono ordinati diaconi rispettivamente lunedì 29 agosto ore 19 in Cattedrale e sabato 3 settembre ore 19 a “S. Paolo”.
Venerdì 26 agosto, appena concluso il suono delle campane di mezzogiorno, ha avuto luogo nel Salone degli Stemmi della Cattedrale la “Declaratio”, sostanzialmente una promessa di fedeltà al celibato, al Vescovo e agli insegnamenti della chiesa della Chiesa: “Così prometto, così faccio voto, così giuro” le parole dei candidati, suggellate dal gesto della mano sulle sacre scritture e dall’ufficialità delle firme dei candidati, di due testimoni per ciascuno di essi, dell’Arcivescovo.
Una cerimonia simile a quella che vede i nubendi al Comune che si promettono scambievolmente la volontà di sposarsi qualche giorno prima del Matrimonio.
Le firme, oltre che il giuramento con la mano sopra la Parola di Dio,
di due testimoni per ognuno dei candidati danno il carattere di più assoluta ufficialità al giuramento.
Di seguito alcuni dei momenti della cerimonia.
Dopo la “Declaratio”, abbiamo dato la parola ai candidati al diaconato. Essi hanno risposto alle nostre domande, noi ci impegniamo a rispondere alla loro richiesta di preghiera.
A sinistra per chi guarda la foto, la testimone della “declaratio” Rosalba Marchese
(altro testimone è il fratello, Daniele, a destra)
Chi è il diacono?
Questa la prima attestazione del diaconato nella storia della Chiesa.
Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: “Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense. Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest’incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola”.
Piacque questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timòne, Parmenàs e Nicola, un proselito di Antiochia.
Li presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani.
Dagli Atti degli Apostoli 6,2-6
La parola “diacono” vuol dire “servo” e “diaconia”, funzione del diacono, significa “servizio”.
Il diacono è a diretto servizio del Vescovo.
Il diacono è abilitato a servire il popolo di Dio nel ministero dell’altare, della parola e della carità. In qualità di ministro dell’altare è ministro ordinario della Comunione; come ministro della Parola a lui spettano proclamare il Vangelo e tenere l’omelia.
Ha la facoltà di presiedere la celebrazione di alcuni sacramenti, Battesimo e Matrimonio, nonché delle esequie fuori dalla messa.
Segno distintivo del diacono è la stola “diaconale”, indossata in diagonale, come per l’autista la cintura di sicurezza, dalla spalla sinistra al fianco destro, e la dalmatica, utilizzata soprattutto in celebrazioni solenni e che si distingue dalla casula e dalla pianeta per la presenza di maniche.
Il diaconato è il primo dei tre gradi del sacramento dell’Ordine, e viene conferito ad un uomo per imposizione delle mani da parte di un vescovo. Ci sono diaconi permanenti, spesso uomini sposati che assumono questo servizio (possono essere ordinati diaconi anche uomini non sposati, ma da questo momento non possono più sposarsi), e diaconi transeunti, quando il diaconato è transitorio in vista del presbiterato.
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