Da decenni ormai si parla in ambito ecclesiale del dialogo tra arte e fede e della necessità di elaborare e di sperimentare nuovi linguaggi e nuovi simboli. Tuttavia, tranne pochi casi isolati, poco si è fatto di concreto e di veramente innovativo. O almeno sussistono ancora dubbi, incertezze, posizioni talora contrastanti e contraddittorie. E riflussi, ritorni ai linguaggi del passato, avversioni nei riguardi del presente. Nonostante i significativi discorsi dei recenti pontefici, da Paolo VI a papa Francesco, la carenza di un autentico dialogo tra gli artisti e la Chiesa è tuttora viva. Viviamo in una sorta di impasse «creativa», per cui il gesto invocato a creare immagini cultuali appare impacciato, disorientato. Allo stesso modo, è ravvisabile un forte disagio da parte di chi dovrebbe dare indicazioni sulle strade da intraprendere. Sarebbero questi i frutti di una Chiesa in uscita? Sarebbe questa la Chiesa che dialoga con il mondo laico, che cerca di ripensare i contenuti della fede, per evangelizzare la cultura del nostro tempo?
Se l’arte è profetica, la maggior parte delle immagini «sacre» contemporanee che popolano le nostre chiese sembrano giocattoli rotti e senza valore da gettare in soffitta, in attesa di un furgone che porti tutto alla discarica. Si tratta solo di cattivo gusto o piuttosto occorre ammettere la sfiducia della Chiesa di oggi che il Vangelo possa fecondare e animare la cultura del nostro tempo? Anche le immagini liturgiche prediligano oggi forme semplificate, non di rado fumettistiche, dai contenuti immediatamente decifrabili, che fanno ricorso a una facile e superficiale emotività. Troppo spesso si dimentica che la riflessione sull’arte sacra contemporanea non è semplicemente un fatto di gusto estetico o un problema stilistico, ma è rivolta a comprendere le modalità con le quali la comunità credente vive l’esperienza di Dio e celebra i propri riti. L’immagine rivela un’esperienza di fede. È luogo teologico, che promuove ed esprime un’esperienza di vita. Non si riduce mai a una semplice catechesi, tantomeno esprime solo un contenuto narrativo da decodificare. L’educazione allo sguardo non s’improvvisa. Ecco l’importanza di momenti seri e coraggiosi di approfondimento, volti ad indagare con mente e fede libere il rapporto profondo tra l’uomo e l’assoluto.
Il convegno del 6-7 maggio 2022, sul tema «Quale arte sacra oggi?» è promosso dalla Scuola di Alta Formazione di Arte e Teologia della Pontificia Facoltà teologica dell’Italia meridionale Sezione San Luigi di Napoli, in collaborazione con la Fondazione Culturale San Fedele di Milano, proprio con l’intento di elaborare alcune riflessioni sul tema dell’arte sacra oggi in Italia e in Europa. Partendo da un assunto preciso: l’arte, se veramente tale, ha un’intrinseca vocazione al sacro, in quanto va al cuore dei problemi dell’uomo, delle sue aspettative, dei suoi desideri più profondi di mettersi in relazione con il trascendente, con il Dio della vita.
Tuttavia, non tutta l’arte sacra è liturgica, a servizio della celebrazione e della preghiera di una comunità credente. In che modo è quindi oggi possibile approfondire il dibattito sull’arte sacra, che non è semplicemente pertinente alla dimensione ecclesiale, ma riguarda le modalità con le quali la società stessa interpreta ed elabora uno dei temi centrali della contemporaneità, ossia l’immagine?
La risposta è di sicuro l’approccio interdisciplinare al tema. Ecco perché al convegno sono previsti interventi di liturgisti, artisti, critici d’arte, filosofi, esperti del settore che contribuiranno inoltre a promuovere lo studio della relazione tra arte sacra e teologia. Il tema sarà sviluppato analizzando gli ambiti pure diversi ma convergenti coinvolti nelle espressioni dell’arte sacra, dalla liturgia a cui l’arte si lega intimamente in uno spazio cultuale, all’antropologia filosofica che prenderà in esame le categorie simboliche coinvolte nella definizione e interpretazione delle immagini in un contesto religioso, alla storia che tenterà una ricognizione dell’impegno degli artisti nel mondo ecclesiale d’Italia e d’Europa. Importanti poi saranno sia le testimonianze dirette degli artisti che operano con una sensibilità intimamente religiosa e di coloro che, responsabili di strutture museali o di ricerca, hanno collaborato alla progettazione o adeguamento di un luogo di culto interessato dall’intervento degli artisti. Questi alcuni degli aspetti del convegno che si muove su di un ampio terreno di coinvolgimenti disciplinari e che prevede anche momenti di riflessione collettiva sviluppati in gruppi di lavoro e visite guidate. Ciò in relazione ad un dialogo serrato tra arte e teologia.
