Il pensiero e l’impegno politico di Angelo Raffaele Ziccardi

Al senatore materano è stata intitolata una sala nella sede dell'associazione delle Autonomie Locali.

In occasione della “rifondazione” di quella che è stata la Lega delle Autonomie locali, che adesso si chiamerà ALI, associazione delle Autonomie Locali Italiane, e dell’inaugurazione della sede materana della stessa associazione, si è voluto richiamare la figura del senatore Angelo Raffaele Ziccardi, padre costituente della Regione Basilicata, parlamentare del Partito Comunista e a lungo esponente della Lega delle Autonomie.

Al senatore è stata intitolata una sala della sede dell’ALI; si è inoltre tenuto un convegno pubblico presso la sala consiliare della Provincia di Matera nel corso del quale, insieme ad altri, è intervenuto il prof. Amerigo Restucci per ricordare il particolare protagonismo politico di Ziccardi rispetto al quale, evidentemente, ancora oggi e a tre anni dalla scomparsa si avverte la necessità di esprimere apprezzamento.

Un debito di gratitudine nei confronti di Ziccardi lo ha anche questo giornale perché a lui più volte ci siamo rivolti dal momento che rappresentava la memoria storica di tanti passaggi epocali attraversati dal nostro territorio regionale.

Il pensiero e l’impegno politico di Angelo Ziccardi possono essere facilmente tracciati, per la linearità del suo percorso umano. Ma prima è doverosa una premessa per dire quanto poco ideologico fosse il suo “comunismo”. Non è questo un modo di dire; non sono le solite cose che si dicono “post mortem” per ammorbidire giudizi. È piuttosto qualcosa che fa riferimento a un fatto ben preciso.

Ziccardi era legato al gruppo dei comunisti napoletani, in cui si sarebbe formata una parte importante della leadership del PCI tra cui il presidente Giorgio Napolitano, e che si riuniva attorno a Giorgio Amendola. Il giovane Ziccardi era stato ammesso alla scuola del partito alle Frattocchie, cui erano indirizzati i militanti più promettenti.

In quella occasione, Ziccardi espresse ad Amendola il proposito di dedicare i suoi studi all’approfondimento della dottrina marxista. Al che, sorprendentemente, Amendola si premurò di dissuaderlo dicendogli che avrebbe potuto benissimo fare a meno di questo tipo di indottrinamento, privilegiando invece i temi del meridionalismo e rivolgendo la sua attenzione anche a maestri con orientamento politico diverso, come per esempio Benedetto Croce. E in effetti, sebbene Ziccardi si presentasse con una precisa identità politica, non c’è mai stato spazio in lui per pregiudizi di natura ideologica.

Il senatore ha speso la sua esistenza in favore dei contadini e della loro emancipazione, dei giovani perché non andasse delusa la loro speranza nel futuro, del rilancio delle aree interne e rurali del paese, territori con un’estensione considerevole su tutta la penisola, puntando sul rafforzamento delle autonomie locali. Si è trattato di un impegno sicuramente fecondo. Basti considerare gli effetti della Riforma agraria che ne scaturì e degli interventi legislativi per favorire l’occupazione giovanile, leggi di cui fu spesso primo firmatario.

Ma l’evento della rifondazione della Lega delle Autonomie spinge in particolare a fare qualche considerazione sul tema delle comunità locali. Perché è questo un tema su cui, in Italia, cattolici e comunisti si sono ritrovati uniti, nonostante tutto quello che poteva portarli a dividersi.

L’ideale autonomista, per esempio, era stato anche il fulcro del pensiero di don Luigi Sturzo e l’autonomismo cattolico fu visto con estremo interesse anche dai partiti laici, tanto che Sturzo fu chiamato nel 1915 al vertice dell’Associazione Nazionale dei Comuni italiani dagli stessi partiti “anticlericali” – come si diceva allora. Questo perché l’ideale dell’autonomia comunale era oggettivamente il modo più efficace per avvicinare la politica alle istanze popolari. Ed è ancora oggi il modo più diretto per mettere al centro dell’azione politica ciò che chiamiamo “bene comune”.

L’ambito delle autonomie locali è stato, inoltre, il luogo dove i soggetti politici del dopoguerra hanno trovato il modo di dialogare, nonostante persistesse tra questi una fortissima contrapposizione nel dibattito politico. E non si trattava soltanto di dialogare ma di trovare soluzioni concrete e pienamente condivise.

La “rifondazione” della Lega delle Autonomie locali potrebbe contribuire non poco a rimettere la politica italiana su questo percorso; potrebbe rimettere in moto la vera politica di cui tanto c’è bisogno, un processo che Ziccardi avrebbe sicuramente apprezzato. Perché quello che lo ha particolarmente amareggiato nella fase finale della sua esperienza politica è stato il fenomeno del “leaderismo” – come lo chiamava lui. Nel quale vedeva una pericolosa deriva per la democrazia, viziata da un protagonismo dei leader piuttosto che dei legittimi soggetti popolari di cui erano stati espressione i grandi partiti politici.

Per Ziccardi, il politico che non concepisce se stesso come parte di un popolo difficilmente potrebbe mantenere la sua azione nell’ambito dell’etica politica, un’etica che consiste nel porsi di fronte al comune destino degli uomini e nel salvaguardare il generale benessere e la pace.

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Paolo Tritto

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