Il Papa indica per la quarta domenica di luglio la “giornata mondiale” (la festa) dei nonni e degli anziani, e che questa festa ci volesse è fuori di ogni dubbio: i nonni, che sono anziani con nipoti, e gli anziani, che sono nonni senza nipoti, sono personaggi importanti nelle nostre famiglie, o per meglio dire sono i personaggi “portanti” delle nostre famiglie, hanno e danno una cosa che gli altri famigliari non hanno. E cos’è questa cosa? La memoria.
Tra le cose essenziali custodite e consegnate dalla memoria dei nonni e degli anziani, papa Francesco cita la guerra. I nonni sanno cos’è, l’hanno vissuta. È per questo che i padri e i figli sono stati risparmiati e protetti dalla guerra. I nonni hanno preservato le due generazioni successive dall’orrore della colpa delle colpe: popoli che aggrediscono e uccidono popoli. I nonni sono (noi nonni siamo) la condanna vivente dell’aggressione, dell’invasione, dell’uccisione, se quelli che sono più giovani di noi se ne sono astenuti è perché hanno visto in noi la vergogna di aver fatto quella storia. Non la giustifichiamo. Non ci giustifichiamo. Sappiamo e riconosciamo di essere stati colpevoli. I nostri nipoti lo capiscono. E ci vogliono bene perché da noi sentono la condanna verso il nostro tempo, quando avevamo la loro età. La condanna che esprimiamo ci rende credibili. La vergogna per la nostra giovinezza ci dà il diritto di parlare ai nuovi giovani.
Festeggiare i nonni, oggi, è anche un modo per rallegrarci con loro per l’uscita dalla pandemia, che è stata pesante per tutti ma specialmente per i più anziani. In alcuni Stati e alcune situazioni sociali i vecchi sono stati meno protetti, poiché curare i contagiati dalla pandemia significava spendere e per i vecchi si tendeva a spendere meno. La festa dei nonni è anche un risarcimento, un atto dovuto. Ma il debito della società verso i nonni e gli anziani non è provvisorio o di recente data: i nonni sono strutturalmente utili, e direi indispensabili, alle famiglie. Lasciamo stare il piccolo apporto delle loro piccole pensioni, che tuttavia rinsangua il bilancio famigliare.
È l’apporto educativo e affettivo il più importante. È su questo apporto che si forma la struttura scolastica, culturale, sentimentale, comportamentale dei giovani nelle case: i giovani imparano dai nonni, e se imparano anche dalla scuola (com’è necessario) imparano di più se hanno i nonni. Le famiglie dove ci sono nonni e anziani non patiscono un handicap da questa presenza, ma godono di un vantaggio. Non sfortunate perciò, ma fortunate le famiglie dove i figli crescono tra nonni e nonne.
La nascita della giornata mondiale dei nonni e degli anziani viene dopo la nascita della festa della mamma e la festa del papà: era inevitabile che fosse così, ma chi conosce le famiglie multigenerazionali sa che la presenza dei nonni è importante e influente non meno delle generazioni più giovani. La pandemia dalla quale faticosamente usciamo ha costretto molti anziani alla solitudine: se c’è un’età che ha più bisogno di incontri colloqui e abbracci, questa è l’ultima età, che chiamiamo quarta o quinta, ma proprio questa ultima età è stata la più isolata, perfino (è doloroso anche scriverlo) nel momento dell’addio.
Oggi festeggiamo gli anziani. È giusto e ne hanno bisogno. Mi correggo: oggi festeggiate noi anziani. È giusto e ne abbiamo bisogno.
Di Ferdinando Camon dal sito di Avvenire di sabato 24 luglio 2021
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