Primo frutto del dialogo sul rapporto arte e teologia sarà l’avvio di una collana di pubblicazioni volte ad approfondire tali tematiche attraverso l’analisi specifica di opere d’arte antica e contemporanea. Sembra questa una strada che, a livello ecclesiale, è solo agli inizi in vista di un approccio corretto anche alla relazione arte/catechesi.
Il convegno si pone, dunque, come un vero e proprio laboratorio di ricerca che la Scuola di Alta formazione di Napoli intende proseguire negli anni insieme al corpo docente e agli studenti, allargando la propria rete di collaborazioni, a cominciare dalla Fondazione Culturale San Fedele di Milano. Una rete ampia che possa contribuire a far, finalmente, rifiorire il dialogo tra arte e Chiesa.
Per partecipare al convegno, in presenza oppure online, occorre prenotarsi compilando il modulo disponibile su www.scuolaarteteologia.it/iscrizioni-on-line-al-convegno-quale-arte-sacra-oggi-6-7-maggio-2022/
Tutte le informazioni su quote di iscrizione, attestati di partecipazione e crediti formativi sono disponibili su www.scuolaarteteologia.it
Per maggiori dettagli è possibile scrivere a segreteria.arteteologia@pftim.it o chiamare al numero 0812460333
Biografia degli autori dell’articolo
Giorgio Agnisola
Giorgio Agnisola è critico d’arte e professore emerito di Arte sacra e Beni culturali presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale (Istituto Teologico Salernitano). È valde peritus della Facoltà per le Scienze Estetico-teologiche. Dirige il periodico AT, Arts and theologies. Ha operato dal 1983 al 1995 nei Paesi francofoni d’Europa, nell’ambito degli accordi internazionali per gli scambi culturali, come consulente di arte moderna e contemporanea. Dal 2005 al 2008 è stato direttore della Pinacoteca Comunale di Gaeta. Ha curato sul piano scientifico mostre di rilievo internazionale. Tra di esse: Il Simbolismo in Belgio, Palazzo Reale di Caserta (1985), Emilio Greco, la dimensione psicologica e spirituale,Museo Emilio Greco (Sabaudia) (2010); Alberto Magnelli, opere 1915-1970 (2012);Alberto Burri, Unico e multiplo (2014), entrambe presso la Pinacoteca Comunale di Gaeta; Afro, La memoria ritrovata (2016), Pietro Consagra, La memoria trasparente (2017), Aligi Sassu, 1915-1930 (2019), presso lo Spazio Comel di Latina; Rosso Guttuso, opere 1934-1984, presso la fondazione La Malfa di Catania. Ha scritto molti libri. Tra gli ultimi: Lo sguardo e l’oltre (2018), Arte e dialogo nel Mediterraneo (a cura di) (2019), La materia trasparente (2021). È membro dell’Associazione Internazionale Critici d’Arte. Collabora dal 1990 alle pagine culturali del quotidiano Avvenire, e in particolare alla pagina Arte.
Andrea Dall’Asta
Il gesuita Andrea Dall’Asta (n. 1960 a Fontevivo, Parma), dopo aver studiato architettura a Firenze, entra nella Compagnia di Gesù nel 1988. Si laurea in filosofia a Padova, in teologia a Parigi e, sempre a Parigi, consegue il dottorato in filosofia estetica, dopo un anno di preparazione alla Columbia University di New York. È direttore della Galleria San Fedele di Milano dal 2002 e della Raccolta Lercaro di Bologna dal 2008 al 2020. Ha fondato a Milano nel 2014 il Museo San Fedele. Itinerari di arte e fede.
La sua attenzione è rivolta sia al rapporto tra arte, liturgia e architettura, sia all’analisi dell’immagine come strumento di formazione del mondo artistico giovanile, di dialogo tra arte e fede e di promozione della giustizia. Scrive su Civiltà Cattolica e su alcuni quotidiani come Avvenire. Ha partecipato a importanti progetti come l’adeguamento liturgico della cattedrale di Reggio Emilia, la realizzazione dell’Evangeliario Ambrosiano e la basilica di Gallarate. Ha fatto parte del comitato scientifico del Padiglione del Vaticano per la Biennale di Venezia (2013) ed è stato co-curatore della sezione Disegnare il sacro, alla Biennale di Architettura di Venezia (2014). Insegna alla Pontificia Facoltà teologica di Napoli (sez. San Luigi).
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